È morta Rosella Sborgi, l’ex consigliera comunale Dc passata indenne attraverso le BR

Un’esperienza politica tra Cerofolini e Campart

Giovedì è morta Rosella Sborgi, aveva 79 anni. Tra gli anni ottanta e il finire degli anni Novanta era stata esponente di spicco della Dc genovese, consigliere comunale per almeno tre legislature, passata attraverso le giunte di centro sinistra di Fulvio Cerofolini e il pentapartito di Cesare Campart. Poi presidente dell’Istituto Brignole. Ricoprendo quella carica firmò, alla fine degli anni Ottanta,  il passaggio dell’edificio e degli storici locali dell’Albergo dei poveri, all’università di Genova con una concessione di venticinque anni, poi rinnovata, che le consentì di organizzare il trasferimento dei degenti ad altri istituti assistenziali.

Il sequestro lampo delle BR

Nonostante la lunga attività politica in Sala Rossa come consigliere comunale, dove fu eletta per ben tre volte, conseguendo sempre un numero  cospicuo di preferenze, e la costante presenza in Sala Rossa e nel dibattito all’interno dello scudo crociato, diviso in correnti e in favorevoli e contrari al potentissimo senatore ed ex ministro degli interni Paolo Emilio Taviani, verrà a ricordata ed è stata ricordata a lungo, anche dopo la sua uscita dall’ambiente politico, per il sequestro lampo subito dai terroristi delle BR nel maggio del 1979. La sua foto, ammanettata a una ringhiera all’interno dello stabile dove abitava in via Dogali con al collo un cartello su cui i terroristi avevano scritto “BR. Colpire i servi della Dc ovunque” fece il giro d’Italia comparendo sulle pagine di tutte le testate nazionali e locali.

Accadde il 24 maggio del 1979, Rosella era uscita di casa, dal suo appartamento in corso Dogali, per recarsi all’istituto Bertani dove insegnava. Un terrorista la stava attendendo sul portone dello stabile. Dopo averle puntato una pistola al volto le intimò: “Stai zitta e buona e non ti facciamo niente”. Altri due terroristi che componevano il commando, un uomo e una donna, la raggiunsero, la trasferirono sul pianerottolo dell’edificio, la ammanettarono a una ringhiera e prima di fuggire in segno di spregio le cosparsero il capo di colla. Lei non perse la calma e, nonostante fosse parzialmente immobilizzata, riuscì a suonare con un piede il campanello di un inquilino. Poco dopo arrivò al centralino de “Il Corriere Mercantile“ il messaggio di rivendicazione. Un terrorista disse:  “Stamattina un nucleo armato della nostra organizzazione ha messo alla gogna Rossella Sborgi, democristiana. La fotografia si trova nella cabina telefonica di via Rolando, Sampierdarena”.

Gli anni di piombo a Genova

Erano gli anni di piombo e nella nostra città, dopo l’omicidio del sindacalista Guido Rossa, le BR avevano organizzato una serie di attentati dimostrativi mettendo nel mirino esponenti dello scudo crociato locale. Agli inizi dello stesso anno era stato gambizzato il professor Filippo Peschiera altro esponente di spicco democristiano e coordinatore della Dc genovese.

Proprio la Sborgi qualche anno dopo aveva raccontato riferendosi a quell’evento: “Sono stata calmissima riuscendo a dominare la paura. Ne avevo parlato con Filippo Peschiera che parlandomi della sua esperienza mi aveva detto che bisogna fare così, altrimenti quelli ammazzano”. Infatti in quel frangente, nonostante la forte pressione psicologica, non perse la calma e si impose di mantenere la lucidità.  E forse fu proprio il suo atteggiamento risoluto a salvarle la vita. Fu un periodo in cui le azioni dimostrative della colonna genovese delle BR per colpire gli esponenti dello scudocrociato si susseguirono. Solo una settimana dopo venne gambizzato all’Università, durante una lezione, il giurista Fausto Cuocolo, esponente di spicco dell’intellighentia democristiana.

 “Mi salvai grazie ai consigli di Peschiera”

In seguito, molti anni dopo, raccontando ancora l’episodio di cui era stata vittima rivelò un particolare sulla colla con cui i terroristi le avevano cosparso i capelli in segno di spregio: “I giornali dell’epoca pubblicarono la notizia che era stato necessario tagliarmi a zero i capelli impregnati di colla. Avevamo paura che i terroristi in qualche modo volessero dimostrare di essere più feroci e in seguito intendessero in qualche modo prendersi una rivincita. In realtà prima di essere portata in questura chiesi l’intervento di un parrucchiere che con una lozione mi lavò i capelli togliendomi la colla dalla capigliatura senza costringermi a tagliarla”. Tra il 1978 e l’anno successivo in città ci fu un’escalation di attentati dei terroristi nei confronti di esponenti politici della Dc. Tanto che l’ex ministro Paolo Emilio Taviani ancora potentissimo padre padrone dello scudocrociato fu indotto a pensare di essere nel mirino degli esponenti della colonna genovese.

