Frankenstein ovvero la creatura, e all’improvviso Mandrake, il mago

 Conto alla rovescia

Fra un “io voto si’” e un “ io voto no” fra un “ma” un “forse” un “anch’io” un “ pure io, ma anche no” questa campagna elettorale regionalreferendaria, volge finalmente al termine. Breve, eppure interminabile. Senza idee, banale anziché no. Misera, autoreferenziale, da caro diario e da libro “Cuore”. Con protagonisti e comparse senza alcun mordente e tutt’altro che mordaci. E inizia il conto alla rovescia. -10. Meno dieci alle urne. Meno undici al verdetto. Con la bellezza di dieci candidati presidente e oltre settecento candidati suddivisi in 18 liste per giocarsi trenta posti al sole da succulenta retribuzione fissa. Per cinque anni. Giusto lo spazio di una intensa legislatura. Almeno sotto il profilo del compenso monetario.

Ultimi giorni per giocarsi il futuro sui social, molto, e sul territorio molto, molto meno. Questione di comunicazione che come scrive, mutuando Henri Bergson, Arianna Viscogliosi, ex assessore del sindaco Bucci, defenestrata in occasione del rimpasto:  “avviene quando, oltre al messaggio passa un supplemento di anima”.

Già. E alla ricerca di quel supplemento di anima non è detto che non ci si perda e nemmeno che si finisca per ritrovarlo. E, comunque, ha poca importanza che sia autentico – ( il supplemento di anima) – o, più probabilmente, artefatto, e ad uso e consumo di amici e tifosi. Eterna battaglia tra l’essere e il mostrarsi. Che è poi il dubbio amletico della realtà virtuale. Cioè dei nostri giorni.

Come se si fosse un Victor Frankenstein qualunque che sguinzaglia, ad uso e consumo dei suoi potenziali elettori e dei tifosi di sempre, la sua creatura, quella che nel film  del 1931 di James Whale tratto dal romanzo di Mary Shelley è interpretata da un indimenticabile Boris Karloff.

Boris Karloff

Chi è il vero mostro?

Proprio sul Frankenstein e sulla sua creatura Roberto Azzara sul suo blog il 5 agosto di 4 anni fa scrive un articolo dal titolo : “FRANKENSTEIN, OVVERO IL MODERNO PROMETEO. Chi è il vero mostro?l

Dove Lo scienziato viene accostato a Prometeo, l’uomo che trafugo’ il fuoco a Giove per consegnarlo ai suoi simili. In pratica l’origine della  condizione esistenziale umana

E spiega Azzara’: “La prima cosa che ho appurato dalla lettura ( parla del romanzo di Mary Shelley n.d.r. ) è stata l’estrema diversità di come la creatura artificiale creata da Victor Frankenstein è rimasta impressa nell’immaginario collettivo, rispetto a come è effettivamente descritta nel romanzo. Creatura mostruosa, capace di emettere solo grugniti e di provare solo sentimenti primordiali, così è in genere rappresentata nei film. Personaggio tragico, alla ricerca di una felicità preclusagli dal suo mostruoso aspetto e in grado di esprimersi correttamente nell’opera di Mary Shelley.

I temi trattati sono tanti: i primi studi sul galvanismo e sull’elettricità e la convinzione tutta illuministica che la scienza tutto possa spiegare e tutto possa ottenere (lo stesso sottotitolo riguardante la figura di Prometeo  allude all’aspirazione degli scienziati di poter fare tecnicamente qualsiasi cosa); la paternità rifiutata; la rabbia e la frustrazione di un figlio rifiutato dal padre (la creatura cede al lato oscuro perchè solo quello in fin dei conti ha conosciuto dagli esseri umani); i pregiudizi verso il diverso; l’ossessione e la caccia spietata che creatore e creatura intraprendono vicendevolmente, anticipatrice di quella del Capitano Achab verso la balena bianca nel Moby Dick di Melville.

Tornando al romanzo, alla fine della lettura non possiamo non chiederci chi dei due personaggi principali sia il mostro. Victor, che crea un essere con pezzi di cadavere e che poi abbandona a se stesso, inorridito per quello che ha fatto? O la sua creatura, che si rende colpevole di numerosi omicidi, ma che è in pratica accecato dalla rabbia e dalla frustrazione dell’abbandono da parte del “padre” e dall’incapacità di gestire queste emozioni a cui nessuno lo ha preparato? O ancora, lo sono tutte le persone che la creatura incontra nel suo peregrinare e che lo rifuggono per il suo aspetto?

O lo sono tutti quanti? O lo siamo tutti quanti?”.

