Cene, viaggi all’estero e pure l’arredamento per l’ufficio: così si pilotavano gli acquisti di materiale medico all’ospedale di Chieti

Malasanità, acquisti fuori bando di gara e prezzi gonfiati: un’indagine durata un anno e un paziente che ci ha rimesso la vita

Chieti – Facevano acquistare alla Asl protesi a prezzo gonfiato: quattro indagati e due medici dell’Ospedale SS Annunziata sospesi. Per tutti, le ipotesi di reato vanno dalla turbativa d’asta alla maxi frode sanitaria, fino all’omicidio colposo.

Protesi lasciate a marcire inutilizzate

Le indagini, durate un anno, hanno messo in luce presunte condotte illecite nelle procedure di approvvigionamento di materiali e dispositivi medici utilizzati all’interno dell’unità operativa complessa di Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti.
Qui gli inquirenti avrebbero accertato l’esistenza di un articolato fenomeno di corruzione messo in atto dal primario di quel reparto fin dal 2011, “attraverso la predisposizione di richieste di acquisto di protesi cardiache attestandone la necessità e l’urgenza mediante false dichiarazioni di infungibilità del prodotto, così inducendo l’azienda sanitaria al loro costante approvvigionamento mediante procedura negoziata, e cioè fuori bando di gara, e in conto deposito”.
In realtà i prodotti “venivano lasciati inutilizzati, lasciati scadere o sperperati di proposito, per fare lievitare il volume degli acquisti della Asl e dunque i guadagni delle imprese fornitrici”.

Un consumo anomalo che però non ha insospettito la Asl

Nonostante “il consumo anomalo e spropositato di protesi cardiache e di altri dispositivi medici che venivano approvvigionati dall’Asl 2 Chieti al di fuori di qualsiasi procedura di evidenza pubblica e a prezzi più elevati rispetto ad altre aziende sanitarie”, si legge nelle carte della Finanza che c’era una certa “inerzia della governance dell’ASL 2 Chieti che, per circa 10 anni (dal 2009 al 2019), non ha mai espletato alcun bando di gara pubblica per l’acquisto di materiali e dispositivi medici per le necessità dell’U.O.C. di Cardiochirurgia”, e che ha favorito così il fenomeno corruttivo.
Infatti, secondo quanto accertato dalle indagini, “solo nel 2019 veniva predisposta e autorizzata la procedura per l’espletamento di una gara pubblica del valore di oltre 3 milioni di euro nel corso della quale venivano peraltro ulteriormente accertate condotte illecite da parte dello stesso primario, che erano volte ad influenzare la scelta dei contraenti mediante indebite pressioni nei confronti delle persone incaricate di redigere il capitolato tecnico della gara con il precipuo fine di favorire alcune ditte”.

Cene, viaggi all’estero, mobili per l’ufficio e posti barca

Secondo quanto è emerso dalle investigazioni, come contropartita l’imprenditore che riforniva l’ospedale con le protesi aveva provveduto all’acquisto e alla fornitura dei mobili necessari per arredare lo studio personale del primario presente all’interno del nosocomio: per un valore accertato di  27.000 euro. Inoltre, nel tempo, sono stati ulteriormente documentati cene e viaggi all’estero.

Al primario vengono contestati anche rapporti stretti con un secondo imprenditore che procurava al nosocomio altri tipi dispositivi medici.
“I loro incontri si svolgevano esclusivamente al di fuori degli ambienti ospedalieri mediante incontri riservati presso ristoranti o durante viaggi all’estero”, scrivono le Fiamme Gialle sottolineando come il comportamento del medico fosse consolidato: “Il primario, tra il 2017 e il 2019, aveva beneficiato quale contropartita per l’utilizzo in via prioritaria dei prodotti distribuiti dall’azienda di proprietà dell’imprenditore, dell’acquisto e della posa in opera del parquet su tutti i 200 mq del suo studio, più l’allestimento del bagno annesso (per un valore complessivo pari a 14.000 euro circa). A questo si aggiungono diversi viaggi e soggiorni a Cuba e il pagamento di numerose cene in ristoranti famosi della riviera adriatica. I contatti tra il primario e quest’ultimo imprenditore avvenivano anche attraverso un agente di commercio che risulta abbia pagato la riparazione e il posteggio della barca di proprietà del primario”.

Un macchinario inutile e un paziente morto

Ma non c’è limite al peggio.
Esiste, infatti, un secondo filone investigativo che colpisce il primario di cardiochirurgia e che riguarda l’ acquisto, con procedura d’urgenza e per una spesa di circa 95.000 euro, di una nuova macchina per assistenza ventricolare denominata Heart Mate 3.
Acquisto giustificato dalla necessità e urgenza di un intervento su un paziente il cui quadro clinico sarebbe stato talmente compromesso da non potersi prevedere altra soluzione terapeutica. Il paziente è poi deceduto alcuni giorni dopo l’intervento.
In realtà, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini e sulla base di una consulenza tecnica disposta dalla Procura di Chieti, “il paziente non solo non era in condizioni di gravità tali da dover essere sottoposto a simile intervento, ma risultava piuttosto candidabile a un’operazione di trapianto presso un centro specializzato”.

Le indagini hanno messo in luce che l’acquisto del macchinario – disposto in assenza di un’obbligatoria valutazione del comitato etico-scientifico, disposto nonostante il reparto disponesse di altre due apparati similari, e inducendo in errore il direttore generale facente funzioni pro-tempore dell’ASL -, sia stata fortemente voluta dal primario per consentire a uno dei due imprenditori che gli pagavano le mazzette di avviare un “nuovo esclusivo canale” di distribuzione.
E in proposito gli inquirenti hanno accertato e documentato “i contatti tra il primario, il direttore commerciale dell’azienda produttrice della macchina, un cardiochirurgo dell’ospedale di Padova e l’imprenditore stesso, per favorire quest’ultimo nell’apertura di un nuovo canale commerciale per la distribuzione degli Heart Mate 3”.

Un patto corruttivo consolidato nel tempo che garantiva un tornaconto sostanzioso a tutti i soggetti coinvolti, a spese della collettività e in danno del sistema sanitario nazionale che è finanziato attraverso la contribuzione fiscale.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.