Il Comitato Rinascita Norcia: “Dove sono finiti i soldi donati dalla Principessa del Kuwait per la ricostruzione del nostro ospedale?”
Norcia – Sono passati quattro anni da quando la Botta Grossa squarciò Norcia con una violenza che non si vedeva dal terremoto dell’Irpinia, nel 1980.
Quattro anni eppure il tempo sembra essersi fermato e tutto procede a ritmi lentissimi, quando procede.
“I ritardi più evidenti sono quelli delle opere pubbliche, specialmente nelle zone dell’epicentro sismico. Nel nostro Comune nessuna delle 70 opere pubbliche pre esistenti è stata ricostruita. Stiamo parlando di strutture indispensabili per la nostra collettività come l’ospedale, le scuole o la casa di riposo”, denuncia il Comitato Rinascita Norcia puntando il dito sulla mancanza di coordinamento negli interventi da portare avanti: “Il Commissario emana le ordinanze per finanziare le opere pubbliche, ma poi la realizzazione è demandata alle Regioni, agli enti locali e alle Diocesi, e di conseguenza dice che non può intervenire in caso di inadempienze o di ritardi”.
Un gioco a scaricabarile che pesa sulle spalle delle zone terremotate dove le macerie sono ancora lì, testimoni di una fase di emergenza che non è finita.
200 chilometri per raggiungere l’Ufficio Speciale Ricostruzione
A rallentare il tutto anche la burocrazia e la cecità di chi costringe centinaia di terremotati a farsi 200 chilometri per raggiungere l’Ufficio Speciale Ricostruzione di Foligno.
Spiega il Comitato: “Più volte abbiamo chiesto il potenziamento dell’USR di Norcia, per evitare il pendolarismo delle persone terremotate verso Foligno, sede di questo ufficio, e invece assistiamo a un continuo depotenziamento della nostra sede”. Frustrazione su frustrazione.
Seconde case terremotate, una ricostruzione a macchia di leopardo
Ma c’è un’altro grosso intoppo che preoccupa il Comitato. È quello delle seconde case terremotate, le abitazioni degli emigranti che si sono spostati in altre zone del Paese per lavorare.
“Spesso si mette mano alla ricostruzione di queste seconde case più per un fatto affettivo che per il valore economico che avranno una volta ristrutturate, valore che è di gran lunga inferiore alle somme investite. Non sempre il contributo per la ricostruzione copre le spese necessarie per rendere le case nuovamente abitabili, e quindi sono in tanti quelli che non le ristrutturano proprio”.
Il pericolo è quello di una ricostruzione a macchia di leopardo, cosa che andrebbe a svantaggio della sicurezza di chi a Norcia ci abita. Per questo il Comitato suggerisce che “per stimolare questi proprietari, spesso poco abbienti, si potrebbe stabilire nella normativa la compatibilità tra il contributo alla ricostruzione, il Sismabonus e l’Ecobonus al 110% anche sulle seconde case terremotate”.
Uffici comunali ancora inagibili
Tutte le sedi che ospitano gli uffici del Comune, anche se presentano danni non rilevanti, sono ancora inagibili. Una condizione che costringe una delle istituzioni chiave del processo di ricostruzione a operare nei moduli prefabbricati dell’emergenza.
“Una situazione poco idonea a facilitare un lavoro efficace e operativo e di coordinamento”, critica il Comitato che poi denuncia: “Il Comune si vede costretto ad affittare nuovi spazi in fabbricati in muratura, con un grave onere per le finanze pubbliche”.
“Dove sono finiti i soldi della Principessa del Kuwait per il nostro ospedale?”
“A distanza di quattro anni non abbiamo neanche il progetto di ristrutturazione del nostro Ospedale, uno stabile che non ha grandi danni perché reso antisismico dopo il terremoto del 1979”.
Questa volta l’attenzione del Comitato è puntata sulla Regione Umbria che, “nonostante lo Stato abbia stanziato i fondi per la ristrutturazione fin dall’inizio del 2017, ha nominato il R.U.P. che doveva seguire l’iter della ricostruzione soltanto a settembre del 2018 e dopo una manifestazione popolare”.
Di più.
Tanto tempo prezioso è stato sprecato anche per colpa del Comune di Norcia che non sapeva decidersi se ristrutturare l’ospedale vecchio o farne uno nuovo. In quest’ultimo caso, ricorda il Comitato, sarebbero venuti in aiuto i fondi stanziati dalla Principessa del Kuwait. “Inspiegabilmente questa ipotesi è svanita insieme ai milioni che la Principessa aveva messo a disposizione”.
In effetti con la nomina del Responsabile Unico nel 2018, si è deciso per l’ipotesi della ristrutturazione della sede storica, “in un ex Convento del 500, ricco di affreschi, che in questo lungo tempo di abbandono si stanno deteriorando”. Ma ad oggi il R.U.P. non ha prodotto neanche il progetto.
Al cambio della Giunta Regionale sembrava ci fosse la volontà di dare un’accelerata alla ristrutturazione: a gennaio 2020 la Presidente della Regione, Donatella Tesei, e il Sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, hanno annunciato per il mese di luglio l’inizio dei lavori di rifacimento e la costruzione di un’ala nuova adiacente allo stesso per le degenze.
“Siamo però arrivati alla fine di agosto ma dell’inizio dei lavori non si vede traccia. Non vorremmo che dietro questi ritardi ci fosse la volontà della Regione Umbria, a prescindere dal colore politico che l’amministra, di approfittare del dramma del terremoto per chiudere definitivamente il nostro Ospedale”.
Come si dice, il danno e la beffa.
I cimiteri sono ancora “Zona rossa”
A quattro anni dal terremoto molti cimiteri sono in forte stato di abbandono.
“Zone rosse” e chiusure totali impediscono ancora ai terremotati di seppellire i propri morti e di ristrutturare le tombe danneggiate dal sisma.
Scuola: si prepara un altro anno scolastico nei container dell’emergenza?
“I nostri studenti ancora non sanno se per l’inizio dell’anno scolastico avranno la loro scuola provvisoria o se torneranno nei container collettivi dell’emergenza”, dichiara il Comitato col timore di quello che si presenterà al ritorno sui banchi di scuola: un altro anno “senza biblioteche, senza mense e senza palestre”.
Case popolari non pervenute
Nessuno dei 20 stabili che ospitano le case popolari è stato ricostruito. Un ritardo che costringe gli sfollati a vivere negli alloggi di emergenza da quattro anni.
A Norcia, insomma il ritorno alla normalità sembra un miraggio.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.