Sciopero del sesso

Di’ qualcosa di sinistra

C’è tanta sinistra, forse  addirittura “sinistritudine”. Insomma, qualche cosa di sinistra – come chiedeva Nanni Moretti a Massimo D’Alema -, o peggio di sinistro nell’ultimo proclama di Ferruccio Sansa, giornalista e consigliere regionale, avversario “triste” e ormai immalinconito del governatore riconfermato Giovanni Toti che nonostante tutto cerca di stilare giorno per giorno l’agenda dell’organizzazione che contrasta il virus. Qualche cosa di sinistra, o di sinistro, quando il Nostro suggerisce, sempre che non sia una boutade satirica, o comunque di dubbio gusto, lo sciopero del sesso. Ricorrendo all’antico aut aut di Claudia Mori ad Adriano Celentano nel corso di un Sanremo del tempo che fu…. “chi non lavora non fa l’amore”.
Introduce Sansa, per carità senza alcuna voglia di sottintendere: “SCIOPERO DEL SESSO CONTRO PFIZER? (il colosso del vaccino e del VIAGRA).
Boicottare il Viagra e il Tavor? Saremmo un po’ meno frizzanti e più ansiosi. Ma chissà che non possa essere un’arma per piegare il colosso PFIZER. Quello che doveva fornirci milioni di vaccini mentre invece le dosi arrivano con il contagocce”.

Lo sciopero 2.zero

Insomma ecco lo sciopero 2. Zero, anche se in anni meno complessi, giusto quasi cinquantuno anni fa, era stata proprio la coppia Celentano-Mori a farsi carico di lanciare l’antitesi lavoro- sesso, trasformato ad arte dal politico di turno in vaccinazione-sesso.
Anche se verrebbe da dire e riproporre , in qualche modo, l’antico ritornello che – e anche nel caso dell’antitesi di Celentano-Mori sul palco di Sanremo – suonava più o meno così. “come mai, come mai sempre in c….lo agli operai. Tanto che qualcuno commenta… :”dal social media manager al sega media manager”. Qualcun altro celia sullo staff di comunicazione del candidato “triste” colto in fallo.
Insomma coma adepto di Beppe Grillo non male. E non tanto del politico quanto del comico.
Per carità, poi il politico riemerge. Con tutto il suo imprinting che ne fa legittimamente il capo dell’opposizione e della sinistra. Dove marxianamente il danno al padrone si fa boicottandone la produzione oppure il consumo. E quindi: “Andiamo al punto: Pfizer e AstraZeneca annunciamo enormi ritardi nella consegna delle dosi. Sono a rischio la campagna vaccinale e migliaia di vite. Gli anziani dovranno attendere molti mesi. Come è potuto succedere? In parecchi, vedi il Fatto Quotidiano di oggi, ormai ritengono che i vaccini vadano ai paesi che pagano di più.
Si sostiene – perché i contratti sono tutti secretati – che Israele li abbia pagati 28 euro a dose contro i 14,5 dell’Europa. Lo scrive il Fatto: ad aprile in Israele tutti i cittadini sopra i 16 anni potrebbero essere vaccinati.
Che cosa possono fare gli Stati? Certo, ci sono le azioni legali. Ma sono lente e complesse. Resta la via di pretendere i brevetti del farmaco per produrlo in grandi quantità. Lo chiedono esperti del calibro di Silvio Garattini, perché esistono gravi e urgenti ragioni di salute pubblica. E poi questi vaccini sono stati sviluppati anche con enormi finanziamenti pubblici.
Ma finora le sorti della nostra salute restano nelle mani di big pharma. E se nessuna di queste armi risultasse efficace? I cittadini forse hanno in mano un’altra arma: ‘boicottare’ le società che ci hanno mandato i vaccini con il contagocce.
Pfizer, per dire, è un colosso noto nel mondo perchè produce tra gli altri il VIAGRA (che ha ridato vigore non solo ai maschi, ma anche ai bilanci). Per non dire di Tavor e Xanax, i re degli ansiolitici, i farmaci più venduti in America. E poi prodotti contro ipertensione, emorroidi e compagnia non tanto bella.
Forse la strada per fare pressione sui colossi del farmaco è questa. Come le donne greche che nella Lisistrata di Aristofane facevano lo sciopero del sesso per costringere gli uomini a non fare più la guerra.
Facciamo anche noi uno ‘sciopero del sesso’? Stop al VIAGRA, ma anche ad altri farmaci di Pfizer e magari Astra Zeneca? Diteci cosa ne pensate”.

