Resistenza, resistenze, resilienze e supermercati

La capitolazione di Lega Coop

Mi sono interrogato e ancora mi sto interrogando sorpreso, o forse no, dalle ultime novità di questo finale di 2020. Passato alla storia, ormai come “annus horribilis”, degno di una maledizione di Nostradamus.
Tanto per dire e per fare un esempio, attendendo le ultime restrizioni del DPCM e il gioco Strega/Conte/Giuseppi comanda colore: “Terremoto a Milano e non sull’Appennino – come osserva una mia amica social – e l’eruzione sull’Etna”. Domandandosi “quanti giorni mancano alla fine del 2020?”. E ancora tempesta di neve eccezionale a New York in preda ai contagi. Tanto per creare almeno qualche disagio alla campagna vaccinale appena iniziata.
E, comunque, sviato dall’ultima polemica che ha intasato Facebook e succedanei o surrogati, quella seguita ai fasti dell’inaugurazione degli avveniristici padiglioni di Esselunga in via Piave, con vista mare, a due passi dalla promenade di corso Italia. Querelle, a dire il vero antica tanto da aver spinto già nel 2007 il patron dell’impresa della grande distribuzione “Supermarkets italiani”, Bernardo Caprotti, a un libro velenoso dal titolo “Falce e carrello”. Libro di denuncia, più o meno di parte, in cui l’autore, morto nel 2017, intendeva dimostrare, dati e cifre alla mano, come la politica attraverso il braccio armato delle cooperative della Lega, era riuscita a mettere le mani anche sulla spesa degli italiani. E spiegava meglio l’autore quanto quest’alleanza, fatta di accordi sottobanco e monopoli, pesasse allora sul costo degli acquisti alimentari. Un libro un tempo disponibile nei punti di vendita di Esselunga e perfino nei reparti libri di alcuni negozi Coop.

Un’inaugurazione rivoluzionaria

Logico quindi che l’apertura di Esselunga, dopo anni di tentativi vani, in una città come la nostra, governata per decenni da giunte di centrosinistra, debba essere strombazzata come un evento, per così dire…. rivoluzionario. Nel vero senso della parola. E mi si perdoni l’ipotetica, ancorché palese, contraddizione in termini.
Una polemica vetusta, e perfino ormai logora, quella sullo strapotere Coop sul nostro territorio, passata anche attraverso i ricorrenti appalti del tempo che fu a Coopsette. Solo che poi i tempi cambiano.
Scriveva in marzo Enrico Tidone su “La Gazzetta di Reggio”: “La crisi di quattro cooperative reggiane delle costruzioni ha portato a una tra le più grandi distruzioni di patrimonio collettivo avvenute negli ultimi dieci anni in Italia. Con la liquidazione dei due colossi Coopsette e Unieco, e i concordati di Cmr e Orion, sono stati sbriciolati 600 milioni di euro nel giro di un triennio. Un patrimonio netto creato in un secolo di vita di queste cooperative, calcolato per difetto se si guarda ai valori ora negativi, portati ben al di sotto dello zero da una montagna di debiti accumulati dalle quattro sorelle: ben 1,5 miliardi di euro, abbastanza da far tremare le vene ai polsi di una multinazionale straniera”. Insomma i tempi cambiano, anche per la politica.
Giusto un anno fa, proprio nel giorno del compleanno di Papa Francesco che ricorre oggi, il governatore Giovanni Toti, già in corsa per la rielezione, annunciava lo sbarco a Genova di Esselunga nei 1495 metri quadrati di vai Piave e la data di avvio dei lavori fissata per gennaio di quest’anno. Proclama pronunciato lasciandosi andare ad una frecciata al mondo della grande distribuzione, ma soprattutto diretta a Lega Coop: “Una boccata di ossigeno sul fronte della concorrenza. Genova nuovamente capace di attrarre investimenti”. Con tanto di cronoprogrammi completamente rispettati visto che conclusione dei lavori e inaugurazione erano già allora previsti entro la fine del 2020. Con inclusa una grande festa -… da fare girar la testa -,  e dichiarazioni di rito del duo di “gemellini siamesi”, Giovanni Toti e Marco Bucci: “Abbiamo fatto un regalo al libero mercato”. Concetto ribadito anche dall’amministratore delegato di Esselunga Sami Kahale nel corso della cerimonia: “È un giorno speciale, anzi specialissimo. Un giorno storico perché dopo 36 anni dal primo tentativo abbiamo il primo negozio a Genova. E questo è sicuramente un record negativo, ma noi oggi siamo felici”.
Lunghe code di auto con manipolo di vigili per districarle in corso Italia e folla all’entrata. Oltre a Bucci e Toti il coordinatore ligure del suo partito, il senatore Sandro Biasotti che, casualmente, ha venduto l’area su cui sorge il supermercato.

