Cosa Nostra: sequestrata azienda agricola al boss (nullatenente!) di Palagonia

Pappalardo, già condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso, rapina e omicidio, dichiarava redditi pari a zero

Catania – La Guardia di Finanza del comando di Catania ha sequestrato al boss di Palagonia, Giovanni Pappalardo, una ditta individuale operante nel settore della coltivazione agricola e della ristorazione, e il relativo terreno, per un valore complessivo di circa 60 mila euro.

L’operazione di questa mattina è l’esito di accertamenti patrimoniali, svolti dal GICO del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catania e dalla Compagnia della Guardia di finanza di Caltagirone, nei confronti di Pappalardo (Catania, 1974) e dei suoi familiari, tutti residenti a Palagonia (CT), già destinatari, a ottobre 2020, di un provvedimento di sequestro per circa 270 mila euro che ha colpito dei terreni, una villa e conti correnti.

La pericolosità sociale

In particolare, gli accertamenti hanno consentito da un lato di confermare la pericolosità sociale di Pappalardo, condannato tra l’altro per associazione a delinquere di tipo mafioso e molteplici “reati fine” (estorsioni a danno di imprenditori del catanese), nonché, con sentenza definitiva, per gravissimi reati quali rapina e omicidio.
Dall’altro, hanno permesso di dimostrare la sproporzione tra il profilo reddituale del nucleo familiare del Pappalardo, che in alcune annualità ha dichiarato redditi pari a zero, e il complesso patrimoniale.

I summit di Cosa Nostra

Quanto alla pericolosità sociale di Pappalardo, in aggiunta alla condanna definitiva per rapina e omicidio, è risultata di rilievo la sua appartenenza all’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata Cosa Nostra, in particolare alla famiglia di Caltagirone.
Al riguardo, è emerso che il proposto, già condannato dal GIP di Catania a 13 anni e 6 mesi di reclusione, ha partecipato ad almeno quattro summit tra esponenti di punta delle famiglie mafiose catanesi e calatine (clan Santapaola, Ercolano e Floridia per il clan Nardo di Lentini), nell’ambito dei quali, tra l’altro, è stata discussa la nomina del “rappresentante provinciale” dell’associazione criminale e la ripartizione dei proventi delle estorsioni derivati da sette episodi messi in atto nei confronti di imprenditori catanesi del settore delle costruzioni, del movimento terra e delle onoranze funebri.

Le investigazioni

Le investigazioni condotte dal GICO della Guardia di finanza di Catania e dalla Compagnia di Caltagirone si sono poi concentrate sul profilo economico-finanziario del proposto e, soprattutto, di moglie e figlie: Giovanni Pappalardo infatti non risulta direttamente intestatario di beni immobili.
Le indagini, estese pertanto ai restanti componenti della famiglia, hanno posto in luce che la presenza di ulteriori particelle di terreno – acquisite nel tempo da Pappalardo – e di una ditta individuale, formalmente intestata alla moglie del proposto, attiva nel settore della coltivazione agricola e della ristorazione.
Anche questo patrimonio è stato realizzato da Pappalardo a fronte di una significativa sproporzione rispetto al reddito dichiarato: infatti, per ciascuno degli anni nel periodo dal 2002 al 2018, il nucleo familiare del proposto ha presentato dichiarazioni di redditi minimali e, in un anno, anche pari a zero.
Al termine delle attività di indagine, su richiesta di questo Ufficio, il Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione ha così disposto il sequestro, finalizzato alla confisca, della ditta individuale e dei terreni agricoli.

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