Uno degli indagati consiglia di giocarsi la carta della legittima difesa: “Gli dici che ti sei difeso e la pistola l’hai buttata nel fiume”
Genova – La ‘ndrangheta in Liguria c’è, è vitale, dispone di immensi patrimoni e soprattutto di accettazione sociale.
Nelle “incursioni” che Fivedabliu ha fatto a Bordighera con l’amico Christian Abbondanza per vedere se le belle e grandi ville dei Pellegrino, sotto sequestro ormai da anni, fossero ancora nelle disponibilità della famiglia, ci siamo imbattuti in politici e cittadini che apprezzavano l’operato delle persone che abitano lassù, in collina, tra le statue neo classiche e la Madonna di Polsi nell’ingresso. Una Madonnina che va oltre il suo significato religioso e indica la presenza e il controllo della ‘ndrangheta sul territorio.
Domenico Pellegrino
Ed è proprio di Domenico Pellegrino, nato a Bordighera 23 anni fa e residente a Mentone, che si occupa l’ordinanza di misura cautelare emessa nei giorni scorsi dal Gip genovese che lo indaga per il “reato previsto e punito dagli articoli 110 – 575 – 416 bis.1 c.p., per avere, in concorso con personale non identificate, cagionato la morte di Joseph Fedele, alias Giuseppe Fedele, attingendolo con più proiettili calibro 6.35 di cui uno in sede non determinata, uno diretto alla parte sommitale del capo, e con un altro proiettile di calibro superiore tirato come colpo di grazia alla nuca. Con l’aggravante prevista dall’art. 416 bis. 1 c.p., avendo gli autori agito avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis c.p., con le modalità tipicamente adottate da appartenenti a sodalizi di ‘ndrangheta (sparando alla vittima un colpo alla parte superiore del cranio e un successivo colpo alla nuca) tali da richiamare alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo il comportamento tipico di chi appartiene a un sodalizio ‘ndranghetista”.
Figlio d’arte
Domenico Pellegrino è figlio di Giovanni Pellegrino, condannato dalla Cassazione nel processo “La Svolta” insieme ai suoi due fratelli e attualmente in carcere, e nipote di Fortunato e Francesco Barilaro, anche loro in carcere dopo la sentenza definitiva di “Maglio 3”. Il 23enne indagato per omicidio, inoltre, è nipote anche di Antonio Barilaro condannato sempre nel processo “La Svolta”.
Ma per dare il quadro generale in cui i protagonisti di questa ordinanza si muovono, vediamo chi era la vittima. Jospeph Fedele, nato in Francia il 21 maggio 1960 ma di origini calabresi, era già noto per traffico di armi e stupefacenti e in rapporti con la locale ‘ndranghetista di Ventimiglia.
Come è da sempre, le connivenze e le collusioni di mafia si evidenziano ai funerali dei boss. E lo dimostrano la partecipazione di un esponente della famiglia Fargette al funerale di Giuseppe Marcianò, capo locale di Ventimiglia, celebrato a Vallecrosia il 28 gennaio 2017. Ma anche alle esequie di Antonio Palamara, esponente di vertice della locale di Ventimiglia, avvenuto il 4 luglio 2017.
Quindi Domenico Pellegrino è accusato di aver ucciso con un colpo di pistola alla testa un uomo legato alla ‘ndrangheta. E tutta la cornice attorno a questo omicidio vede come protagonisti molti personaggio che si muovono tra Liguria e Francia e sono collegati direttamente o indirettamente alle ‘ndrine del ponente ligure. A fornire le prime informazioni sulla scomparsa di di Joseph Fedele è Fortunato Foti, già noto agli inquirenti per traffico di stupefacenti e condannato nell’ambito dell’operazione “La Svolta” con l’accusa di aver fatto il corriere della droga. Eppure Foti dichiara di conoscere solo superficialmente Fedele e per una questione legata a lavori di ristrutturazione nell’abitazione della figlia dello stesso Fedele.
Dall’esame del riepilogo delle posizioni rilevate tramite il controllo dei cellulari risulta con certezza che gli ultimi spostamenti di Fedele avvengono a Ventimiglia. Dalla località Roverino verso la frazione Bevera, registrando l’ultima posizione nei pressi di Calvo, dove è stato ritrovato cadavere.
