Tirreno Power: al via l’iter autorizzativo per due nuovi impianti a gas fossile, a Vado Ligure e Civitavecchia. Legambiente: “Fermiamo la corsa al gas”

Ciafani (Legambiente): “Non esiste nessuna ragione tecnica, ambientale, di sicurezza, climatica, economica, di transizione che giustifichi in Italia la realizzazione di nuove centrali a gas”

Savona – È notizia di pochi giorni fa che Tirreno Power ha presentato le istanze per l’avvio degli autorizzativi per la valutazione dei progetti di realizzazione di due nuovi impianti a gas fossile nei siti di Civitavecchia e Vado Ligure.
“Non esiste nessuna ragione tecnica, ambientale, di sicurezza, climatica, economica, di transizione che giustifichi in Italia la realizzazione di nuove centrali a gas, che ricordiamo essere una fonte fossile quindi anch’essa responsabile dell’emissione di gas climalteranti”, scrive il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, in una nota stampa.

Il riferimento dell’associazione ambientalista va certamente alle dichiarazioni di Tirreno Power che sostiene di “rispondere alle esigenze contenute nel Piano Nazionale Energia e Clima del Governo Italiano (PNIEC)” e che i nuovi impianti che l’azienda sta valutando “rappresentano la soluzione più virtuosa per efficienza e basse emissioni a supporto della transizione energetica che porterà a un sistema di generazione elettrica con alta prevalenza di fonti rinnovabili”.

Per affrontare la transizione energetica, in realtà, al nostro Paese non serve nuova potenza a gas.
Dal 2003 ad oggi, in effetti, grazie al decreto sblocca centrali dell’allora governo Berlusconi, è stata realizzata una sovrabbondanza di centrali che, tra l’altro, lavorano per un numero di ore l’anno totalmente inefficiente, circa 3.200. Un numero che basterebbe portare a 4.000 per sopperire alla chiusura delle centrali a carbone e rispondere a tutte le esigenze di sicurezza e flessibilità della rete.

“Inaccettabile quindi la scusa che tutte queste nuove centrali servano per affrontare la transizione”, continua la nota precisando che si tratta di “impianti che non trovano ragioni tecniche e ambientali, ma neanche economiche visto che si terranno in piedi solo grazie al nuovo sussidio del Capacity Market. Risorse che andrebbero investite in questi territori, adottando soluzioni credibili e radicali per ridurre le emissioni di CO2, semplificando le procedure autorizzative e garantendo un ruolo sempre maggiore alle fonti rinnovabili e ai sistemi di accumulo che in altre parti del mondo sono la soluzione per rispondere a tutte le necessità di produzione e sicurezza della rete”.

Andrebbe considerato, ad esempio, che Savona è una delle province liguri più avanti in tema di eolico, con quasi 41 MW realizzati e 19 parchi eolici e l’avvio di un nuovo progetto in località Rocche Bianche a Quiliano,  e che, se l’obiettivo è quello delle emissioni zero nette al 2040, ogni nuova centrale non farà altro che allontanare questo Paese e i suoi territori dal traguardo.

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