La mafia è forte, di un’energia che le arriva dall’esterno, e a dargliela siamo noi.
Quando evitiamo di parlarne. Quando facciamo finta di non vedere. Quando accettiamo i compromessi e lasciamo che le cose accadano, diventando la manovalanza muta di un gioco più grande.
La mafia è forte perché ha capito che avrebbe fatto molta più strada tramutando la violenza in potere.
E così si è messa a disposizione di chi non ha paura di sporcarsi le mani. Politici, imprenditori, colletti bianchi. Tutti ingranaggi dei signori delle cosche. Anche su al Nord, dove gli uomini d’onore conquistano terreno mentre la società diventa sempre più impermeabile ai discorsi dell’antimafia, divisa tra rassegnazione e indifferenza.
È per questo che abbiamo inaugurato ieri la serie “I signori delle cosche”, per dare uno sguardo dietro le quinte del nostro Paese, insieme a chi la lotta alla mafia l’ha giocata sulla propia pelle.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.