‘Ndrangheta, la cosca Alvaro di Sinopoli nel mirino della DDA di Reggio Calabria

Ndrangheta: Operazione della Polizia di Stato e della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria

Reggio Calabria – È in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione della Polizia di Stato, con l’impiego di un centinaio di agenti, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, finalizzata all’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare, di cui 4 in carcere e 5 agli arresti domiciliari, emesse nei confronti dei capi, elementi di vertice e prestanomi di una pericolosa articolazione di ‘Ndrangheta operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte. Gli arrestati sono collegati alla potente cosca Alvaro imperante a Sinopoli  San Procopio , Cosoleto , Delianuova e zone limitrofe. I reati contestati sono concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori ed autoriciclaggio, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di P.S. di Palmi , coadiuvati dagli operatori della Divisione Polizia Anticrimine della Questura, dei Reparti Prevenzione Crimine e di diverse Squadre Mobili del Centro e Nord Italia, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e sequestri di imprese, esercizi commerciali, appartamenti e terreni.

Gli investigatori hanno perquisito e sequestrato imprese, società, bar, ristoranti e beni immobili, per circa 2 milioni di euro, in provincia di Reggio Calabria, Ancora, Pesaro Urbino e nella città di Milano, nei confronti di capi e gregari dell’articolazione della ‘ndrangheta operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte. L’inchiesta della D.D.A. di Reggio Calabria fa luce su un’ampia serie di delitti posti in essere per occultare i beni derivanti dalle attività delittuose e colpisce il complesso imprenditoriale, societario e immobiliare utilizzato dal boss Domenico Laurendi  e da altri complici di rilievo dell’organizzazione mafiosa  per infiltrarsi negli appalti, ripulire i proventi illeciti, penetrare nel tessuto economico-commerciale e mascherare i beni stessi da apprensioni giudiziarie, nonché per affermare il potere territoriale della cosca ed amplificarne quello economico. Con l’accusa di aver aiutato questo sistema criminale sono stati arrestati per concorso esterno in associazione mafiosa, un commercialista, un imprenditore e un’impiegata. Altri soggetti sono stati arrestati per fittizia intestazione di beni e autoriciclaggio.

 

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