La battaglia per il decoro dei cimiteri periferici

Nonostante lo spavento la Sborgi continuò il suo impegno politico, in seguito fu eletta altre due volte. Sorella di Franco Sborgi, docente universitario e monumentalista, scomparso nel 2013, si occupò spesso in Sala Rossa delle opere di manutenzione dei cimiteri periferici, che in quegli anni secondo l’esponente Dc venivano lasciati dall’amministrazione comunale nell’incuria e nell’abbandono. Sia all’opposizione che in maggioranza presentò sul tema un numero notevolissimo di interpellanze documentate e circostanziate, suscitando anche qualche battuta ironica dei colleghi sulla sua assiduità a trattare quel tema. Ma ancora più spesso affrontava in Sala Rossa anche argomenti legati al campo del sociale, e al volontariato grazie all’esperienza maturata come presidente dell’Associazione Cattolica. Smise la politica attiva continuando a dedicare il suo impegno nel campo dell’assistenza e del  sociale che conosceva bene, grazie al ruolo ricoperto in ambito curiale. Apparteneva al gruppo del rinnovamento di Liguria 80, vicina agli ambienti ecclesiastici del cardinale Siri ma con funzioni critiche nei confronti del padre padrone della Dc di allora, il potentissimo Paolo Emilio Taviani. Affabile, gentile, battagliera, e sempre molto impegnata e presente, lascia un ricordo vivo per l’impegno e la presenza lucida nei giovani della Dc poi passati attraverso “La Margherita” e confluiti nel Pd. Nonostante l’impegno e la presenza costante non riuscì però mai a ricoprire il ruolo di assessore.

Luisa Massimo con Carlo Azeglio Ciampi

La delusione per la  Massimo

Durante il ribaltone con il passaggio della maggioranza dal centro sinistra del socialista Fulvio Cerofolini e del vicesindaco comunista Luigi Castagnola al pentapartito di Cesare Campart le venne preferita nella giunta Luisa Massimo, prestata alla politica ma oncologa di fama internazionale, allora proposta dall’ex sottosegretario Bruno Orsini e dallo scudo crociato genovese come candidato Sindaco. La professoressa Massimo nonostante  il successo per le preferenze venne poi relegata al ruolo di assessore, proprio ai servizi sociali. In quell’occasione fu importante l’intervento di Giovanni Spadolini leader repubblicano che impose proprio il compagno di partito Cesare Campart a spese della Massimo. Insieme a lei restò fra i banchi del consiglio comunale un’altra democristiana doc che per la grande esperienza politico-amministrativa avrebbe meritato un incarico in giunta, Maria Pia Bozzo, plurieletta in consiglio comunale dove rimase sino allo scandalo di Tangentopoli e allo scioglimento dell’Assemblea con il commissariamento dal prefetto Vittorio Stelo in seguito all’arresto di Claudio Burlando. Ma in quell’epoca vigeva anche all’interno dei partiti il famoso “Manuale Cencelli” con suddivisione ferrea delle cariche anche fra le correnti. Proprio la Bozzo la ricorda per il suo profondo impegno nel politico e nel sociale e sottolinea il suo ruolo nel passaggio degli edifici dell’Albergo dei poveri dall’istituto Brignole all’Università e alle facoltà umanistiche. “ Una collega di una straordinaria vitalità, sempre disponibile, impegnata nel sociale e in politica sempre presente in sala rossa, con un grande spirito di servizio per i genovesi e per la città, culminata nell’impegno come presidente dell’Istituto Brignole e la destinazione dei locali storici dell’Albergo dei poveri a spazio per le facoltà umanistiche dell’Università di Genova. Un lavoro portato a termine nonostante le difficoltà solo grazie alla sua straordinaria caparbietà e abnegazione, sconfiggendo anche chi, sia politici che corpo docente in qualche modo remava contro”.

Venerdì alle 11,45 nella chiesa del Carmine si è tenuta la cerimonia funebre, alla presenza di congiunti e amici.

Una scomparsa passata sotto silenzio

Pochi i rappresentanti politici, evidentemente non i soli colti di sorpresa dalla notizia della sua scomparsa. Era malata da tempo. Rosella Sborgi fu esponente di una politica d’antan che prevedeva rapporti continui e solidi con gli elettori e un’attività politica  all’inteno dei partiti e sul territorio. Proprio fra le correnti si consumavano battaglie tremende sempre giocate comunque dimostrando il massimo rispetto degli avversari. Per ironia della sorte scompare in un momento di campagna elettorale a cavallo fra il referendum e le elezioni regionali. Rappresentante di un mondo scomparso e un modo di fare politica che purtroppo non esiste più. Non a caso il suo decesso ha rischiato di non fare nemmeno notizia. Ai familiari le nostre condoglianze.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.