L’antefatto
Parlare di Hezbollah
Per parlare di Hezbollah oggi, bisogna conoscere la storia dei movimenti islamici degli ultimi 50 anni ricostruendo e contestualizzando il ruolo di questi movimenti in base agli obiettivi che volevano attuare, e cioè consolidare la tradizione islamica in contrapposizione con le politiche espansionistiche occidentali.
“Il Partito di Dio” nasce nei primi anni ’80 come movimento armato contro l’invasione israeliana nel Libano meridionale, per trasformarsi, via via, in partito politico a sostegno dei bisogni della popolazione.
Hezbollah, punto di riferimento della comunità Sciita, grazie a un’organizzazione ramificata e sofisticata è dotato di una vera e propria struttura finanziaria di assistenza alla popolazione.
E da una collocazione marginale nel sud del Libano, grazie alle sue politiche di “welfare”, l’influenza di Hezbollah cresce in maniera rapida fino a diventare l’ago della bilancia negli equilibri politici ed economici anche nei rapporti internazionali.
Nel 2005, con il governo Fouad, il movimento del “Partito di Dio” arriva ad occupare ben 3 ministeri.
Shura e Jihad
Hezbollah è composto da due organi, il Consiglio della Shura, istituzione di guida politica, spirituale e di gestione delle attività sociali e di welfare, e il Consiglio del Jihad, con all’interno milizie adibite al controllo e alla sicurezza del territorio. A capo del partito, c’è Hassan Nasrallah, salito al comando di Hezbollah nel 1992 dopo l’uccisione da parte delle forze israeliane del precedente leader Abbās Al-Musāwī.
Operazione Leonte
La componente militare di Hezbollah è stata anche usata per arginare l’offensiva israeliana nell’invasione del Libano nel 2006. In quell’occasione, dopo qualche mese di scontri, intervennero le forze di pace dell’ONU tra cui i nostri caschi blu dell’operazione “Leonte”.
Fu fallimentare l’intento di smilitarizzare Hezbollah da parte delle forze di pace, principalmente per il forte radicamento del movimento nel tessuto sociale del Paese e poi perché i militari impegnati contro le forze israeliane erano, benché addestrati, in gran parte civili e quindi molto difficili da identificare. Ricordo un ufficiale che al tempo mi disse: “Come si può pensare di disarmare un veterinario o un panettiere che neanche sai che sono armati?”.
Hezbollah agisce su due livelli, all’interno del sistema politico libanese e al suo esterno. Al suo interno si muove nei limiti della Costituzione per poter agire come forza di governo e all’esterno, tramite il “Jihad”, si può occupare di assistenza sanitaria o servizi sociali che spesso il governo libanese non è in grado di garantire.
Hezbollah, un impero finanziario
Ma l’organizzazione assume anche la forma e la forza di una vera e propria holding finanziaria, perché attraverso la “Fondazione dei Martiri” e la più importante associazione “Jihad Al Binaa”, gestisce un impero economico fatto di banche, ospedali, società di consulenza, aziende di costruzione edilizia, negozi, supermercati e pozzi petroliferi.
Visto l’efficace livello organizzativo sul territorio libanese, i militari di Hezbollah sono stati indispensabili ai caschi blu per mantenere l’ordine sociale che ha poi portato al “cessate il fuoco” e alla successiva pacificazione, soprattutto nel Libano del Sud. Infatti sono proprio le Nazioni Unite a non considerare Hezbollah un’organizzazione terroristica, anche se allo stesso tempo diversi Stati come USA, Francia e Olanda, sono di parere opposto.
Per quanto riguarda l’Unione, il Parlamento europeo ha adottato il 10 marzo 2005 una risoluzione, non vincolante, che di fatto accusa Hezbollah di aver condotto attività di stampo terroristico. L’ONU ed alcuni Paesi dell’Unione Europea, compresi l’Italia, la Germania e la Spagna, pur esprimendo riserve e critiche nei confronti di Hezbollah, non lo considerano un’organizzazione terroristica e, a più riprese, nell’estate del 2006, ministri e alti funzionari delle Nazioni Unite, di questi Paesi e dell’Unione Europea hanno riconosciuto Hezbollah come un interlocutore politicamente legittimo e un membro della coalizione che sostiene il governo libanese, incontrandone i ministri al pari di quelli affiliati ad altre forze politiche.
