Cosa Nostra: torna in carcere Giuseppe Costa, uno degli aguzzini del piccolo Di Matteo

Scontata la pena per il sequestro, Giuseppe Costa aveva subito ripreso a gestire gli affari delle famiglie mafiose

Trapani – Aveva costruito in casa sua la cella in muratura dove Cosa Nostra tenne segregato il piccolo Giuseppe Di Matteo, rapito nel novembre del 1993 e poi sciolto nell’acido tre anni dopo.
Anche per questo Giuseppe Costa era finito in carcere con una condanna a vent’anni, passati senza mai collaborare con gli inquirenti e ricevendo il sostegno economico della mafia trapanese, riconoscente per il suo contributo nel sequestro.

La spesa per i carcerieri del piccolo Di Matteo

E in effetti casa sua era stata scelta dal boss Vincenzo Virga su richiesta diretta dei Corleonesi di Leoluca Bagarella e di Matteo Messina Denaro, il superlatitante a capo del mandamento di Castelvetrano.
Si legge nella sentenza definitiva che Costa, “testimone dell’arrivo del piccolo Di Matteo chiuso nel portabagagli e incappucciato, si presentava puntuale tutte le mattine nella casa-prigione, chiedendo ai carcerieri quali generi alimentari gradissero, e provvedendo al loro acquisto”.

L’arresto di stamattina

Tornato in libertà a febbraio 2017, secondo i Pm della DDA di Palermo aveva rinsaldato da subito i suoi rapporti con i vertici dei mandamenti di Trapani e  Mazara del Vallo, appena scarcerato.
Il suo ruolo? Controllare l’aggiudicazione di appalti, le speculazioni immobiliari, la risoluzione di dissidi tra privati, l’attività intimidatoria, il riparto dei proventi delle attività illecite.
Nel giro di qualche settimana, insomma, Costa era passato da carcerato a tutore degli interessi di Cosa Nostra, in particolare nel ciclo del cemento dove aveva preso il controllo della Calcestruzzi Barone Srl di San Vito Lo Capo.

Di più. Dalle registrazioni delle cimici dell’operazione Scrigno, gli inquirenti hanno appurato che Costa partecipò anche alla mobilitazione delle famiglie siciliane per truccare le elezioni regionali del novembre 2017 in favore di Ivana Inferrera, candidata non eletta e poi arrestata nel corso della stessa operazione.

Stamattina i Carabinieri e gli agenti della Dia di Trapani lo hanno riportato in carcere, su disposizione del Gip del tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.