Domande e risposte sul nuovo decentramento, un’anticipazione dei pareri dei Presidenti in attesa del confronto in Sala Rossa
Genova – Il 30 dicembre scorso, la Giunta comunale genovese ha deciso di modificare lo Statuto sul decentramento. Da qui le divergenze con la vision del Sindaco che hanno portato alle dimissioni del consigliere delegato Stefano Costa che, forse, non se l’è sentita di avallare il progetto di smantellamento di Marco Bucci.
L’11 gennaio, alla prima commissione consiliare, finalmente la maggioranza ha presentato la delibera anche ai Presidenti dei Municipi che ora hanno tempo fino al 25 gennaio per esprimere le loro osservazioni sul testo rivisto dalla Giunta.
Questo l’ordine cronologico dei fatti. Ma in concreto cosa cambierà se passerà la riforma? Proviamo a capirci qualcosa con i Presidenti.
Massimo Ferrante, Municipio III Bassa Valbisagno
Con l’emendamento della Giunta, la gestione dei beni immobili del Comune a fini sociali e i servizi sociali sanitari rimangono decentrati ma i cordoni della borsa li avrà in mano Tursi. La toppa è peggio del buco?
Nella prima stesura della riforma del decentramento, che è più un accentramento, si toglieva ai municipi la gestione degli spazi ad uso associativo che fino ad oggi venivano affidati dai municipi alle associazioni, con bando pubblico. E perché questa gestione era decentrata? Il nesso nasceva dal fatto che ogni territorio, ogni municipio, ha delle differenze e quindi è il municipio ad essere in grado di favorire al meglio non solamente l’utilizzo di questi spazi, ma di creare reti. Il fine è questo. Chiaramente il Sindaco ha provato a metterci mano non perché a lui interessi realmente il tessuto associativo ma perché nella sua testa, e nella testa del neo assessore che non conosce i municipi, si è convinti che gestire gli spazi pubblici ad uso associativo sia un modo di ottenere consenso. A parte che il consenso si ha oppure no a seconda del lavoro che si fa, poi è il Testo unico degli enti locali a decidere che il municipio, essendo la realtà più vicina ai cittadini e alle associazioni, è l’unico che può creare queste reti.
Con l’emendamento si torna praticamente alla situazione precedente. Purtroppo però, i problemi nascono già da prima perchè nemmeno il centro sinistra ha portato a compimento la riforma, e gli accordi continuano a essere stipulati a livello centrale e quindi noi abbiamo enormi difficoltà quando si creano problemi contrattuali, ad esempio, perché siamo costretti sempre a rapportarci con la direzione patrimonio nel tentativo di sostenere appunto le reti associative e quindi per noi più che una forma di controllo è una sovrapposizione, come dire una burocratizzazione che fa solamente rallentare i processi e crea enormi difficoltà. Teniamo anche conto che la maggioranza delle associazioni fanno fatica a tirare avanti, la pandemia ha diminuito le tessere dei soci e quindi queste realtà hanno spese di gestione sempre maggiori. Aumentargli la parte burocratica significa aumentare le grane. Dover triangolare tra municipio e direzione patrimonio è una dispersione di tempo e anche un modo, probabilmente, di controllare indirettamente le azioni dei municipi.
Quale peso, anche politico, potranno avere i presidenti se dipendono da Tursi per il budget e per tutto il resto dal Dirigente del Municipio?
È chiaro che, col fatto che non esiste più neanche un minimo budget a disposizione come potevano essere gli attuali 281.000 euro, e io nello scorso ciclo sono arrivato a gestirne fino a 781.000, che si annienta il peso politico dei presidenti, ma direi di tutto il municipio. Questo perché se non c’è più neanche questa autonomia ma l’emendamento fa ritornare la manutenzione ordinaria del territorio in mano ai municipi dovremo andare dal Sindaco a chiedere i soldi e a come dire, a contrattare.
