Il calcestruzzo si stacca dal palazzo: “Non vogliamo fare la fine del ponte Morandi”. L’appello degli inquilini delle case A.R.T.E. di via Ravel, a Begato

I Vigili del Fuoco hanno interdetto l’accesso al cortile, i condomini: “Abbiamo paura”

Genova – Vietato guardare la tivù seduti sul divano del salotto ogni volta che piove.
Negli alloggi A.R.T.E. di via Ravel, a Begato, l’acqua scorre in casa come sotto a una cascata ormai da tanto tempo che ha impregnato i muri di muffa. E c’è anche chi non può più accendere la luce del soggiorno perché la lampadina salta.

Quando parliamo di cascata non è uno scherzo. Nel nostro video si vede la pioggia scorrere per le scale e i pianerottoli: è come essere in mezzo alla strada.

Una situazione che va avanti da troppo tempo senza risposte.
Gli inquilini ci spiegano che sono dieci anni almeno che combattono con A.R.T.E. perché si facciano le riparazioni, ma ogni volta che qualcosa sembra muoversi finiscono i soldi.
È successo anche recentemente, nel 2018, quando l’azienda regionale per l’edilizia popolare ha promesso l’inizio dei lavori perché l’amministratore unico, Girolamo Cotena, “durante il sopralluogo si era accorto che per 32 anni il palazzo non era mai stato toccato”.
Ce lo raccontano i condomini riuniti in cortile, nell’unica area che i Vigili del Fuoco non hanno ancora transennato.

Sì, perché è successo anche questo.
Il giorno prima delle nostre interviste, dalla facciata condominiale si sono staccati dei blocchi di calcestruzzo. Un segnale d’allarme molto serio perché il calcestruzzo armato, ormai lo sappiamo fin troppo bene, non ha una durata infinita. Ce lo ha insegnato la tragedia del Morandi che qui fa ancora paura: “A.R.T.E. faccia il suo dovere, non vogliamo fare la fine del ponte”, ci dicono.

Simona Tarzia

Simona Tarzia e Fabio Palli hanno collaborato alla realizzazione di DigaVox , il docu-film sull’emergenza abitativa alle Dighe di Begato. 

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.