Una mobilitazione organizzata dal Circolo “Nuova ecologia” di Legambiente, dal WWF, Italia Nostra, Attac Genova, Rinascimento Genova, Ecoistituto ReGe, Medicina democratica, dal Comitato contro la cementificazione di Terralba, dal Comitato Acquasola e Sì Tram
Genova – “La pandemia ha distrutto le vite di tante persone e ha travolto le abitudini di tutti. Abbiamo imparato quanto sia precario l’equilibrio che sostiene le nostre vite, che ci nutre e protegge. Questo potrebbe essere l’ultimo avvertimento prima della catastrofe”.
Comincia così la nota stampa degli attivisti che sabato prossimo, alle 16 in piazza San Lorenzo, hanno organizzato un flash mob per dire basta “all’esplosione dei consumi di risorse naturali non rinnovabili” che “stanno alterando drammaticamente i cicli naturali ai quali la nostra specie si è adattata in un arco di milioni di anni”.
“Siamo a un bivio”, continuano nella nota puntando il dito contro chi ostacolerebbe la decrescita: “Vogliono farci credere che uno stile di vita più sobrio e naturale ci imporrebbe dei sacrifici. È vero invece il contrario. Ora ci impongono sacrifici sul necessario come la salute, l’istruzione, il cibo sano, per darci il superfluo” e così “oggi la miseria più estrema convive con lo spreco”.
E poi sul trasporto pubblico precisano che “davanti alla necessità di aiutare il piccolo commercio, la rete di negozi, ristoranti e bar che animano la città, il Comune di Genova avrebbe potuto seguire la via della vita: autobus gratis, nuove isole pedonali, piste ciclabili ben fatte, percorsi pedonali. Invece ha nuovamente optato per la cultura della morte, come i parcheggi gratis in centro. È come se il Sindaco avesse detto che non vale la pena di prendere l’autobus”.
Per non parlare della sordità alle istanze degli ambientalisti che il 13 novembre hanno presentato al Comune 8 proposte concrete per migliorare la vivibilità cittadina, buone pratiche che sono rimaste in qualche cassetto per “l’inerzia di un’Amministrazione legata, come lo erano anche le precedenti di opposto colore politico, alla cultura della centralità dell’automobile”.
E così hanno deciso di scendere in piazza “per la conversione ecologica, per una società che di fronte alle comuni avversità non divida la popolazione in sommersi e salvati, ma si prenda cura di tutti allo stesso modo”.
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