Scatta la polemica sulla salvaguardia degli esercizi di zona

Poi ci sono le polemiche, quelle politiche e quelle non. Con annesse dichiarazioni, da un parte e dall’altra, tra chi vede nel nuovo supermercato una benedizione per la città, per il commercio, per le assunzioni e per i clienti e chi, al contrario, pronostica chiusure a raffica per gli esercenti della zona già in difficoltà per la pandemia. Enrico Vigo, per esempio chiosa in un post sul concetto di libera concorrenza: “Il centrodestra continua con le sue narrazioni ridicole. Tanto per sbugiardare una destra che butta tutto in cialtronerie e caciara ecco le marche più note dei supermarket a Genova”. E poi il lungo elenco: “CRAI, SIMPLY, CARREFOUR, LIDL, EUROSPIN, PAM, DESPAR, BASKO, CONAD, EKOM, GS, MD, ESSELUNGA, COOP, GULLIVER, INS, PENNY e forse altri….”. Il mio amico ed ex collega a “Il Corriere Mercantile”, Alessandro Di Tizio, pur di rinverdire almeno un po’ il tema celia e domanda: “Voi come stabilite il sesso dei supermercati? La Coop è facile, ma gli altri? La Despar ? Il Pam ? E Conad?” Ricevendo prontamente risposta dal collega Diego Curcio: “Il Penny, il Doro, la Conad, la Dico, la Basko, il Carrefour. Io completamente a caso e in base a come lo sento”. Si potrebbe dire che è come discutere del sesso degli angeli. Anche se qualcuno getta lì, politicamente corretto: “Secondo me un supermercat* ha tutto il diritto  di cambiare genere ogni volta che vuole senza essere rinchius* nella classica dicotomia m/f”.
Che brutta cosa il politically correct applicato alla lingua italiana. E alla politica, poi.

I finanziamenti di Caprotti secondo Giordano

Stefano Giordano, capogruppo dei pentastellati di palazzo Tursi punta i piedi demolendo, almeno un po’, la suggestione evocata dal duo Bucci/Toti sulla libera concorrenza in libero stato. E posta parte di un articolo pubblicato su “ Il Fatto Quotidiano”in data non sospetta, già il 14 maggio 2013. Articolo sui finanziamenti, più o meno occulti, a gruppi politici ed esponenti politici da parte di Caprotti: “Il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, non ha mai nascosto le sue preferenze politiche. E i supermercati enormi che puntellano soprattutto la Lombardia, sono merito di sapienza imprenditoriale e di buon affiatamento con gli amministratori locali. Esselunga ha sempre finanziato i candidati di Forza Italia con bonifici da 20 milioni di lire, stiamo parlando degli anni che vanno dal 1996 al 2000, e tra i beneficiari si trovano anche l’allora sindaco di Milano, Gabriele Albertini e l’attuale ministro Mario Mauro: entrambi, pero’, hanno mollato il Cavaliere per il professor Monti. Una volta sola, nel 2002, Caprotti stacca un assegno a suo nome di 100 mila euro di euro per Forza Italia. L’anno prima la controllata Orofin ne aveva dati 500 milioni di lire. Anche i centristi di Casini (CCD) sono nelle grazie di Caprotti che contribuisce con 105 mila euro in due rate”.
Sull’altra sponda dell’opposizione, quella del Pd, il capogruppo Cristina Lodi si limita, per la verità, a qualche punzecchiatura sugli assembramenti all’entrata: “Ora guardando le immagini  della coda per entrare a Esselunga in via Piave mi sorge una domanda spontanea: il Comune sta facendo fare i controlli sulle distanze, mascherine e no assembramenti? Pare di no. Avete notizie? Sono esterrefatta e anche un po’…”
Pertinente, magari, in epoca di “gioco dei colori”, l’appunto della Lodi sugli assembramenti.