Quei mostri della campagna elettorale

Già, il fatto è che nell’era social nessuno rifugge nessuno, tantomeno chi in campagna elettorale edulcora ad arte il suo aspetto. Questione di comunicazione, come diceva una candidata di Forza Italia, Arianna Viscogliosi, dove il valore aggiunto è il supplemento di anima. Per la quale voglio fare mio l’avvertimento usato nel nel 1931, dalla Universal che aggiunse uno speciale prologo, recitato da Edward Van Sloan (che nel film interpreta il Dr. Waldman), in parte a scopo oratorio, in parte per il reale timore che Frankenstein fosse troppo forte per il pubblico. Il prologo diceva proprio così : “Buonasera il signor Carl Laemmle (uno fra i fondatori della casa cinematografica produttrice), ritiene che non opportuno presentare questo film senza due parole di avvertimento: stiamo per raccontarvi la storia di Frankenstein, un eminente scienziato che cercò di creare un uomo a sua immagine e somiglianza, senza temere il giudizio divino. È una delle storie più strane che siano state narrate, tratta da due grandi misteri della creazione: la vita è la morte. Penso che vi emozionerà, forse vi colpirà, potrebbe anche inorridirvi! Se pensate che non sia il caso  di sottoporre a una simile tensione i vostri nervi, allora sarà meglio che voi… be’, vi abbiamo avvertito”.

Ed è tutto ancora perfettamente d’attualità viaggiando verso la conclusione  di questa campagna elettorale, che magari non arriverà ad inorridire nessuno, eppero’ costringe a riflettere fra contenuti vacui, ripetitivi, già omologati ed omologabili. Un luogo comune nel luogo comune. Un inquietante déjà vu con zoom puntato sui social.

Non a caso ho parlato del dottor Frankesnstein e della sua creatura che avrebbe voluto a sua immagine e somiglianza è che poi scopre che il cervello su cui ha innestato il corpo, pezzettino per pezzettino, e’ quello di un criminale.

Perchè il post che rappresenta meglio questa campagna elettorale è quello dell’immagine del film del 1931 in cui la creatura, Boris Karloff incontra una bimba sulle rive di un laghetto e le offre un mazzolino di fiori. La bambina gli dice : “Pensavo che fossi un mostro, invece sei tenero e sensibile…”. Ottenendo la risposta che illumina: “Sono in campagna elettorale!”.

Anna Pettene

Una campagna elettorale bestiale

Un bagliore nel buio di una campagna elettorale per la quale la mia amica social Barbara Barattani ebbe a dire già quattro giorni fa su facebook :“Ma la campagna non doveva diventare interessante? Niente contenuti, neanche l’odore del sangue… niente, grigiume ed esposizione di affetti… cani, gatti, figli… non ci avete fatto mancare nulla… dai quella cosa che chiamano progetti… dove sono? Ma con quelle robe da campagna elettorale dove il cielo diventò birulò e diventiamo tutti cretini e ci crediamo… uno o due punti chiari, precisi su cui poter effettuare una scelta… eddai…”. Per ribadire tre giorni dopo: “Continuo a dire che il livello da sottoscala di questa campagna elettorale non ha precedenti… e a quelli che usano, da una parte e dall’altra, il Covid cavalcando le paure che ne derivano o sminuendo le preoccupazioni e le implicazioni che ci coinvolgono tutti, ecco…siete osceni”.

Giovanni Toti

Sciacalli, Hater e leoni da tastiera

Già perché ormai fra attacchi, parate e contrattacchi non potrebbe essere diversamente. Il Governatore Toti, per esempio para e contrattacca Ferruccio  Sansa che, orfano del testa a testa pubblico in cui aveva tanto sperato, lo pressa su sanita’ e contagi Covid. Con Toti che si disunisce dimostrando di patire l’argomento e si disunisce con tanto di bigliettino fra le mani: “SCIACALLI. Non posso che definire così chi in queste ore di intenso lavoro in Regione per la gestione dei casi Covid alla Spezia, e dopo mesi di fatica per contenere un’emergenza sanitaria mondiale ( non regionale, eh ) specula per racimolare qualche voto soffiando sulle paure della gente, quelle più profonde che hanno a che fare con la nostra salute è quella dei nostri cari. A me non interessa rispondere a loro, e a chi fa politica in questo modo, ho altro a cui pensare. E, anzi, mi sconforta il livello di pochezza del dibattito e mi demoralizza profondamente che chi ambisce a ricoprire ruoli di responsabilità possa cadere così in basso come un qualsiasi hater della rete o leone da tastiera sui social. Così non fate male a Toti, ve lo assicuro, perché Toti continuerà a lavorare per i cittadini che lo hanno scelto e anche per quelli che non lo sostengono. Il male lo fate solo a voi stessi perché mostrate tristemente che siete davvero: sciacalli”.

Marco Preve

Toti o Totti?

