Vincenzo Santoro, condannato in primo grado a 17 anni e 8 mesi per 416-bis, si occupava anche del sostegno ai latitanti
Catanzaro – È scattato questa mattina il sequestro dei beni per Vincenzo Santoro, detto “il Monaco”, soggetto indiziato di partecipazione alla cosca di ‘ndrangheta Farao-Marincola di Cirò Marina (KR), e condannato in primo grado a 17 anni e 8 mesi per 416-bis.
Indicato dagli inquirenti come il controllore di tutto l’altopiano silano, Santoro aveva ricevuto dalla cosca compiti di supervisione e coordinamento su chi gestisce gli appalti boschivi pubblici e privati, e si occupava anche del sostegno ai latitanti.
Gli accertamenti patrimoniali
Gli accertamenti patrimoniali della Guardia di Finanza di Rossano hanno permesso di ricondurre a Santoro i beni immobili sequestrati, fittiziamente intestati alla figlia con una compravendita stipulata a dicembre 2017 ma di proprietà del Santoro e della moglie già dall’anno 2000.
Dal contratto, infatti, emerge che la provvista finanzia necessaria per l’acquisto degli immobili da parte della figlia è derivata da una donazione ricevuta dai genitori che, di fatto, non è mai avvenuta e di cui non c’è traccia nella documentazione bancaria.
Le indagini patrimoniali svolte dalla Guardia di Finanza hanno evidenziato anche che nel periodo interessato Santoro e i componenti del suo nucleo familiare non hanno prodotto redditi, almeno di provenienza lecita, e questo ha messo in luce la disparità tra capacità reddituale e valore dei beni acquisiti: tre immobili nel Comune di Mandatoriccio (CS) per un valore stimato intorno ai 200.000 euro.
La richiesta di confisca
In seguito a questi accertamenti della Guardia di Finanza, la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, con il Sostituto Procuratore Alessandro Riello, e il coordinamento dei Procuratori Vincenzo Capomolla e Nicola Gratteri, ha inoltrato la proposta del sequestro dei beni e dei rapporti finanziari, accolta dal Tribunale di Catanzaro anche a causa della pericolosità sociale del Santoro.
Decretato il sequestro, oggi è stata fissata anche l’udienza per la confisca.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.