Ecco io ritengo che questo sia estremamente grave perché è chiaro che dal punto di vista territoriale non migliora la situazione e quindi il Sindaco che si dice manager peggiora la situazione del territorio, perché se a un municipio competono delle manutenzioni – per esempio tutte le arre sotto i 3.000mq, giardini, spazi pubblici, tutta la manutenzione degli edifici scolastici, dai nidi alle medie inferiori -, è chiaro che se uno deve andare a contrattare le cifre per mettere mano a queste manutenzioni, diventa prima di tutto estremamente soggettivo il fatto di essere simpatico o antipatico al Sindaco, il fatto di avere lo stesso orientamento politico piuttosto che no e poi il fatto di dover contrattare secondo me anche un è po’ avvilente, ovvero se esiste una delega e uno deve espletare una delega a livello amministrativo, quella delega deve avere almeno una copertura minima. Poi se il Sindaco ritiene che non sia giusto che tutti i municipi abbiano la stessa cifra è un altro discorso, si dà un minimo a tutti e poi a quel punto, a seconda della densità della popolazione, a seconda delle criticità, il budget può variare. Ma non zero e poi si contratta perché così diventa veramente un’inefficienza, diventa un controllo politico e quindi il Sindaco che si definisce manager e non politico invece vuole agire sui municipi e soprattutto sui presidenti, con un’azione politica di controllo. È palese che questa riforma punta a minare l’autonomia dei municipi ma anche la visibilità dei presidenti e quindi la concorrenzialità: Peccato che ls democrazia preveda la concorrenzialità anche amministrativa, i cittadini tendenzialmente danno la loro preferenza a in base a chi amministra peggio o meglio e quindi il fatto di volerla annullare questa concorrenzialità, mettendo i presidenti e gli stessi municipi in grado di non svolgere le loro funzioni, ecco è estremamente anti democratico, è miope e antidemocratico.
Perché una riforma dei Municipi. Era necessaria? cosa non ha funzionato nel decentramento dal 2007 ad oggi?
Certo, la riforma è necessaria. L’ultima riforma è stata fatta nel 2007 quando si è passati ai municipi con delle deleghe precise che sono poi di fatto la manutenzione ordinaria del territorio, la viabilità locale, la segnaletica esistente la gestione delle aree e degli spazi pubblici fino a 3.000 mq.Oggi è necessaria perché nell’ottica precedente si ragionava in una situazione di centro e periferia, dando però una certa autonomia amministrativa a quelli che erano gli ex comuni che componevano la città policentrica. Ora il concetto di centro e periferia è completamente saltato e non è più un concetto legato ai quartieri, legato al territorio, le periferie si creano anche nelle zone centrali, la globalizzazione ha creato come dire delle forti sperequazioni sociali, culturali, economiche per cui come dire all’interno degli stessi municipi ci sono centri e periferie. E poi soprattutto era necessario farlo perché quando è stata fatta nel 2007 esisteva ancora la Provincia, di recente invece il legislatore ha creato le città metropolitane, ha affidato la gestione della città metropolitana al sindaco metropolitano che è il sindaco del comune capoluogo che ha l’obbligo di occuparsi di area vasta, e quindi il ciclo dei rifiuti, i trasporti, i servizi pubblici, e quindi era necessario ancora di più aumentare l’autonomia dei municipi proprio perché il sindaco è investito di questo compito di area vasta. Quello che sta facendo il sindaco Beppe Sala è l’idea di Milano non come comune ma come città metropolitana col suo hinterland, perché è chiaro che se Milano è la terza area economica d’Europa non lo è solo per i confini del comune ma per tutta la sua area metropolitana, e o sta facendo aumentando il ruolo dei municipi proprio in virtù del fatto che il sindaco di Milano deve occuparsi di tutto quello che è l’hinterland milanese, tutta l’area vasta che ruota intorno a Milano e va addirittura fino agli aeroporti.
Il concetto di un sindaco che è investito di un’area metropolitana che va da Moneglia ad Arenzano, che deve occuparsi di tutte le politiche di area vasta, che voglia anche andare ad azzerare il compito dei presidenti di municipio che invece con i municipi sono incaricati dal Testo Unico degli Enti Locali di occuparsi delle esigenze delle comunità e dei servizi di base, ecco è estremamente grave. Primo perché nessuno è superman, e poi perché comunque si va a minare quello che il TU degli Enti Locali prevede, ma soprattutto è miope a livello di prospettive perché la città cresce se cresce il suo hinterland, se cresce in area vasta, se sa collegarsi con quello che le ruota intorno anche in virtù delle infrastrutture e del porto che si estende fino a Vado e fino a Savona. È chiaro che questa riforma, se tale vogliamo definirla, non è una riforma che cerca di migliorare i servizi ai cittadini ma cerca semplicemente di limitare quello che agli occhi del sindaco è la concorrenza che i presidenti del Municipio gli creano sul territorio. Ricordiamoci però che è il TU degli Enti Locali a prevedere per le città sopra i 300.000 abitanti questi livelli amministrativi. Che il Sindaco li voglia ingabbiare e li voglia zittire, è semplicemente una volontà politica dell’uomo solo al comando, è proprio un aspetto culturale, non è assolutamente una volontà di miglioramento dei servizi ai cittadini, tant’è vero che quando c’è stata la prima stesura della delibera, il 30 dicembre scorso, la stessa sua maggioranza l’ha criticata, soprattutto il partito più federalista della maggioranza l’ha costretto comunque a rimetterci un po’ mano: In realtà, per quanto ci abbiano rimesso mano, il testo è ancora molto grave perché si definisce che i municipi non hanno più la titolarità dei servizi di base ma li svolgono praticamente in delega dell’amministrazione centrale. E questo va proprio contro il TU.
