Il vertice del clan Laudani sarebbe legato alla famiglia mafiosa catanese dei Santapaola
Catania – Due milioni di euro entreranno nelle casse dello Stato. È questo il risultato di due distinti provvedimenti di confisca di beni, eseguiti dalla DIA di Catania nei confronti di Salvatore Marletta, imprenditore agricolo pluripregiudicato considerato vicino alla famiglia mafiosa Di Dio di Palagonia e di Orazio Di Mauro, ritenuto esponente di spicco del clan Laudani e legato alla famiglia mafiosa catanese dei “Santapaola”.
La lunga carriera criminale del Marletta inizia nel 2001 con l’arresto per omicidio volontario tentato, lesioni personali e detenzione abusiva di armi fino alla recente ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia etnea, nell’ambito dell’operazione denominata “Iddu”, per associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, detenzione e spaccio di stupefacenti, estorsione e lesioni aggravate.
Di particolare importanza, è il procedimento penale che nel 2007 ha portato all’arresto del Marletta, unitamente ad altri tre soggetti, tra i quali Febronio Oliva, appartenente alla famiglia mafiosa Di Dio di Palagonia, per i reati di usura, estorsione e porto abusivo di armi in luogo pubblico.
Incensurato fino al febbraio 2016, Di Mauro è rimasto coinvolto e arrestato in diverse inchieste giudiziarie (nell’operazione “I Vicerè”, coordinata dalla D.D.A. etnea, unitamente ad elementi di spicco del clan Laudani e nell’operazione “Security”, coordinata dalla D.D.A. di Milano) perchè ritenuto responsabile dei delitti di estorsione aggravata e associazione mafiosa finalizzata a commettere una pluralità di delitti di emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione Iva, omesso versamento IVA, appropriazione indebita, ricettazione, traffico di influenze, intestazione fittizia di beni, corruzione tra privati.
Gli accertamenti patrimoniali svolti sul conto dei due soggetti, ai fini dell’applicazione della misura di prevenzione, hanno evidenziato la sproporzione tra i redditi dichiarati rispetto all’effettivo patrimonio posseduto.
Il Tribunale di Catania, nell’ambito di due diverse attività di indagine, ha disposto la confisca dei patrimoni riconducibili ai predetti, stimati complessivamente in oltre 2.000.000,00 euro e composti da diversi rapporti bancari, autovetture, un’azienda operante nel settore agricolo, un fabbricato di pregio, 18 appezzamenti di terreno ubicati nei comuni di Palagonia e Ramacca, un’impresa individuale operante nel settore dell’arredamento.
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