Genova – Parte oggi la demolizione delle Dighe di Begato.
E parliamo di 486 alloggi da abbattere e 374 nuclei familiari da ricollocare. Forse il problema più grosso di tutto il progetto di riqualificazione del quartiere.
Per permettere lo spostamento delle famiglie di Begato e un contestuale recupero del patrimonio di Arte, nel 2019 sono stai recuperati con fondi regionali 630 alloggi sfitti in diverse posizioni sul territorio della città. In particolare, gli inquilini sono stati rialloggiati e distribuiti nei quartieri del Comune con un occhio all’integrazione nel tessuto sociale della città: il 17% a Ponente, il 5% a Levante, il 18% in Centro e poi in Val Bisagno il 15% e in Val Polcevera il 45%.
Ci sono tuttavia pochi casi di malcontento che andrebbero risolti con rapidità.
Uno di questi casi è quello di Barbara e di sua mamma. Spostate al Cige, a Rivarolo alta, hanno avuto problemi con il nuovo alloggio scelto sulla carta. Appartamento afflitto da infiltrazioni, hanno chiesto il cambio ma l’emergenza sanitaria ha complicato le cose.
Insomma, spostare una vita non è semplice, aiutare le persone a farlo con dignità è complicato.
Abbiamo intervistato Barbara per capire cosa è successo e per aiutare l’amministrazione a risolvere il suo problema.
fp
Simona Tarzia e Fabio Palli hanno collaborato alla realizzazione di DigaVox, il docu-film sull’emergenza abitativa alle Dighe di Begato.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.