Catania – La DIA di Catania ha sequestrato beni per un valore di 2 milioni di euro a Raffaele Donzelli, imprenditore nel settore del recupero e della trasformazione di materie plastiche nella provincia di Ragusa.
Donzelli, ritenuto vicino alla cosca “Dominante – Carbonaro” ec considerato socialmente pericoloso, era stato arrestato nel maggio del 2019 per bancarotta fraudolenta. Con l’aiuto dei genitori, della moglie e delle sorelle aveva organizzato il recupero di materiali plastici mediante l’uso di società costituite appositamente e poi fatte fallire e svuotate dei beni.
Imprenditore affiliato al clan Dominante –Carbonaro
La sua affiliazione al clan “Dominante –Carbonaro” è dimostrata da numerosi elementi raccolti e confluiti nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere dell’ottobre 2019 confermata dal Tribunale del riesame un mese più tardi. Da ciò era scaturita, nel gennaio 2020, un sequestro nei confronti del padre, Donzelli Giovanni, il quale aveva avuto significativi rapporti con l’associazione di stampo mafioso riferibile alla “Stidda”, essendosi prestato ad offrire rifugi e covi per i latitanti e mettendo a disposizione la propria casa per le riunioni tra gli esponenti dell’organizzazione mafiosa vittoriese e quelli appartenenti ad altri clan.
Estorsioni e riciclaggio
Ma a carico di Donzelli pesano anche le numerose dichiarazioni dei collaboratori che hanno chiarito come l’imprenditore ragusano si fosse arricchito utilizzando il denaro frutto delle estorsioni gestite dal gruppo “Dominante-Carbonaro” che, decimato dalle sentenze di condanna e paventando provvedimenti restrittivi, aveva affidato il proprio “capitale” a soggetti insospettabili, affinché lo reinvestissero in attività economiche apparentemente lecite.
E in effetti Raffaele Donzelli i soldi della mafia li aveva investiti nel riciclaggio della plastica e nel settore dell’abbigliamento.
Le intimidazioni ai concorrenti
E’ così che in diverse conversazioni telefoniche, Donzelli Raffaele descriveva le dinamiche concorrenziali del settore nonché i metodi criminali per mezzo dei quali se ne acquisiva il controllo, estromettendo di fatto i potenziali concorrenti. La sfrontatezza e l’arroganza delle affermazioni “che le sue aziende avrebbero prevalso su altre rivali …”, …“le raccomandazioni a non fare minchiate (rivolte ad un raccoglitore di plastica) altrimenti succede la guerra !!…” erano frutto del sostegno del clan che per effetto dell’intimidazione sistematica esercitata nei confronti dei raccoglitori di materie plastiche, induceva questi ultimi a desistere dal prelevare la plastica dismessa dalle serre, sbaragliando ogni tipo di concorrenza, costretta anche a chiudere la propria catena produttiva.
Il sequestro di oggi nei confronti di Donzelli, ammonta a circa 2 milioni di euro e comprende due aziende operanti nel settore dell’abbigliamento, due autovetture, una moto , conti correnti e disponibilità bancarie.
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