Sono passati ormai 8 anni dalla tragedia del 2013, 8 anni in cui si è andati avanti senza torre. Oggi c’è ancora la necessità di salire in coffa o basta un computer, un palmare e un software che ci dica cosa fa una nave, dove è, e dove va?
Termopili 480 a.C.
La battaglia fu solo il culmine. Nei mesi precedenti le informazioni arrivavano ai Greci da più parti e non erano rassicuranti. Il più grande esercito mai visto, quello persiano, e di cui si fosse mai letto o tramandato stava per travolgere la Grecia e la sua cultura.
Quello di Serse era un esercito di 200 mila uomini, tutti armati fino ai denti e con le armature scintillanti. In realtà erano probailmente la metà e di questi una buona parte mendicanti e poveracci che mangiavano gli avanzi di cibo dei soldati. Ma nell’esercito di Serse c’erano anche elefanti e rinoceronti, animali mostruosi e potentisismi. Erano tanti, tantissimi.In realtà, forse 3 o 4 ammesso che ci fossero. E poi gli immortali, almeno così venivano chiamati i soldati che facevano parte della guardia imperiale di Serse che era, appunto immortale. I numeri, in Grecia arrivarono i numeri, spaventosi e affascinanti al tempo stesso. Le spie erano dappertutto, dicevano qualsiasi cosa, comunicavano le meraviglie di questo esercito scintillante.
Italia, 2020
“Non si è mai vista un potenza di fuoco come questa”. Giuseppe Conte pronuncia questa frase,“potenza di fuoco”, che si fissa nell’aria e nei nostri cervelli perché ricorda la riscossa, la rivincita, la rinascita. La potenza di fuoco spariglia e sbaraglia il nemico, e con quella vinciamo. Se il nemico è in carne e ossa, perché se è un virus la storia cambia. Ma poi ci sono i miliardi, i ristori, i contributi, i miliardi dei miliardi dei milioni di miliardi. E noi, davanti alla tivvù cerchiamo di capire come prenderne un po’ per pagare le bollette. I numeri di chi comanda sono straordinari, quelli della gente normale sono comprensibili . Una famiglia di tre, quattro persone, sei, otto pasti al giorno, la bolletta da 60 euro, il meccanico 200 euro, la visita medica 150 euro, un chilo di pasta, due etti di prosciutto. Sono numeri comprensibili a tutti.
Genova, 2021
Tonnellate di acciaio e calcestruzzo. Acciaio, parola che evoca lavoro, sudore, fatica, quella giusta. L’acciaio è forte e fiero. Migliaia di metri quadri, migliaia di metri cubi. Escavatori, cingoli, voragini, palificazioni, vetro e riflessi. Zang, Tumb, Tumb. Futuro e futurismo. Un balzo in avanti nel futuribile facendone uno indietro di 100 anni.
La nuova torre dei piloti svetterà a 60 metri di altezza, ci lavoreranno persone forti, competenti. E poi c’è la bellezza del cantiere. Nell’immaginario collettivo c’è la visione di persone vestite in modo pratico ma elegante, chine su tavoli fatti con legno grezzo e chiodi, che guarderanno progetti complicati facendo “sì” con la testa mentre sullo sfondo crescerà la grande torre sulla grande isola, del grande porto della grande città vicino ai grandi cantieri navali adiacenti alla grande diga dove passeranno navi enormi. Una torre costruita con orgoglio da braccia forti e visi scolpiti dal sole. Un gigantismo a tutti i costi in una realtà che tende a rimpicciolire sempre più. Ma in questo racconto di grandi gesta, e di bontà d’animo di uomini dallo spirito nobile che donano e donano e donano, rimane la domanda pedante, fastidiosa, irritante di chi si ostina a voler ragionare in piccolo. Ma una torre per i piloti alta 60 metri, nel 2021 serve? Perché se la sua utilità non può essere messa in discussione ci chiediamo perché l’opera venga costruita con ben 8 anni di ritardo da quel tragico 2013 in cui la Jolly Nero uccise il futuro di 9 persone. Se la torre alta 60 metri fatta d’acciao e vetro è indispensabile al Porto come hanno fatto i piloti fino ad oggi?
Nel 2021 c’è ancora la necessità di salire in coffa o basta un computer, un palmare e un software che ci dica cosa fa una nave, dove è , su che rotta è e dove va?
Abbiamo girato queste domande a chi ha il potere di decidere, aspettiamo con ansia le risposte.
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.