Il cadavere trasportato su un furgone
Al centro delle indagini c’è un furgone con cui è stato, presumibilmente, traspostato il cadavere di Fedele. Questo furgone intestato alla convivente di un cugino di Pellegrimo, Girolamo Condoluci, accende i riflettori sul secondo nome presente nell’ordinanza.
“Sulla base della coincidenza degli spostamenti, può affermarsi la sussistenza di gravi indizi circa il fatto che Pellegrino e Condoluci, uno sull’autovettura di Fedele e l’altro su un’altra autovettura, abbiano portato la Mercedes di Fedele in Francia a Mentone, dove è stata abbandonata e poi ritrovata”. Tutto questo per “indirizzare le indagini sul territorio francese”. Ma c’è di più. Secondo gli inquirenti Condoluci avrebbe aiutato Pellegrino “a pulire l’interno del furgone” sul quale si trovavano “tracce biologiche“.
E un’intercettazione ambientale gli inquirenti sentono Condoluci che dice alla compagna: “Sto furgone puzza di cadavere“.
Nelle ore successive all’omicidio, gli agenti intercettano anche una quantità di conversazioni tra Condoluci e Pellegrino che aiutano a chiarire il quadro generale del delitto. Tra i vari colloqui ne emerge uno che evidenzia in modo inequivocabile la responsabilità di Domenico Pellegrino quale autore dell’omicidio.
Le intercettazioni che inchiodano Domenico Pellegrino
“Qui il casino è che mi terranno almeno dentro pure a me, se mi tengono a me là dentro prima per accertamenti un cazzo e l’altro un paio di mesi io sono rovinato qua va tutto a scatafascio ci mangiano tutto eh […l”. Si sente dire da Condoluci che poi consiglia a Pellegrino di giocarsi la carta della legittima difesa, nel caso le cose si fossero messe male: “All’avvocato gli dici quello, questo, che gli hai sparato, da questo, quell’altro, gli dici che ti sei difeso e la pistola l’hai buttata nel fiume […]”. È la prima volta che Pellegrino è indicato chiaramente come autore del delitto.
Gli affari in Francia
‘Ndrangheta internazionale: armi, droga e latitanti tra Liguria e Costa Azzurra
Questa è la cronaca di una delle tante esecuzioni di ‘ndrangheta che sono avvenute in Liguria. Ma gli scenariri sono ben più ampi. Intanto il progressivo spostamento degli affari delle mafie verso la Francia. Oggi non esiste ‘ndrina che non vanti aziende e compartecipazioni in aziende in territorio francese. Se “i vecchi” rimangono a presidiare il territorio ligure, i giovani fanno affari e si espandono oltralpe. Naturalmente gli interessi sono sempre gli stessi, il traffico di cocaina, di armi, e il riciclaggio del denaro. Se in Italia vide il 416 bis. Nonostante la collaborazione tra le forze di Polizia europee si stia rafforzando, il reato di 416 bis, cioè associazione mafiosa, è presente solo in Italia.
La nostra ipotesi, ma vedremo se sarà confortata dagli approfondimenti della magistratura, è che questo omicidio sia da inserire nel controllo dell’import di armi e stupefacenti tra Francia e Italia. I Pellegrino hanno da tempo concentrato i loro affari in Costa Azzurra e ogni tanto hanno bisogno di mandare segnali su chi comanda. E quella di Joseph Fedele sembra un’esecuzione in piena regola.
Togliere i figli ai mafiosi e smontare le connivenza
L’altro aspetto che viene sottovalutato è quello relativo ai figli minori di ‘ndranghetisti conclamati. Finchè li si lascia in “famiglia” continueranno a subire gli insegnamenti sbagliati. E probabilmente Domenico Pellegrino che a soli 23 anni è accusato di omicidio ne è un esempio.
Ma abbiamo toccato con mano, proprio a Bordighera, l’influsso negativo degli insegnamenti mafiosi. Durante un’intervista alla moglie di un ‘ndranghetista, ai tempi in carcere, la bambina che al tempo aveva forse 8-10 anni, fotografava la targa della nostra macchina. Un piccolo atto intimidatorio, figlio dell’educazione e della cultura mafiosa.
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.