La fatica, il sudore, il dolore, la voglia di rivincita. Ma anche rispetto dell’avversario su un quadrato fatto di speranza, sconfitte e qualche volta gloria.
Sali sul ring e siete tu e il tuo avversario, non ci sono chiacchiere, non ci sono scuse.
Chi ha provato almeno una volta lo sport da combattimento queste sensazioni le conosce.
Ma il pugile toscano, è stato anche altro.
Nei giorni difficili del ’68, tra lotte operaie per le rivendicazioni salariali e una classe dirigente sempre più arroccata nella difesa dei suoi privilegi, Mazzinghi vince la sfida contro il potente coreano Ki Soo Kim. E in uno stadio di San Siro con più di sessantamila spettatori, è campione del mondo dei Superwelter.
Pontedera, fino a poche ore prima in subbuglio per le contestazioni, si ferma per salutare la vittoria di Mazzinghi.
In città, sui muri si legge “Grazie Sandro”.
La gente di Pontedera si riconosceva in Mazzinghi e anche nella sua fame, nelle origini umili, nella caparbietà e nell’orgoglio di non mollare mai. E sul tetto del mondo, quel giorno, c’era una città intera.
Oggi il “Martello di Pontedera”, Sandro Mazzinghi, è morto all’età di 81 anni, eroe antico di tempi in bianco e nero.
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