L’uso della terza persona singolare del Governatore non sfugge al collega Marco Preve, candidato nella lista di Ferruccio Sansa, che in un post inalbera un cartello con la scritta a pennarello “SCIACCAELO”, e la spiegazione: “ Quando inizi a parlare di te stesso in terza persona o sei un calciatore oppure…”. Gia’ “oppure…”, ma questa è la campagna elettorale che ci aspetta e fortunatamente finirà tra breve.

Anche se ognuno si fa forza come può. Silvia Brocato assessore Municipio VII ponente, supporter del centrosinistra: “Sarà difficile, quasi impossibile. La delicatezza contro la spregiudicatezza, la sensibilità contro il,cinismo, il desiderio di condividere contro la volontà di gestire il potere, la sostanza contro la forma. La raffinatezza contro la grossolanita’. Perderemo ma non verrà mai meno il rispetto”.

Post al quale Beppe D’Amico risponde: “Diciamo che è totalmente impossibile, 22 per cento di gap… Sansa ha idee ottime, prospettive interessanti, una cultura ottima. Per me il guaio è che è uno scarsissimo comunicatore,  e al giorno d’oggi è un vulnus”. Eppure qualcuno obietta “come fa ad essere uno scarsissimo comunicatore uno che fa il giornalista”. Qualcun altro azzarda che la differenza la fa la montagna di quattrini che Toti gestisce e ha messo in campo, la disponibilità a proporsi a tambur battente, magari facendo pure uno “sporco lavoro” per l sua gente che si accontenta di un ciao e di un augurio di buona notte. Diceva qualcuno, tanto tempo fa: “Il potere logora chi non lo ha”. E ancora D’Amico che elenca prossemica, il vestirsi, il porsi, il tono della voce, l’eloquio, il mostrarsi: “Ammiro Sansa ma dovrebbe essere meno bertinottiano e tenere conto che anche Toti è un giornalista… marito di giornalista”. E il dibattito nella categoria, vil razza dannata e sciacalli, impazza.

Fino a che qualcuno non rimembra… ma il Sansa, il Ferruccio, non avrebbe dovuto al suo fianco la spin doctor di Barak Obama Jessica Shearer, quella che per prepararlo alla lotta lo aveva traumatizzato… o tranquillizzato con una raccomandazione degna di una Cassandra qualunque: “Sarà durissima”.

Ed in effetti. Forse non ci voleva tanta esperienza. Anche perché il giornalista si  raccontava al pubblico del suo blog: “ Se dovessi scrivere il mio curriculum, spenderei più tempo a raccontare quella volta che ho visto i delfini al largo della Corsica piuttosto che i giornali dove ho lavorato”.

Epperò negli ultimi giorni di campagna elettorale qualche concessione al suo pubblico di potenziali elettori l’ha fatta. Dicevano che fosse gelosissimo della sua vita privata e della famiglia, ma ha consentito a postare la foto con moglie e tre figli, giustificandosi con il senso di colpa dell’assenza di questo periodo di campagna elettorale.

Anpi, staffette e partigiani

E poi quel post dall’ Alpesisa con strizzata d’occhio all’Anpi: “Forse sono passati proprio su questa pietra. Forse hanno guardato la stessa luce sullo spigolo di San Martino di Struppa. Questi erano i posti di Ivo Agostini, il partigiano Massimo della Brigata Volante che compiva i suoi raid nell’alta Val Bisagno. Sì, ce ne siamo dimenticati. Era proprio qui. Dove oggi ascoltiamo le nostre voci un giorno si sentivano i suoi passi veloci. I colpi di fucile. Le urla. E un giorno si sentirono i rintocchi di don Ricchini, il parroco che per salvare i partigiani dall’arrivo dei tedeschi suonò forsennatamente le campane. Gli costò caro, i nazisti lo deportarono ad Auschwitz. Si salvò. Anche Ivo sopravvisse. Noi non siamo chiamati a compiere scelte che mettono a rischio la nostra vita. Ma scelte decisive si, spettano anche a noi. Scelte che cambiano l’esistenza nostra e degli altri. Per questo siamo venuti qui, per ritrovare le tracce di Ivo e del sacerdote che lo salvò. Tutti lasciamo tracce nella vita. Speriamo che anche le nostre portino da qualche parte come quelle di Ivo e del suo amico prete”. Ecco la guerra di liberazione e la lotta partigiana riveduta e corretta e semplificata ad uso e consumo dei piccoli in delegazione.

