Genova – Il nuovo viadotto sul Polcevera viaggia verso la riapertura che dovrebbe avvenire già da stasera, dopo le 18.
È a quell’ora, infatti, che il ponte passerà dalla Struttura Commissariale al Ministero delle Infrastrutture e dei Traporti e quindi al concessionario che, presa in carico l’infrastruttura, procederà con l’apertura all’esercizio dopo l’ultima ispezione.
La prassi prevede che ASPI, una volta acquisita dal Ministero la gestione della viabilità, cominci una verifica che il direttore del Primo Tronco genovese, Mirko Nanni, stima possa durare una paio d’ore.
Finiti i controlli e passato giusto il tempo per scrivere il verbale, il ponte riaprirà al traffico.
Tutti i numeri del nuovo viadotto
Per la costruzione del nuovo viadotto sul Polcevera sono state utilizzate 9.000 tonnellate di acciaio per l’armatura e 17.400 per la carpenteria metallica.
67.000 sono i metri cubi di calcestruzzo usati per la realizzazione delle fondamenta, delle pile che sostengono il ponte e della soletta su cui è steso il manto d’asfalto.
L’impalcato principale del ponte è formato da una travata lunga 1.067 metri e composta da 19 campate in acciaio e calcestruzzo, varate in quota in 7 mesi.
La prima si è alzata l’1 ottobre 2019 tra le pile 5 e 6. L’ultima il 28 aprile 2020, tra le pile 11 e 12.
Lo sorreggono 18 pile, tutte con un passo costante di 50 metri eccetto quelle che attraversano il Polcevera e la ferrovia dove il passo è aumentato a 100 proprio per non interferire con il torrente e i binari.
La gettata di cemento per la fondazione della prima pila, la numero 9, è stata colata il 25 giugno 2019. L’ultimo getto delle pile si è compiuto il 18 febbraio 2020, con il completamento della pila 12.
La parte in acciaio dell’impalcato è costituita da tre conci trasversali, realizzati con lamiere di differenti spessori per una larghezza totale di 26 metri.
Il piano stradale del ponte è a 45 metri di altezza.
43 sono i pali che lo illumineranno, in ricordo delle 43 vittime del Morandi.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.