Coronavirus, giù le serrande dei negozi del centro per protesta: “Siamo allo stremo, molti di noi chiuderanno per sempre”

Commercianti in ginocchio: in via San Vincenzo 17 negozi hanno già chiuso dopo il primo lockdown. La protesta prevista per mercoledì 28

Genova – Boom dei contagi e flop del commercio. I negozianti genovesi, in ginocchio già dopo il primo lockdown, ora non sanno proprio più a che santo votarsi.
“Rispetto alla perdita iniziale che viaggiava intorno al 70%, da questa settimana, con l’esplosione dei positivi, le nuove ordinanze restrittive e l’ultimo DPCM, si aggiunge un’ulteriore batosta del 50%”. A parlare è il vicepresidente della neonata associazione Commercio 3.0, Fabrizio Paradivino, che poi aggiunge un commento sullo smart working: “Per le vie del centro lo smart working è stato deleterio perchè qui i negozi lavorano sul passaggio e non sulla residenza. Vendiamo a chi entra ed esce dagli uffici, o a chi passeggia in pausa pranzo e fa shopping. Ecco, questi sono clienti che abbiamo perso”.

“Non ce ne facciamo niente dei contentini”

“Quello dei dehor gratis fino a giugno è solo un contentino cha ha dato il Comune. La situazione è gravissima”, ribadisce Paradivino spiegando che “ci siamo già indebitati a maggio aderendo al mutuo garantito dallo Stato ma non possiamo pensare di indebitarci ancora”, e sottolinea che i commercianti “non vogliono lavorare a costo di far morire le persone”, ma “dobbiamo sopravvivere anche noi”.
Quindi lancia un’accusa contro la scarsa organizzazione in ambito sanitario: “A marzo era inaspettato e ci stava che tutti brancolassero nel buio però si sapeva che sarebbe arrivata la seconda ondata e dunque a livello sanitario si poteva fare di più”.

La paura è dover chiudere a Natale

E sul commercio, non solo quello genovese, incombe la paura di entrare in lockdown sotto le feste natalizie. Sarebbe un colpo impossibile da superare perchè “per un esercizio commerciale, il Natale corrisponde al 40, 50% del fatturato. Se chiudiamo a Natale è la volta che non riapriamo più”, dice Paradivino che poi ci spiazza prospettando una valanga di chiusure: “Il 60% di noi, compreso me, potrebbe non riaprire più”.

Il silenzio dell’amministrazione

Numeri da tragedia che si sommano all’immobilismo dell’amministrazione.
“È da maggio che aspettiamo un incontro con il Presidente della Regione, ce lo ha promesso davanti alla stampa eppure dopo aver inviato decine e decine di pec siamo sempre in attesa”, commenta la presidente dell’associazione Commercio 3.0, Sara Garbarino, che tiene a sottolineare “che il Presidente Toti non si fa né vedere né sentire”.
E così il 28 ottobre i commercianti abbasseranno le serrande per protesta perchè ormai “siamo allo stremo e non sappiamo più cosa fare”, conclude Garbarino rimarcando che “nessuno ci ascolta, le banche se ne fregano, i crediti d’imposta non ci interessano, vogliamo che sia aperto un tavolo per risolvere i problemi del commercio. Non è possibile che sia tutto immobile”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.