Il Comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri lascia Genova: il saluto a Paolo Sambataro

Sambataro: “Il delitto di Lumarzo è stato il mio battesimo del fuoco”

Genova – Dopo quattro anni passati al comando del Nucleo Investigativo dei Carabinieri, il Colonnello Paolo Sambataro lascia Genova e tra pochi giorni sarà trasferito a un incarico di Stato Maggiore, a Roma, presso il cerimoniale dell’Arma.

Lo ha annunciato lui stesso questa mattina in un incontro con la stampa durante il quale il Comandante Provinciale Gianluca Feroce, riconoscendone la grande professionalità, ha ripercorso le tappe del suo impegno come “braccio operativo del Comando”: dall’operazione “Prêt-à-porter” che ha smascherato un sodalizio di narcotrafficanti calabresi, al traffico di auto con l’indagine “By-pass”, fino ai furti nelle abitazioni con le operazioni “Off-side” e “Butterfly”, per tornare al traffico di droga con la più recente operazione “Barbablù”, dello scorso maggio.

“Quattro anni che sono volati”, ricorda Sambartaro che poi ringrazia l’Arma “per avermi dato l’opportunità di lavorare qui, nella mia terra di origine. Questo è un motivo di soddisfazione in più: aver cercato di contribuire a rendere la situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica, attraverso articolate attività investigative, più sicura”.

Il delitto di Lumarzo

“Un’indagine che ricordo particolarmente è il delitto di Lumarzo, che per me è stato il battesimo del fuoco”.
Siamo nell’ottobre del 2016 e nel bosco di Lumarzo, in Val Fontanabuona, viene ritrovato un cadavere decapitato.
“Era una notte di ottobre, una giornata dalle condizioni climatiche particolarmente avverse come oggi, quando ci hanno allertato i colleghi di Chiavari per un cadavere privo della testa”, rammenta Sambataro aggiungendo che la chiave per risolvere il giallo sono state le intercettazioni ambientali.

E poi racconta della “grande collaborazione del personale che stavo imparando a conoscere, ero qui solo da dieci giorni, e che ha setacciato tutte le strade alla ricerca di ogni minimo impianto di video sorveglianza che ci potesse aiutare. E questo poi è anche successo perché trovammo una telecamera in una stazione di servizio che riprendeva proprio il momento in cui l’autore del delitto si disfava di quello che gli era servito per l’efferato omicidio buttando tutto in un cassonetto dell’immondizia”.

Per il delitto è finito in carcere Claudio Borgarelli, un ex infermiere e nipote della vittima, Albano Crocco, per il quale la Cassazione ha confermato la condanna a trent’anni.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.