Di mafie si parla quando c’è un regolamento di conti o muore un innocente durante una sparatoria. Ma le mafie sono tra noi tutti i giorni
Comincia un nuovo anno e la nostra attenzione, come sempre, sarà dedicata alle mafie, alla ‘ndrangheta soprattutto.
La ndrangheta è al vertice della catena di comando di tutte le operazioni mafiose che vengono attuate sul territorio nazionale e internazionale. In subordine, e solo su concessione delle ‘ndrine, operano le altre mafie.
Naturalmente Camorra, Cosa Nostra, Stidda e Sacra Corona Unita hanno una loro autonomia nei territori storici dove hanno le loro radici da sempre.
La ndrangheta è l’associazione mafiosa che organizza, dirige e gestisce tutto il traffico di sostanze stupefacenti che arrivano nei nostri porti, sia quelli commerciali che turistici. Dove ci sono soldi, investimenti, appalti, lavori pubblici, interessi economici, lì troveremo gli uomini delle ‘ndrine.
L’evoluzione delle mafie: sempre criminali ma ben vestiti
Le mafie si adeguano ai tempi, hanno smesso i panni dello zotico riconoscibile a occhio nudo, e hanno saputo camuffarsi per esigenze di presentabilità. Mandano i rampolli a studiare all’estero, nelle università più prestigiose, e mettono in moto il ricambio insinuando i giovani mafiosi, istruiti e ripuliti, negli ingranaggi dell’amministrazione e nella gestione delle aziende che lavano il denaro dei traffici illeciti.
In questo quadro non può mancare la politica, che non è solo un interlocutore apprezzato ma è anche una funzione che le mafie vogliono ricoprire in prima persona.
Il controllo del territorio
E questo perché il potere dei mafiosi passa per uno stadio importantissimo: il controllo del territorio. È qui che viene reclutata la manovalanza per ammazzare gli oppositori, per gestire lo spaccio e raccogliere il pizzo. La ‘ndrangheta ha bisogno di piccoli artigiani, di lavoratori del settore edile, di operai da inserire nelle aziende pubbliche. E le cronache degli ultimi anni hanno dimostrato che è ben inserita nel tessuto sociale di regioni un tempo insospettabili come Liguria, Emilia Romagna, Lombardia Piemonte e Val D’Aosta.
E questo nonostante ci siano sindaci suscettibili che per motivi poco chiari si scandalizzano e querelano chi osa dire che il loro territorio ha delle preoccupanti infiltrazioni mafiose.
L’accettazione sociale
Ecco. Uno degli aspetti che crea i problemi più grandi nella lotta alle mafie è l’accettazione sociale del fenomeno mafioso. Perché, piaccia o no, gli uomini d’onore dispongono di grandi possibilità economiche che spendono sul territorio, gestiscono aziende, danno lavoro, sono rispettabili. E possono permettersi di essere difesi dai migliori avvocati quando finiscono in tribunale.
Servono più risorse per le forze dell’ordine
Altrettanto grave è la scarsa propensione dello Stato ad investire nell’attività di investigazione. Le forze dell’ordine sono costrette quasi sempre a elemosinare risorse per opporsi allo strapotere delle mafie che stanno cambiando pelle per nascondersi sempre meglio nelle maglie dello Stato. Perché di mafia si parla quando ci scappa il morto, quando c’è un’esecuzione cruenta. Quando in una sparatoria muore un ragazzino innocente. Ma dopo lo scalpore iniziale, l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media diminuisce. È quello il momento in cui uno Stato che vuole combattere le mafie deve investire risorse. Perché l’antimafia si fa controllando il territorio, senza mai perdere di vista i mafiosi, intercettando le loro comunicazioni, controllando a tappeto le aziende di cui sono proprietari.
Fare antimafia significa saper mettere insieme i pezzi, ricostruire e connettere episodi lontani nel tempo. Bisogna controllare i subappalti a freddo e a caldo. Il personale va istruito, ben retribuito e dotato dei mezzi per riuscire a competere con chi di soldi ne ha tanti.
La solita scusa: “Mancano le risorse”
Sembra incredibile ma in un momento economico difficile come quello che stiamo vivendo, che favorisce la reperibilità di manodopera a basso costo, l’attenzione sulle mafie pare affievolirsi, con il rischio di tornare indietro di 30 anni. E la scusa è sempre la stessa: “Mancano le risorse”. Eppure si registra l’urgenza di riperimetrare e rinforzare il concetto di associazione a delinquere di stampo mafioso e quello di concorso esterno in associazione mafiosa. Perché agevolare una pratica in Comune di un’azienda a conduzione mafiosa o riconducibile a persone vicine al contesto mafioso, o chiudere un occhio sulla presenza di pregiudicati all’interno di un cantiere che esegue lavori in subappalto per un ente pubblico, meriterebbe un’attenzione che oggi non ha.
Le sentenze farsa
Poi ci sarebbero da valutare le sentenze.
Alcune davvero scandalose per gli evidenti “buchi e sviste giuridiche” con cui vengono rimessi in circolazione personaggi di chiara fama mafiosa che non smettono di delinquere neanche in galera. Quasi si volessero ritardare le pronunce definitive. Per non parlare delle ore di lavoro che gli inquirenti impiegano per raccogliere le prove, migliaia di pagine di riscontri, intercettazioni, pedinamenti, per vedersi archiviare un’inchiesta in poche righe da un magistrato pigro. Perché non basta avere la foto di Falcone e Borsellino in ufficio.
La mafia inquina l’economia
A noi piacerebbe che le persone si rendessero conto che una pizzeria sempre vuota che non fallisce ha probabilmente un proprietario che non è interessato a fare pizze ma a riciclare denaro. E queste situazioni si perpetuano nelle attività di movimento terra, e negli appalti pubblici con ribassi senza senso che le aziende sane non sono in grado di reggere. Tutto questo mentre i mafiosi nostrani spostano i loro interessi all’estero.
In Costa Azzurra ad esempio, terra di confine dove di denaro ne scorre a fiumi e dove la giurisprudenza francese non contempla il 416-bis, il reato di associazione mafiosa. E qui si apre un altro scenario. Le mafie, all’estero, sono considerate criminalità organizzata semplice ma invece hanno ramificazioni, volumi d’affari e modalità completamente differenti.
Religione e mafie
Un potere quello delle mafie che si manifesta apertamente, con le Madonne portate in giro per il paese che si inchinano di nascosto al capo bastone. Con il benestare delle autorità religiose e il plauso dei cittadini che trovano difficile rinunciare ai soldi o ai favori del mafioso locale, che magari è pure simpatico e alla mano. Finché, anche inconsapevolmente non intralci la sua strada. È anche così che dalla sua villa in collina, magari pure sotto sequestro, il boss di turno controlla il mondo sottostante e mentre noi fatichiamo, lui sorride sprezzante.
Le mafie: un argomento che fa poca audience
In questi ultimi tre anni abbiamo pubblicato centinaia di articoli sulle mafie, ma di “like” quando si parla di questo argomento se ne prendono pochi. Salvo poi essere apprezzati quando ci si rende conto che il rampollo mafioso viene assunto al posto di tuo figlio che ha piegato la schiena sui libri per anni, o quando ti succhia via l’azienda e tu rimani per terra.
Ma è quasi sempre tardi per porre rimedio.
fp
Se vuoi saperne di più leggi gli articoli raccolti nel nostro speciale, “Le mafie ovunque”
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.