Continuano i furti alla Ligurblock: rubato nella notte un escavatore cingolato

Balestrino (SV) – Furto alla Ligurblock. È proprio mentre si accende la speranza che la politica cominci a interessarsi di lui che arriva l’ennesima batosta per Rolando Fazzari, l’imprenditore di Balestrino che ha testimoniato contro la sua “famiglia” nel processo Alchemia, a Palmi, per fatti di ‘ndrangheta.

Sì perché dopo aver scoperto, durante il sopralluogo di ieri con la candidata presidente della Regione Marika Cassimatis, un primo furto ai danni della sua azienda, la Ligurblock, oggi si è beccato un’altra doccia fredda.

Dovete sapere che la Ligurblock è morta sotto i colpi della burocrazia e delle omissioni del Comune di Balestrino che hanno impedito la risistemazione della strada d’accesso mangiata dall’alluvione del 24 novembre 2016. E dovete sapere anche che tutto alla Ligurblock si è fermato a quel giorno: l’impianto, i camion, le gru. Tutto immobile come in una vecchia fotografia che rischia di sbiadire perché pezzo per pezzo, boccone dopo boccone, a Rolando stanno portando via tutto.

Ed eccoci alla doccia fredda

Accompagnando in azienda un’altra candidata presidente della Regione che si sta interessando al suo caso, Alice Salvatore, si scopre che nella notte dal piazzale è sparito un escavatore cingolato.
100.000 euro il valore calcolato per difetto, infatti era stato completamente rimesso a nuovo dopo l’incidente che nel  2012 aveva ucciso il figlio di Rolando Fazzari, Gabriele, rimasto sotto una frana proprio mentre lavorava alla Ligurblock.
Chi doveva mettere in sicurezza quel fronte che minacciava di crollare sul piazzale non lo fece, né lo obbligarono le istituzioni. E questo nonostante le segnalazioni e le perizie idrogeologiche presentate da Rolando.
Ancora omissioni.

Il cingolato sparito per i boschi

Quanto all’escavatore, l’ipotesi è che i ladri siano scappati passando dalla cava adiacente all’impianto e poi abbiano preso per il monte percorrendo le stradine interne al bosco. Lo si vede seguendo le impronte dei cingoli che poi si interrompono nel punto dove il mezzo è stato caricato su un camion. E questo è certo perché non si può percorrere una strada provinciale con un cingolato senza rischiare una multa e dunque un controllo.
E infatti arrivati a quel punto si può scegliere solo fra due direzioni, o la provinciale verso Bardineto o quella verso Albenga.

Una nota positiva: sulle strade provinciali ci sono certamente delle videocamere e quindi si spera che i filmati della scorsa notte possano aiutare i Carabinieri Forestali di Loano a risolvere almeno questo tassello del suo calvario senza una fine.

L’escavatore c’è, l’escavatore non c’è più

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.