Claudio Chiarotti, Municipio VII Ponente
Con l’emendamento della Giunta, la gestione dei beni immobili del Comune a fini sociali e i servizi sociali sanitari rimangono decentrati ma i cordoni della borsa li avrà in mano Tursi. La toppa è peggio del buco?
Il patrimonio pubblico destinato al tessuto associativo è oggi gestito per due terzi dai municipi e si demanda all’ufficio centrale del patrimonio il solo (importante) onere di redigere i contratti. È del tutto evidente che se si vuole essere più puntuali nella risposta all’utenza, questa facoltà si dovrebbe conferire alla direzione municipale.
Tutto il resto della discussione sembra più un modo per assegnare i locali direttamente da Tursi, come se a qualcuno desse fastidio non avere potere sul grande mondo associativo, diciamo che sembrerebbe più un controllo “elettorale”.
Quale peso, anche politico, potranno avere i presidenti se dipendono da Tursi per il budget e per tutto il resto dal Dirigente del Municipio?
Questo è il vero nodo da sciogliere: un municipio sarà quanto più puntuale e veloce a dare risposta ai bisogni dei cittadini se ha autonomia economica. Punto.
Il modello proposto farà tornare indietro la città di almeno 20 anni, quando i parlamentini locali facevano le loro brave discussioni e poi il presidente andava a battere cassa a Tursi col cappello in mano.
Il decentramento, invece, nasce proprio per dare agli eletti più responsabilità politica su una visione di territorio, e dare anche più senso al momento elettivo.
Per far questo bisogna destinare risorse economiche e umane ai Municipi.
La visione della Giunta Bucci, oltre al fatto che fare tornare indietro la citta di almeno 20 anni, si immagina i municipi solo come erogatori di servizi. I Municipi sono ANCHE erogatori di servizi, e in un decentramento vero ci vogliono programmazione e risorse per svilupparli. Se no basterebbe un dirigente che metta in atto quello che Tursi ordina. Ma così non si risponderà mai alle esigenze del territorio.
Perché una riforma dei Municipi. Era necessaria? Cosa non ha funzionato nel decentramento dal 2007 ad oggi?
Certo che si. I primi 10 anni hanno messo in evidenza delle criticità rispetto a quanto accennavo prima sul budget. La Giunta Doria, ad esempio, ha risposto alla necessità economica innalzando il conto capitale fino a 680 mila euro.
Si tratterebbe allora di conferire in maniera definitiva questioni afferenti i Servizi Sociali la mobilità i permessi a costruire.
Ecco che quindi ritorna il problema delle risorse umane.
È impensabile che per tracciare un passaggio pedonale su una strada secondaria si debba aspettare un’ordinanza del centro. Il risultato è che il più delle volte quel passaggio non lo si realizza. Questo giusto per fare un esempio.
In breve, se si vuole affrontare questa discussione lo si faccia insieme, la si costruisca insieme. Cosa che non è assolutamente successa.
Preme ricordare che lo statuto regolamenta la vita democratica della città. Nei passaggi vissuti negli ultimi 20 giorni, tutto questo si è visto molto poco.
Michele Colnaghi, Municipio II Centro Ovest
Con l’emendamento della Giunta, la gestione dei beni immobili del Comune a fini sociali e i servizi sociali sanitari rimangono decentrati ma i cordoni della borsa li avrà in mano Tursi. La toppa è peggio del buco?
Leggiamo nella modifica proposta che i soldi da impiegare li decide di fatto il Comune “sentiti” i presidenti, mentre prima si diceva “di concerto” con i Presidenti. Poche parole per cambiare completamente il concetto.
Questo perché, se in precedenza i presidenti e la giunta si mettevano sullo stesso piano per quanto riguarda l’individuazione delle risorse finanziarie per poter svolgere le corrette attività del Municipio, ora praticamente si dice, neanche tanto tra le righe, che sentiranno i presidenti e poi faranno ciò che gli pare. Evidentemente la toppa è peggio del buco, di fatto viene esautorata l’autonomia decisionale dei municipi.
Quale peso, anche politico, potranno avere i presidenti se dipendono da Tursi per il budget e per tutto il resto dal Dirigente del Municipio?
