Secondo la Corte, tra il 2008 e il 2017 l’Italia avrebbe violato in maniera “sistematica e continuata” i valori limite fissati per il Pm10
Lussemburgo – È arrivata oggi la sentenza della Corte di Giustizia UE che accoglie il ricorso della Commissione Europea contro l’Italia per il superamento “continuato e sistematico” dei valori di PM10 nell’aria di alcune zone del Paese. Un fenomeno che, denuncia la Corte, “è ancora in corso”.
La pronuncia, che chiude il primo ciclo di un procedimento per inadempimento avviato dalla Commissione Ue nei confronti del nostro Paese già nel 2014, rimarca come “non ha adottato a partire dall’11 giugno 2010 misure appropriate per garantire il rispetto dei valori limite fissati” e ci condanna al pagamento delle spese.
Il nostro Paese, dunque, è un malato cronico d’inquinamento atmosferico, cui sono riconducibili circa 60 mila morti premature ogni anno. Morti di cui non deve importante molto se è vero che nel 2016, la Commissione ha inviato una lettera di messa in mora complementare e poi, non avendo ottenuto risposte soddisfacenti, ha avviato nel 2018 il ricorso alla Corte di Giustizia.
E proprio lo scorso gennaio, nell’edizione del rapporto Mal’Aria di Città 2020, anche Legambiente aveva tracciato un bilancio decennale del fenomeno, prendendo come riferimento i dati della sua campagna “Pm10 ti tengo d’occhio” relativi a 67 città italiane che almeno una volta sono entrate nella speciale classifica, rilevando inadempienze e sforamenti continui.
In particolare, rilevava l’associazione ambientalista, il 28% delle città italiane prese in esame nell’ultimo decennio ha superato i limiti giornalieri di Pm10 tutti gli anni (10 volte su 10), il 9% lo ha fatto 9 volte su 10, mentre il 12% è andato oltre 8 volte su 10. Tra le città “fuorilegge” per numero totale di giorni d’inquinamento registrati Torino, Frosinone, Alessandria, Milano, Vicenza e Asti. Dati che evidenziano infrazioni sistematiche non più tollerabili.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.