Chi lavora nei negozi ancora aperti vive nell’incertezza. Filcams-CGIL: “Dipendenti in lacrime, dopo anni di sacrifici”
Genova – Il 21 settembre scorso, Scarpe&Scarpe ha chiuso il punto vendita di Rivarolo e progressivamente altri 10 negozi della catena in tutta Italia – a Calenzano (Fi), Cornaredo e Vauzaghello (Mi), Latina, Marcon (Ve), Milazzo (Me), Quartu (Ca), Roma Fiumicino, Roma Ikea e Roma Romanina -, annunciando per fine novembre tre nuove chiusure ad Ascoli, Bologna Borgo, e Palermo Ingastone.
“L’azienda ha lasciato le lavoratrici e i lavoratori dentro una scia di lacrime e disperazione, lavoratrici e lavoratori che per anni hanno creduto nel suo progetto e nelle sue strategie di espansione commerciale”, scrive Alessandro Brusatin di Filcams CGIL Genova che poi si fa megafono delle ansie dei dipendenti: “Anni di sacrifici senza mai tirarsi indietro davanti alle necessità organizzative e di carichi di lavoro, con l’unico obiettivo di far funzionare al meglio i punti vendita. Anni in cui molto spesso la famiglia è venuta dopo i bisogni aziendali”.
L’azienda torinese, che è alle prese con la procedura di pre-concordato, “ha guardato soltanto ai freddi numeri”, continua Brusatin aggiungendo che “gli errori fatti dalla direzione aziendale non possono e non devono ricadere su chi per vivere ha bisogno di lavorare. Purtroppo, in questo momento di emergenza sanitaria e nel rispetto delle ordinanze Regionali, su Genova non ci è possibile fare azioni di protesta di piazza come si stanno organizzando in altre città, ma una cosa è certa: come Organizzazione Sindacale non possiamo e non vogliamo guardare saracinesche che si abbassano senza fare nulla; non lo meritano i lavoratori che sono rimasti senza occupazione e non lo meritano i lavoratori che non hanno certezze sul destino dei loro punti vendita ancora aperti”.
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