Questo è il centro del problema. Con questa modifica del decentramento si intende fare dei municipi le succursali del comune, delegittimando di fatto le elezioni politiche e il risultato delle urne.
Perché una riforma dei Municipi. Era necessaria? Cosa non ha funzionato nel decentramento dal 2007 ad oggi?
Più che modificare il regolamento bisognerebbe mettere i Municipi in condizione di poter lavorare. Se qualcosa non funziona è perché manca il personale, mancano i soldi. I municipi li aiuti fornendo nuove risorse umane e economiche non certo depotenziandoli ulteriormente.
In queste settimane ho fatto presente anche al Sindaco, sia a voce che tramite mail, che da febbraio l’area tecnica del Municipio Centro Ovest ha perso cinque elementi, tra spostamenti e pensionamenti, e ne è stato reintegrato solo uno. Credo che se l’intenzione era rilanciare i Municipi e renderli più efficaci, la mossa di togliergli prima 400 mila euro all’anno e poi non reintegrargli 5 elementi persi in pochi mesi, non sia la strategia giusta. Invece che riformare i municipi basterebbe farsi un giretto sui territori, parlare con i Presidenti, con i direttori, con i consiglieri, e allora sì che sarebbe ben chiaro cosa c’è da fare per rilanciarli. Ma questo penso lo sappia anche la Giunta Comunale.
Roberto D’Avolio, Municipio IV Media Valbisagno
Con l’emendamento della Giunta, la gestione dei beni immobili del Comune a fini sociali e i servizi sociali sanitari rimangono decentrati ma i cordoni della borsa li avrà in mano Tursi. La toppa è peggio del buco?Rispetto alla prima versione, ci sono stati dei cambiamenti importanti. Gli emendamenti del Sindaco quindi hanno mantenuto decentrati i servizi legati all’ATS e al patrimonio ai fini sociali, come per esempio gli immobili ad uso associativo. Secondo me qui va fatta una considerazione: noi adesso stiamo valutando uno statuto però non abbiamo idea di come sarà regolamentato il tutto. Sicuramente, per avere qualche risposta in più anche in termini di funzionamento, sarebbe stato opportuno e sarà ancora opportuno avere delle spiegazioni dalla Giunta, entrare un po’ più nel merito di quello che potrebbe essere il nuovo regolamento sul decentramento che di fatto porta avanti lo statuto e lo mette in atto. È chiaro che siamo ben contenti di continuare a gestire il patrimonio ad suo associativo, sicuramente, però, bisogna avere un budget anche per quegli interventi.
Quale peso, anche politico, potranno avere i presidenti se dipendono da Tursi per il budget e per tutto il resto dal Dirigente del Municipio?
Mentre prima in qualche modo avevamo la certezza di poter contare su un budget certo, che era quello dei 281.000 euro, ora invece, e premetto che nello statuto questo non c’è scritto come non c’è mai stato scritto dei 281.000 euro, per l’impostazione che ha preso lo statuto parrebbe che sostanzialmente le manutenzioni straordinarie siano fortemente legate a una valutazione centrale.
Quindi questo chiaramente toglie ai municipi autonomia decisionale, almeno per la quota parte degli investimenti che si posso fare sul territorio.
Perché una riforma dei Municipi. Era necessaria? Cosa non ha funzionato nel decentramento dal 2007 ad oggi?
Finora c’è stato un decentramento a metà, a volte anche un po’ confuso quanto alle funzioni, e magari disatteso in alcuni suoi punti, ma un tentativo c’è stato e forse unico in Italia a parte il caso di Roma, un tentativo che aveva bisogno di una spinta verso la conclusione, verso un decentramento ancora più spinto che prendesse in considerazione anche quelli che sono gli aspetti di area vasta e di città metropolitana, cioè costruire un modello che potesse dare, perché no, anche un bilancio ai municipi. Questo permetterebbe sicuramente di fare un’azione concreta sul territorio, con servizi funzionali ed efficienti, perché i servizi sono poi quelli che restituiscono al cittadino la bontà dell’amministrazione.
Quello che sosteniamo noi con forza è che questa riforma va ad accentrare, anche con le modalità con cui è stata scritta, il potere amministrativo. Di fatto manca proprio un’idea di decentramento, si va dalla parte opposta rispetto a quanto stanno cercando di fare altre realtà, altre città. Quindi sì a un bilancio di municipio, sì a un decentramento più spinto che possa dare ai cittadini anche delle risposte più adeguate rispetto a quello che si vede oggi e a quello che si vedrà anche con questa riforma che ci porterà il peggio perché, secondo me, avremo uno sbilanciamento a favore di alcuni territori rispetto ad altri. Infine, credo che l’autonomia dei municipi vada confermata, anzi amplificata tramite una proposta di decentramento vero che non è quella del Sindaco.