”Usate il generico”

E a completare c’è il post scriptum, probabilmente satirico. Oppure no: “Ps. E comunque, per chi proprio non ne vuole o può fare a meno, esistono i medicinali generici”.
E ci sarebbe comunque da discutere che alla fin fine, prendendo per buono il monito del capo dell’opposizione della sinistra e dei pentastellati  in consiglio regionale, la discriminazione sarebbe purtroppo rivolta ad una unica categoria generazionale, quella degli Over sessanta/settanta,  gli stessi individuati dal presidente Toti come non produttivi. Cornuti e mazziati, come si usava dire una volta, costretti fra lockdown e tutto il resto, persino a rinunciare indomitamente a qualsiasi attività casalinga che non riguardi la culinaria, il gioco delle carte – persino lo scopone – la dama, gli scacchi o lo zapping televisivo. E parrebbe, addirittura, che YouPorn stia predisponendo una lettera di risentita protesta nei confronti del nostro paladino del solitario.
Anche se, poi l’importante è avere la necessaria autoironia per dimostrare di saper ridere di se stesso. Perché dopo un po’ il nostro eroe della comunicazione capisce che il suo post ironico non è stato preso nel senso giusto. Anche perché per gli italiani il sesso è una delle rare cose in cui l’ironia sembrerebbe non essere consentita. A malapena se riguarda gli altri ma se presuppone a problemi un tantino autobiografici proprio no.

La stessa personalità di Toti

E così il paladino Ferruccio cerca una rapida retromarcia e spiega, non a caso in terza persona come usava fare  l’imperatore Napoleone Bonaparte: “Il nostro post sta creando opinione, lo immaginavamo. L’ironia è uno dei tratti di Ferruccio Sansa: uno strumento che ha sempre usato anche nel suo lavoro da giornalista. Così è stato anche in questo caso. Sotto spoglia ironica, si è voluto affrontare un tema molto serio: il potere dei consumatori di far pressione sulle società produttrici. Lo spieghiamo bene nell’ultimo post di questa pagina”.
Come dicevo…. poi qualcuno gli fa notare come sia improprio l’uso della terza persona, con tanto di risposta un po’ piccata: “Lo staff di Ferruccio Sansa: “Il nostro post sta creando opinione, lo immaginavamo. L’ironia è uno dei tratti di Ferruccio Sansa: uno strumento che ha sempre usato anche nel suo lavoro da giornalista. Così è stato anche in questo caso. Sotto spoglia ironica, si è voluto affrontare un tema molto serio: il potere dei consumatori di far pressione sulle società produttrici. Lo spieghiamo bene nell’ultimo post di questa pagina”.
Ricordo, comunque che tutti i grandi condottieri, lo fece già il buon Toti per lo scivolone per quei poveri vecchi non produttivi, che se si contempla il figurone è tutta farina del suo sacco, ma appena si parla di scivolone la colpa è dello staff. Ironia o non ironia.
Poi appena dietro sovvengono alcune minuzie, che minuzie non saranno, legate agli ultimi risvolti nazionali. Con quel fiero Sansa e quel marpione di Toti l’un contro l’altro armati mente in Parlamento i loro compagni e i loro sottoposti si aiuteranno a sorreggersi e a sorreggere la stampella del Conte ter. E allora è comprensibile che la supposta ironia finisca per far l’effetto del classico spirito di patata.
Anche se qualche burlone, Massimo Schiavo, immagina scenari irreali, o forse plausibili per qualche punta di verità: “Con Berlusconi presidente mai più ritardi della Pfizer. I vecchi clienti vanno rispettati”.

 “Meno seghe mentali”

Comunque la pietra tombale ce la mette il mio amico Vittorio Pezzuto, un tempo fiero rappresentante del partito di Marco Pannella e poi nei panni del comunicatore per l’allora ministro Renato Brunetta: “Ferruccio Sansa, ex candidato alla presidenza della Liguria sostenuto dai fanculotti e dal partito democratico, propone di boicottare il viagra per danneggiare Pfizer…. Sarei già contento se lui e i suoi amici si facessero meno seghe mentali”.
Io comunque concludo. In preda ad un fastidiosissimo mal di testa.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.