Ambulanze ferme per ore davanti agli ospedali per riavere le barelle, a rischio gli interventi delle pubbliche assistenze genovesi

Così il presidente della Croce Verde Pegliese, Flavio Gaggero: “Se si fermano le pubbliche assistenze si ferma tutto”

Genova – Seconda ondata, stesse carenze?
Sembrerebbe di sì. Perchè tra l’impennata dei ricoveri e i pronto soccorso presi d’assalto, il film è lo stesso già visto qualche mese fa.
E se oggi almeno tamponi e mascherine sembrano esserci, non è così ad esempio per le barelle. A rimetterci sono le pubbliche assistenze che si ritrovano con le ambulanze prigioniere all’interno del perimetro dei nosocomi, a far da tappabuchi dove le lettighe scarseggiano. E il territorio resta scoperto perchè non possono riprendere servizio.

Altra ferita aperta dalla prima ondata e sulla quale si pensava che l’amministrazione stesse intervenendo è quella dei rimborsi.
Alle croci, che si devono comprare tutto, non è arrivato un soldo per i DPI i cui costi nel frattempo sono triplicati come nel caso dei guanti: se prima del lockdown una scatola da 100 pezzi la pagavano intorno ai sei euro più l’IVA, adesso arriva a costare 18 o 19 euro più IVA.

Nessun ristoro neppure per gli acquisti del gel mani, né per le taniche di disinfettante al cloro da usare sulle ambulanze, né per i danni subiti dalle stesse ambulanze per colpa dei lavaggi aggressivi previsti dal protocollo regionale per le sanificazioni.
Insomma il solito ginepraio. Ma intanto le pubbliche assistenze continuano ad anticipare soldi avendo ottenuto solo qualche piccola agevolazione sull’IVA.
Una situazione al limite dell’ingovernabile e che mette a dura prova la tenuta del sistema.
“Siamo in braghe di tela e non riusciamo più ad andare avanti. Nessuno ci aiuta perchè pensano che il volontariato debba procedere con i propri mezzi”, ci ha detto Flavio Gaggero, il presidente della Croce Verde Pegliese, che poi  ha aggiunto: “Se si fermano le pubbliche assistenze si ferma tutto, potete chiamare chi volete ma non arriverà nessuno”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.