Esselunga

Genova meravigliosa

Solo che il Governatore si indigna sempre di fronte ad ogni presunta critica alla narrazione che fa personalmente di Genova. La sua, la loro…  “Genova Meravigliosa” con la “essona”, lunga come un ponte…. che è poi quel marchio conosciuto di Esselunga. Il mio Amico Carlo Besana, per esempio ci “gioca” un po’ su. Ma come si sa le critiche che pongano altri punti di vista, o percezioni diverse rispetto a quella che deve essere la narrazione imperante, voluta da imperatori, governatori e monarchi sono sempre meno ammesse. E allora Toti va all’attacco con un post al vetriolo, rievocando quei “tempi che furono”, belli o brutti, in cui Claudio Burlando si era gettato sul food. Era l’indiscusso “padre-padrone” del Pd ligure e sorvegliava tutto quanto accadesse in città e in Liguria.

Bella ciao e  i difensori del libero mercato

Punta di fioretto e poi scimitarra per il post di Toti sul suo profilo ufficiale: “Buongiorno amici, sto leggendo i giornali e vedo in tutte le prime pagine, compreso il Corriere della Sera, dell’arrivo di Esselunga a Genova. Cosa c’è di straordinario, direte voi, nell’apertura di un supermercato? Niente! La cosa assurda era che non si fosse mai riusciti ad aprire a Genova in 36 anni, ed è il principale motivo per cui ci siamo impegnati come istituzioni a cambiare finalmente le cose e a offrire ai cittadini più scelta, risparmio e qualità. Mi fa veramente sorridere leggere anche le opposizioni, compatte come non mai,  indignarsi e criticare la presenza mia e del sindaco Bucci all’apertura in via Piave. Ma siete seri? Era un momento storico per la Liguria ed era giusto esserci a dare il benvenuto, visto che tra l’altro sono state assunte più di 100 persone. Ovviamente la stessa indignazione non c’è stata quando all’apertura di Eataly, sbarcato in un edificio pubblico appena ristrutturato, Burlando, la Vincenzi e tutti gli amministratori dell’epoca cantavano “Bella Ciao” e tagliavano il nastro, inaugurando un’operazione che avvantaggiava decisamente più il privato del pubblico. Vedete amici, è proprio per questa loro doppia morale che a Genova non aveva mai aperto Esselunga. E casualmente ora che loro non ci sono più, Esselunga c’è. Purtroppo però c’è ancora anche il loro doppiopesismo. Ma ce ne faremo una ragione e se la faranno pure loro (forse): in Liguria il vento è cambiato!”.
Già, Oscar Farinetti, patron di Eataly, grande sostenitore delle sue aziende di food e della candidata in Regione Raffaella Paita, sconfitta nel 2015 proprio da Toti. E il suo ambasciatore in Liguria Carlin Petrini, sociologo, scrittore, gastronomo entrato nelle grazie di Burlando. Comunque il riferimento a “Bella ciao”, intonato da Burlando e dalla Vincenzi in presenza di Don Gallo, non sembra affatto causale. Come se in fondo Toti ed Esselunga fossero riusciti a sconfiggere dopo 36 anni quei “partigiani” da supermercato. Trionfando finalmente in una ipotetica guerra di liberazione al grido di… “libera concorrenza in libero stato”. Per scoprire, poi, magari, un giorno, qualche contributo più o meno recondito anche nelle loro campagne elettorali. Comunque l’operazione di raffronto e contrapposizione fra la foto del duo Toti Bucci all’ingresso del supermercato con tanto di mascherina di ordinanza e quella dell’immagine di Burlando, Don Gallo, la Vincenzi e Farinetti, stretti, stretti in un abbraccio di… “lotta, di desco e di governo” è, a mio parere, un vero e proprio capolavoro. Tiranni vs libertari e democratici. Ma va a capire fra i due gruppi chi sia il tiranno e chi il, sincero democratico.

