È arrivato il momento che la politica si metta a studiare

È arrivato il momento che la politica si metta a studiare.
Non è possibile accettare ancora che il sistema che governa le nostre vite non sia sottoposto alle stesse regole che disciplinano la vita di tutti i cittadini.
Ma attenzione, non parlo di titoli di studio, che francamente sono marginali nella preparazione alla vita, anche politica, ma di corsi e master per garantire l’accesso ai ruoli politici solo a persone che siamo almeno un minimo informate.
Perché di analfabeti istituzionali non se ne può più.

L’azione di chi ci amministra incide su tutto ciò che decidiamo di fare appena alzati dal letto. Anche la scelta apparentemente banale di prendere o non prendere un mezzo pubblico è indotta da chi governa. Persino l’orario dei pasti per gli animali del canile comunale  è stabilito dall’amministrazione, come deciso e votato nell’ultimo consiglio.

La scansione dei tempi con cui facciamo le cose è decisa da altri, il depauperamento dei nostri beni, chi può essere sacrificato e chi deve essere preservato. La politica decide se un deposito chimico o una qualsiasi servitù va posizionata in un territorio o in un altro, se un quartiere va protetto o immolato per il bene della comunità.  E via via le decisioni, in un vortice crescente, partono dai Municipi per arrivare ai Ministeri.

La vecchia scuola politica

Rimpiango un po’ i tempi in cui i partiti si basavano sulla scuola politica, quando gli aspiranti amministratori imparavano a fare cose e dire balle nella maniera più credibile possibile.

Oggi, passati di moda i partiti, quelli coinvolti in mani pulite tanto per intenderci, il livello di decenza è precipitato. Siamo costretti ad ascoltare assessori, sottosegretari e ministri, dire scemenze talmente eclatanti che sembra di vivere in un eterno show demenziale.
Eppure il modo di cambiare ci sarebbe.

Vuoi diventare consigliere comunale? Prima della candidatura ti devi sorbire un corso di 100 ore dove si imparano il funzionamento della macchina comunale e il regolamento dell’ente. E in caso di assessorati o deleghe specifiche si aumenta ancora il carico delle materie. Perché se è vero che molte attività si apprendono facendole, è altrettanto vero che ci sono questioni dove l’amministrazione deve intervenire da subito e bisogna almeno avere la contezza di ciò di cui si parla.

Quello che andrebbe immediatamente inaugurato, dunque, è il cursus honorum. La carriera politica come era strutturata ai tempi dell’antica Roma, che ci eviterebbe di trovare nella stanza dei bottoni persone inadeguate ma adeguatamente raccomandate.

Questo perchè le conseguenze dell’inettitudine della politica si riversano immediatamente nella nostra quotidianità.
In questi giorni di caldo afoso (è estate e quindi tutto normale), ad esempio, il sistema di condizionamento del monoblocco del San Martino sembra avere qualche problema.
E se è già difficile affrontare il caldo da sani, ci si può immaginare quanto sia faticoso farlo da malati rinchiusi in ospedale.
È così da dieci giorni ma le risposte di chi di competenza non arrivano.

Chi non ha visto i fumi delle navi in porto spandersi per la città? Non avendo i mezzi per analizzare a camino quei fumi, chi sarà così gentile da dirci se sono dannosi, cosa contengono, in quanto tempo ci ammazzeranno o se invece non sono dannosi e i nostri polmoni non corrono rischi? O ancora se il fumo è il prodotto della “depurazione” degli scrubber montati sulle navi?

Quante volte non avete più rivolto la parola a un amico perché vi ha raccontato una mezza frottola?  Allora perché le regole per i politici sono differenti?

Da Scajola “a sua insaputa” fino a Renzi

Scajola è stato condannato nel processo “Breakfast” a 2 anni di carcere con pena sospesa per aver favorito la latitanza di Matacena.
Renzi doveva lasciare la politica dopo la scoppola del referendum cosituzionale del 2016.
Eppure arrivano le regionali del 2020 e ritroviamo tutti e due a dare ordini alle truppe.

E Salvini?
Dopo le accuse per aver chiesto soldi a una potenza straniera non si è neppure palesato in Parlamento per risponderne.
Ora è alle prese con i fatti che coinvolgono il Presidente leghista di Regione Lombardia, Attilio Fontana, ma non sembra che la questione gli tolga il sonno.

Vogliamo parlare del ruolo di Di Maio che ha dimostrato di non avere la minima competenza per coprire il ruolo di Ministro degli Esteri?

E per venire all’attualità, anche le ultime performance delle ministre De Micheli e Azzolina nei rispettivi ruoli non sono certo confortanti, tra banchi con rotelle in scuole fatiscenti e “La narrazione” delle code in autostrada.

L’elenco delle mancanze, delle balle, della dimostrata ignoranza quando non della malafede, potrebbe essere lunghissimo.
Eppure sui social intere mandrie di gente che non sa se arriverà a sera perché magari si prende il Covid su un autobus strapieno, bisticcia per salvare la faccia all’uno o all’altro.
Sempre che il Covid ci sia ancora, e sia tanto pericoloso da essere letale, perché ad oggi, scienza e politica non hanno ancora trovato una risposta univoca.

La vita di chi tira la carretta

Ma tornando alla vita di tutti i giorni, quella delle persone normali che tirano la baracca appesantita da giocolieri e saltimbanchi, menestrelli e paggi, andare in banca ad esempio lo si può fare solo su appuntamento, sempre per evitare il Covid. O almeno così ci dicono.
Ma c’è da chiedersi: non è che per caso il sistema bancario italiano ha trovato il modo di mandare in pensione qualche decina di migliaia di persone e mantiene le altre in cassa integrazione, quindi pagate da noi, nella speranza di dirottare i clienti sull’on line esternalizzando i costi?
Qualche ministro, politico, portaborse, perdibraghe, ha una risposta che sia sensata sul perché, compresso su un mezzo di trasporto pubblico posso andare, e in banca o in altri uffici pubblici no?

In vista del voto per le regionali del 20 settembre c’è un tentativo di transumanza dal Consiglio comunale a quello regionale. La remunerazione è, d’altronde, ben più cospicua. E in Regione ci finiranno anche personaggi che impalpabili nella loro funzione attuale, lasceranno un segno positivo solo sul loro conto corrente.

Un consiglio: cerchiamo di far studiare almeno la prossima generazione di politici in modo che possano incartarci con stile le future fandonie. Una speranza almeno, mentre continueremo a tenerci stretta questa casta di mediocri personaggi ancora per un bel po’.
Del resto nessuno ancora ha stabilito quanto bisogna essere ladri, bugiardi, fanfaroni e incompetenti per dare le dimissioni da un ruolo pubblico.

Ma qui sento già il frastuono delle trombette, degli applausi, delle lingue di Menelik e dell’indignazione sui social che dà voce a tutti e quindi a nessuno.

fp

Fabio Palli

Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.