Mario Bianchi, Municipio VI Medio Ponente
Con l’emendamento della Giunta, la gestione dei beni immobili del Comune a fini sociali e i servizi sociali sanitari rimangono decentrati ma i cordoni della borsa li avrà in mano Tursi. La toppa è peggio del buco?
Il rapporto tra il tessuto associativo e i municipi rappresenta una ricchezza insostituibile per il nostro territorio. Sono gli stessi che rappresentano un importante presidio culturale, educativo, tradizionale, sportivo, solidale e sociale e allo stesso tempo una risorsa che silenziosamente ha fornito un contributo fondamentale durante i momenti più critici, presenti e passati. La possibilità di collaborazione con un ente di prossimità come il municipio è di fondamentale importanza. Per quanto riguarda il tema dei servizi sociali, pur confermando la collocazione decentrata attuale, nessuno ha ancora spiegato quali miglioramenti effettivi o previsti possano derivare da un eventuale accentramento, con la motivazione di un’uniformità del servizio, all’interno di un territorio cittadino che è certamente non uniforme dal punto di vista dei bisogni.
Quale peso, anche politico, potranno avere i presidenti se dipendono da Tursi per il budget e per tutto il resto dal Dirigente del Municipio?
Siamo in grado di dimostrare che, nella maggior parte dei casi, i rallentamenti e le inefficienze derivano proprio dal passaggio dal centro o peggio dai palleggi tra più competenze assessorili o tra Enti. Se la motivazione è un efficientamento dell’amministrazione, la direzione presa risulta contraria all’obbiettivo. Dal punto di vista politico decadrebbe totalmente il senso della partecipazione e della rappresentanza territoriale dei consiglieri e dell’esecutivo municipale.
Perché una riforma dei Municipi. Era necessaria? Cosa non ha funzionato nel decentramento dal 2007 ad oggi?
È auspicabile una riforma dei Municipi, a partire dal loro ruolo all’interno di un’amministrazione moderna ed efficace, completando il percorso di decentramento e riconoscimento delle pluralità di una città policentrica, e tenendo conto di una nuova configurazione alla luce della complessità di compartecipazione alla Città Metropolitana e soprattutto delle necessità reali e di sussidiarietà dei territori.
Federico Romeo, Municipio V Valpolcevera
Con l’emendamento della Giunta, la gestione dei beni immobili del Comune a fini sociali e i servizi sociali sanitari rimangono decentrati ma i cordoni della borsa li avrà in mano Tursi. La toppa è peggio del buco?
I Municipi in questi anni sono riusciti a preservare buona parte dei beni immobili, grazie a un corretto impiego delle poche risorse economiche a disposizione, insieme a una forte sinergia con la cittadinanza attiva, rappresentata da tante associazioni che sul territorio svolgono un ruolo importante.
Quale peso, anche politico, potranno avere i presidenti se dipendono da Tursi per il budget e per tutto il resto dal Dirigente del Municipio?
Il peso politico dipende certamente da due fattori: il primo è quello collegato allo status istituzionale che viene riconosciuto alla figura del presidente e quindi le funzioni e le prerogative del ruolo. Il secondo dipende da chi ricopre l’incarico. È importante la qualità della persona, la capacità di decisione e di governare i processi, il dialogo e il confronto, l’impegno e l’autorevolezza, che si conquistano con il lavoro quotidiano per i nostri cittadini.
Tursi potrà anche attuare tutte le misure per restringere il peso dei presidenti, ma nei territori più lontani dal centro cittadino, dovrà fare i conti con una sempre crescente insoddisfazione verso il Comune centrale.
Perché una riforma dei Municipi. Era necessaria? Cosa non ha funzionato nel decentramento dal 2007 ad oggi?
Una riforma dei Municipi è necessaria, ma deve essere realizzata cogliendo l’opportunità della Città metropolitana. Le funzioni di gestione del territorio devono andare totalmente nelle competenze dei Municipi, mentre le funzioni di “area vasta” cioè quelle legate alle questioni di rilevanza ampia come ad esempio il trasporto pubblico e la gestione dei rifiuti, queste vanno alla Città Metropolitana.
Il decentramento del 2007 ha svolto ampiamente il suo compito, ora è necessario rilanciare ulteriormente quel percorso dando maggiore autonomia ai territori.
Infine una nota di redazione: non affannatevi a cercare le repliche dei tre presidenti “di maggioranza” perché non hanno risposto.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.