La sobrietà del sindaco Bucci

Molto più sobrio e stringato il sindaco Marco Bucci  che si dimostra uomo del fare e non si lascia distrarre dalle polemiche effimere. Percio’ posta: “Lo avevamo promesso ai genovesi in campagna elettorale e, come per tanti altri obiettivi, abbiamo mantenuto anche questo: un nuovo marchio sbarca a Genova con un punto vendita in via Piave. In città ci sarà più concorrenza e questo renderà più conveniente riempire il carrello della spesa. Un’opportunità in più di scelta e una nuova grande realtà italiana che sceglie di investire a Genova. Benvenuta Esselunga!“.
Rimane qualche perplessità sulla distonia del messaggio ai consumatori almeno un po’ sballottati fra l’apertura di un nuovo grosso supermercato e la tambureggiante raccomandazione degli stessi Toti e Bucci a fare acquisti nei negozi di zona aiutando così i commercianti in un momento difficile. Sottraendoli ai rischi di una chiusura dovuta alle difficoltà della pandemia e del lockdown.
Ma la politica alla fine è questa cosa qui. E spesso il gusto per la narrazione prende il sopravvento sulla coerenza. Insomma, meglio gli ombrellini, le girandoline ed i red carpet. E poi quelle cascate di luci e led in piazza De Ferrari e sul palazzo della Regione mentre, come mi faceva notare un mio amico commerciante, a qualche decina di metri di distanza è tutto buio. Perché i commercianti ed i civ non hanno i soldi da spendere per le luminarie.

Voltri al buio e un milione di lucine a De Ferrari

O, peggio ancora per le periferie, come ricordava in un post, proprio in questi giorni,  il mio amico social Matteo Frulio, assessore del municipio ponente: “La passeggiata di Voltri è al buio dal 14 settembre. E invece a 30 chilometri di distanza si festeggiano un milione di lucine in piazza De Ferrari. Ci sono due realtà in questa Genova. Quella di ponente dove le cose arrivano dopo. O forse non arrivano come in questo caso.  Dove a Fabbriche servono 15 giorni per riavere l’illuminazione pubblica. Dove a Voltri la passeggiata è al buio ormai da tre mesi. Due “Natali” differenti.
E ringraziamo chi ha voluto un passaggio da Aster a City Green Light nel mese di agosto senza gli opportuni passaggi tecnici: parlo di Palazzo Tursi, del Comune di Genova guidato dal sindaco Marco Bucci. Come Municipio VII Genova Ponente sono mesi che segnaliamo questo gravissimo disservizio. Il nulla. Nel frattempo ci sono state panche divelte e danni alle società che chiedono oggi, giustamente, le telecamere. Io inizierei a fare di nuovo luce a questo importante spazio aperto. Non è polemica. È una richiesta di rispetto per tutti i cittadini di questa delegazione.
La più lontana dal centro, da Genova. La più lontana, anche a Natale”.

E fu la luce, il miracolo di Natale nel sobborgo del sobborgo di Milano

Dopo 24 ore City Green Ligt ha risolto il problema e sulla passeggiata fu la luce. Potere delle narrazioni, perché la morale in fondo è questa qui. Non servono le segnalazioni – molte come ha spiegato Frulio – a chi di dovere. Occorre il potere delle narrazioni su Facebook. Prendiamone atto, e ricordiamocelo… insieme al miracolo di Natale. Nel sobborgo del sobborgo di… Milano.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.