Feste in lockdown? L’allarme del Censis: si brucerebbero 25 miliardi di euro di spesa delle famiglie
Facciamo parte di quella categoria che tra epiteti come sciacalli, portasfiga e seminatori di terrore, affiancati ai consueti giornalai e pennivendoli, tutti i giorni cerca di capire cosa succede e perchè succede. La fatica delle fatiche è individuare le fonti attendibili, anche quelle primarie.
E in un mare di esperti, che spesso veicolano dati fasulli come una banconota da tre euro, stamattina ci affidiamo al Censis per riassumere in poche battute come siamo messi.
Considerando che siamo a un passo dalla sospensione dei diritti sanciti dalla Costituzione, perchè manifestare è uno di questi diritti, sappiate che nonostante tutto la metà degli italiani è disposta ad accettare le restrizioni per la seconda ondata dell’epidemia solo perché è convinta che a breve arriveranno una cura risolutiva o il vaccino. E questa opinione ce l’hanno soprattutto i cittadini del Sud (il 55,2% rispetto alla media nazionale del 49,7%) e gli anziani (il 53,5%). La scadenza di questa sopportazione, secondo il rapporto Censis-Confimprese, sarà il Natale, oltre il quale la tenuta psicologica degli italiani potrebbe crollare.
Se crollano i consumi, crolla l’Italia
Dopo il caro prezzo pagato, in termini di vite umane e di perdita economica, nella prima fase dell’emergenza sanitaria, abbandonato lo spitrito di conservazione, ci siamo (molti si sono) lasciati andare a un’estate un po’ disinvolta. O almeno lo hanno fatto quelli che avevano ancora un po’ di soldi in tasca o in banca. Nel mentre la classe politica avrebbe dovuto, tra un prosecchino e l’altro, sistemare un po’ le cose per farci arrivare all’autunno in relativa tranquillità. Ma il consueto refrain “io speriamo che me la cavo perchè intanto il welfare in Italia lo fanno i pensionati” ha fatto sì che arrivassimo in autunno con l’annunciata recrudescenza del virus ma senza nessun cambiamento sostanziale. Il San Martino di Genova, ad esempio, recluta solo adesso un po’ di infermieri e OSS, che però andranno istruiti, inquadrati negli organici e che dovranno anche prendere confidenza con procedure e protocolli.
Il sistema dei trasporti è rimasto immutato. E abbiamo scoperto, ma lo sapevano e non ci volevamo credere, che ci sono categorie di cittadini e lavoratori che sono sacrificabili perchè la loro “attività produttiva” non è “essenziale e strategica”.
Crollo dei consumi: -229 miliardi di euro
In questo quadro il rapporto del Censis stima “un crollo dei consumi per un valore complessivo di 229 miliardi di euro (-19,5% in termini reali in un anno), a cui sarebbe associato un catastrofico taglio potenziale di posti di lavoro, fino a 5 milioni di unità. Il solo retail subirà una sforbiciata di 95 miliardi di euro di fatturato (-21,6%) e nel comparto si rischia la perdita di oltre 700.000 posti di lavoro”.
E se nel periodo delle feste natalizie venissero approvate restrizioni paragonabili al lockdown di primavera, “finirebbero in fumo 25 miliardi di euro di spesa delle famiglie. Con il Natale come deadline di tenuta degli italiani, il tracollo dei consumi è da evitare a ogni costo”.
Se si spegne la volontà di resistere
Nella prima ondata, quasi 4 milioni di famiglie hanno già fatto ricorso a prestiti e aiuti da parte di familiari e amici, soprattutto quelle con redditi bassi (il 25%). Le reti di sostegno informale sono state spremute, e ora per chi entra in sofferenza è alto il rischio di ritrovarsi solo.
Così, paura e incertezza colpiscono chi ha i redditi più bassi, il 60,3% contro il 37,2% medio, e si tagliano i consumi per risparmiare soldi da utilizzare in caso di necessità.
Per contro, il 76,9% degli italiani ritiene che “sostenere i consumi è una priorità per il benessere delle persone e per dare un supporto concreto all’economia in questa fase difficile. Il 15% del campione intervistato sostiene che il lockdown costa troppo”. E in effetti le chiusure sono un sistema estremo per affrontare il virus, poi bisognerebbe studiare soluzioni differenti.
In questo senso, per il 43,3% degli italiani per garantire il giusto equilibrio tra la tutela della salute e la difesa dell’economia bisognerebbe distinguere il rischio di contagio nei diversi territori, blindando quelli ad alto rischio e allentando la presa sugli altri. Per il 30% la tutela della salute impone lacrime e sangue, quindi è inevitabile la sofferenza economica.
Il Covid-19 ha messo in discussione il nostro modello di vita
“Per il 57,1% degli italiani il benessere soggettivo dipende molto dalla libertà di acquistare i beni e i servizi che si desiderano. Il 79,4% sostiene che gli acquisti riflettono la propria identità e i propri valori. Per il 70,3% i consumi sono un pilastro della libertà personale, perché poter comprare le cose che si desiderano è una parte importante dell’autonomia individuale”.
Poi ci sono intere sacche di popolazione che non hanno desideri perchè sono senza un quattrino in tasca.
E parliamo di quella enorme fetta di inoccupati, disoccupati, licenziati, precari, sottoproletari, che alimentano l’esercito dei nuovi poveri che ormai avrà sfondato quota 5 milioni. Ma i dati aggiornati ci saranno nel 2021.
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.