Qualche giorno prima se ne era andato a 92 anni il partigiano “Aria”,  alias Bruno Ghiglione, giovanissima staffetta sopravvissuto al rastrellamento dei tedeschi ad Olbicella. Scrive di lui Alfredo Vitaliano: “Quando lo videro arrivare i vecchi partigiani si interrogarono gli uni con gli altri, con uno sguardo: cosa ci faceva un bambino fra di loro? Capirono che alla base dovevano esserci delle motivazioni serie, mature, motivazioni che volevano conoscere, perché forse, la loro clandestinità, le loro azioni, avevano indotto un ragazzino a imitare quella vita fatta di stenti, di fame, di pericoli, di morte. Ma si accorsero man mano che passavano i giorni che quel ragazzino era molto maturo, attento, acute riflessioni provenivano dal suo pensare. Già la scelta del nome di battaglia aveva di rimando fatto comprendere l’anima, certamente provata, di un ragazzino di quattordici anni che non giocava a fare la guerra, ma che faceva la guerra. Quel ragazzino scelse il nome di battaglia più bello della resistenza: Aria, sinonimo di una richiesta intima di aria di libertà”. Ma evidentemente ognuno ha i suoi partigiani di riferimento. Per la cronaca Massimo, di cui parlava Sansa, è scomparso qualche anno fa, ottantaquattrenne, dopo aver girato scuola per scuola raccontando ai ragazzi la resistenza e la lotta partigiana. Probabilmente persino in un altro modo. E ognuno ha i suoi amici, o forse no. Domani arriva il ministro Andrea Orlando, dopo la richiesta con il cappello in mano, al sindaco di Imperia Claudio Scajola del suo pacchetto di voti per il candidato Sansa. Ovvio che uno dei due Claudi delle cementificazioni liguri, secondo i libri di Sansa, abbia rifiutato. Risposta da gran signore: “non mi interessa il progetto”.

Intanto si litiga fra Stefano Balleari e Ferruccio Sansa sulla paternità della proposta autobus gratis per tutti.

Auguri Presidente, mille di questi giorni

Che poi, gli avversari certi temi, comunque li snobbano. Preferiscono altro.

Marco Bucci, per esempio, il sindaco/ commissario sul suo profilo ha postato una serie di immagini della coppia Bucci/Toti fotografati in ogni occasione ufficiale e non, dall’inaugurazione del ponte alla condivisione della discesa sullo scivolo. Per fare gli auguri al Governatore: “Auguri Presidente, da tre anni condividiamo strategie, scelte gioie e dolori. Un grande lavoro fatto con amore e passione per la nostra terra e la nostra gente! E non ci fermeremo. Altri mille di questi giorni… buon compleanno Giovanni.

Poi l’impresa di un altro taglio di nastro, insieme al vicesindaco Pietro Piciocchi, all’assessore Paola Bordilli e a Maurizio Caviglia “RIAPRONO I BAGNI PUBBLICI DI PIAZZA DE FERRARI. La struttura del sottopasso era stata  abbandonata e sigillata. Oggi, grazie ad un attento lavoro di ristrutturazione, genovesi e turisti possono tornare ad usufruire dei bagni pubblici. I due servizi igienici, uno per uomini e l’altro per le donne, sono accessibili anche ai disabili grazie ad un ascensore dedicato”. Il collega Marcello Zinola commenta in un post: “SCOMMESSONA. L’arancione che sta attaccato come una cozza a Bucci ( sfruttando ogni sua iniziativa) secondo voi una pisciatina n’ce la fa? E’ a due passi dalla Regione”. Insomma anziani prostatici e incontinenti di ritorno ringraziano. È sempre Zinola sintetizza: “ RIapre il diurno in Defe. Finalmente. Insomma pisciatine elettorali”. E comunque gioiamo, noi anziani. Ne apriranno altri siciannove. Che in fondo anche la minzione ha la sua importanza. Specie per i turisti o per quei poveracci che provano a dormire sotto i portici del Carlo Felice. Per i quali il precedente sindaco Marco Doria diceva di essere solidale, empatico e condivisivo. Pur con il diurno chiuso. Questione di comunicazione come diceva l’ex assessore Arianna Viscogliosi. Sottolineando, parole di Henrique Bergson, che “la comunicazione avviene quando, oltre al messaggio passa un supplemento di anima”.

Già un supplemento di anima, reale o virtuale, domandandosi se il mostro sia lo scienziato o la sua creatura. Insomma l’immagine di sé, o chi la crea.

Mandrake il mago delle promesse

Anche se il,segno di questa campagna elettorale, diurno riaperto o no lo da’ l’ultimo manifesto comparso nello spazio di Grande Liguria Chiappori Presidente”, non so se volutamente o no, un fuoriuscito dalla Lega, sindaco di Diano Marina, vicepresidente dell’Anci. Il manifesto a sfondo giallo e con immagine del mago Mandrake dice: “Alle regionali vota Mandrake”, con lo slogan, chiaramente in controtendenza “Basta fatti, vogliamo promesse”. Come dire, ancora dieci giorni di questa “fuffa”, poi si vota.

Facciamoci forza. Dieci giorni ed è finita. O forse no.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.