Hezbollah e il mondo arabo
Ma Hezbollah gioca un ruolo importante anche nell’ambito del mondo arabo. Per la maggioranza dei paesi arabi il movimento è considerato legittimo ma paesi come Arabia Saudita, Egitto, Giordania e gli Stati parte del Gulf Cooperation Council lo accusano di atti terroristici e di destabilizzare la regione. Questo giudizio è dovuto al fatto che uno dei maggiori finanziatori del “Partito di Dio” è l’Iran.
Certo che se Hezbollah è un’organizzazione con due teste, una che mira a farsi accettare come partito o movimento che opera nel rispetto delle leggi anche internazionali, e l’altra che gestisce una forza militare addestrata e ben equipaggiata che sarebbe in grado di intervenire o organizzare atti terroristici di grande portata, rimane pur sempre il fatto che dal punto di vista accademico perimetrare cosa sia un’organizzazione terroristica non è affare semplice.
Definire i terroristi
Ma semplificando, se accettassimo come buoni i punti che molti “esperti” ritengono sufficienti per bollare un movimento come terrorista, e cioè, la minaccia o l’uso della violenza, anche su obiettivi civili, per raggiungere uno scopo politico, noi europei finiremmo dritti contro un muro in buona compagnia con una dozzina di gruppi di bombaroli medio orientali. Dovremmo accettare che gli attacchi su Gaza, “Piombo fuso” o “Margine di Protezione” che hanno visto centinaia di vittime civili vengano rubricati come atti di terrorismo, e lo stesso vale per i bombardamenti francesi in Mali nel 2013 nell’operazione “Opération Serval”. Per non parlare di “Allied Force” che vide anche noi italiani impiegati nei bombardamenti su Belgrado dove le vittime serbe furono centinaia.
Il “Partito di Dio” nella guerra del 2006
I Rapporti tra Hezbollah e l’Italia sono buoni, come lo erano con le forze UNIFIL nel 2006 e le truppe italiane in Libano.
Quando le nostre truppe arrivarono in Libano, non ebbero problemi proprio perché il Movimento Hezbollah aveva dato precisi ordini alla popolazione su come doveva interfacciarrsi con i caschi blu e i giornalisti. Fu organizzato un cordone di sicurezza persino a “Fatima Gate”, nel sud del Libano, il punto di maggior vicinanza con Israele, perché nessuno rimanesse ucciso dai cecchini israeliani. L’altra garanzia che fu concordata era la possibilità per le aziende italiane ed europee di continuare a gestire i propri affari senza correre il rischio di subire danni, sia economici che in termini di vite umane.
Il ruolo, le caratteristiche e le responsabilità di Hezbollah sono oggetto di discussioni e analisi da qualche decennio. C’è una letteratura ancora parziale che sta cercando di approfondire le responsabilità e i ruoli ricoperti dal “Partito di Dio” sin dagli anni ’80, al fine di valutare con un buon margine di esattezza le responsabilità del movimento libanese in alcune operazioni terroristiche.
I tratti certi di Hezbollah sono la sua natura rivoluzionaria, la capacità di penetrazione politica anche internazionale e la sua funzione di snodo tra il mondo occidentale, quello degli affari, e il mondo medio orientale, diviso tra affari e religione.
Tutto troppo complicato e non alla portata di un politico locale della rieletta amministrazione regionale che farebbe meglio a occuparsi di olive, pesto, vermentino e focaccia invece di andarsi a infilare in argomenti di cui non ha competenza. Peraltro con il rischio di mettere in difficoltà le numerose aziende italiane che lavorano in Libano o in posti nell’orbita Hezbollah.
fp
Foto Fabio Palli © riproduzione riservata
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.