Nel report della Commissione pari opportunità dell’Ordine emergono significative differenze tra i sessi
Genova – La parità di genere deve ancora essere realizzata anche nelle professioni cosiddette “liberali”. Lo mostra uno studio realizzato dalla Commissione pari opportunità dell’Ordine dei commercialisti di Genova e presentato nel corso dell’assemblea telematica. In chiusura 2020 il “bilancio di genere” accompagna il bilancio economico e quello sociale dell’Ordine.
Paolo Ravà: “Promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne”
«Il gender budget, secondo la definizione del Consiglio d’Europa del 31 marzo 2004, rappresenta l’adozione di una valutazione d’impatto del genere nelle politiche di bilancio – spiegano Paolo Ravà presidente dell’Ordine e Fabrizio Moscatelli, consigliere delegato alle pari opportunità – E quel bilancio integra la prospettiva del genere a tutti i livelli della procedura di bilancio e ristrutturando le entrate e le uscite per promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne».
C’è molta strada da compiere?
Gli iscritti all’albo dei commercialisti ed esperti contabili di Genova sono sono 1737 di cui 608 donne (il 35% del totale). In Liguria le donne rappresentano il 37,6%, in Italia – dove gli iscritti ai 131 Ordini territoriali sono 118.775 – sono esattamente un terzo: il 33,1%.
Ma, così come accade anche nella maggior parte degli altri lavori, una differenza significativa si nota a livello di reddito. Una commercialista genovese nel 92% dei casi ha ricavi annui al di sotto dei 100mila euro lordi, come il 54% dei commercialisti maschi i quali, però, nel 31% dei casi dichiarano tra 100 e 200 mila euro (come il 4% delle donne) e nel 15% dei casi superano i 200 mila euro (ancora come il 4% delle colleghe). Eppure il 73% delle donne dichiara di lavorare da 40 a 50 ore settimanali, come il 61% dei colleghi e il 19% (contro il 26% dei maschi) denuncia orari supriori alle 50 ore.
Anche nell’assegnazione degli incarichi si nota, secondo questo studio, una differenza di genere: quelli più appetibili dal punto di vista del contenuto e finanziario vanno soprattutto agli uomini. Gli incarichi giudiziali sono maschili per oltre il 75%, mentre quelli legati agli enti territoriali sono in netta maggioranza “femminili”.
L’84% dei commercialisti è favorevole allo smart working
L’indagine ha voluto anche analizzare la propensione dei commercialisti genovesi allo smart working, che ha ottenuto l’84% di pareri favorevoli. Chi si é dichiarato diffidente verso questo sistema di lavoro ha addotto ua serie di motivazioni che, forse, valgono soprattutto nei grandi studi professionali: mancanza di controllo effettivo dell’attività dei collaboratori, preferenza (anche psicologica) della presenza fisica in ufficio, richio di minor produttività, difficoltà di coordinamento.
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