“Non succede… ma se succede”, ovvero l’apologia del “besugo”

Besughi in quantità, come nel Gabibbo

C’è un sottile filo, labile e tossico quanto il fumo, che unisce le due ultime esternazioni di altrettanti personaggi politici liguri quanto “il Gabibbo” di Antonio Ricci, autore televisivo, e albenganese doc. Performance avvenute, non a caso, e comunque a breve distanza di tempo, in situazioni e ambiti antitetici. La prima consumata tutta nella sacralità istituzionale dei consigli comunali, la seconda nata e dilatata a macchia d’olio sulle pagine facebook.

Ed i due politici di riferimento, legati da un’appartenenza o simpatia alla stessa componente, di più, addirittura l’uno mentore dell’altro, si sono dedicati con cura, a seconda dei rispettivi opportunismi sugli episodi, a cercare di mettere la sordina o ad amplificare eventuali responsabilità.

Così i tre consiglieri comunali di Cogoleto che hanno votato una delibera levando il braccio destro teso nel saluto romano sono diventati, secondo il sindaco Marco Bucci impegnato a rendere conto nella sala rossa di Tursi “tre besughi che hanno compiuto un gesto intollerabile”, mentre Edoardo Rixi, plurideputato della Repubblica ha fomentato il suo pubblico e non solo per l’ultimo post, comparso e poi cancellato nel giro di qualche ora, con tanto di foto che ritrae il leader del “Carroccio” Matteo Salvini imbavagliato e con la bandiera delle brigate rosse alle spalle. Con evidente richiamo al rapimento di Aldo Moro e il commento : “Non succede…. ma se succede”, seguito da tre pugnetti chiusi.

In soccorso del “Capitano”

Scrive Edoardo Rixi sulla sua pagina Facebook, accorrendo in soccorso del “Capitano, suo capitano”: Matteo Salvini è finito nuovamente nel mirino. Questa volta a dedicargli un post choc ci ha pensato Federico Pinelli, un militante genovese de ‘La Sinistra’ che sul suo profilo Facebook ha postato una foto che ritrae il leader della Lega imbavagliato e con la bandiera delle Brigate Rosse alle spalle col commento “Non succede… ma se succede…”, seguito dal pugno chiuso.

Un atteggiamento che richiama subito alla memoria il rapimento del presidente Aldo Moro. Il post è comparso sul profilo del militante genovese intorno alle 23 e nel corso della notte è stato cancellato. Scorrendo sul profilo La Sinistra – Liguria, è evidente la militanza di Pinelli con tanto di foto del maggio 2019 a un banchetto del partito durante una campagna elettorale, affiancato anche da Davide Ghiglione, oggi capogruppo della sinistra al V Municipio di Genova.

Un post che inneggia e promuove la finalità del terrorismo degli anni di piombo nei confronti di un leader democraticamente eletto e che oggi rappresenta il primo partito in Italia. Un’azione che nulla ha a che vedere col confronto politico usato per fomentare l’odio e cavalcare l’ignoranza”.

Un minaccioso fake satirico

E sin qui poco o niente da obiettare. Se non che questa benedetta foto, un fake satirico più o meno ben riuscito e in circolo da qualche anno, a seconda del momento politico viene tirata e ritirata fuori sui social, costringendo gli sprovveduti utilizzatori, quando appartengano a partiti formazioni politiche all’interno dell’ambito parlamentare a rapidi ravvedimenti e pubbliche scuse. E’ accaduto qualche anno fa per un militante del Pd di La Spezia, incalzato dal suo segretario politico e, probabilmente accadrà di nuovo. Perche quella, volenti o nolenti è la natura dei social. Con molti politici che consciamente o inconsciamente ci speculano per fini opportunisticamente elettorali.

Quello che obiettivamente un po’ sconvolge è la chiusa. E non tanto per l’esercizio di falsa equidistanza che lega anche il nostro sindaco Marco Bucci fra antifascismo e antinazismo e anticomunismo e nello specifico contrappone il fascismo e il nazismo al terrorismo rosso, quanto per la confusione dei piani.

Fascismo, antifascismo, comunismo, anticomunismo, terrorismo rosso e nero

Ove un parlamentare della Repubblica per due mandati, ex sottosegretario, ex viceministro, vicepresidente della Regione, più volte consigliere in Regione e in Comune e segretario in più occasioni della Lega, riesca a confondere e a far confusione tra un piano e un luogo prettamente istituzionale e la sua sacralità, come il consiglio comunale, in cui si esprimono tre eletti dal popolo alzando il braccio teso nel saluto romano nel giorno della memoria e l’ambito di un qualunque social di cui qualcuno diceva: “È il luogo ove scambiarsi numeri di telefono, conoscere e contattare qualche partner, o fare quattro chiacchiere”.

E qualcun altro vaticinò che avrebbero dato il diritto di parola a legioni di imbecilli

È la conclusione, infatti che lascia esterrefatti, con tanto di legittime attese, oppure no: “Ora ci attendiamo da stampa, Digos e magistratura di Genova la stessa attenzione riservata ad altri fatti dei giorni scorsi con indagini sull’autore del gesto e una forte presa di posizione contro il terrorismo rosso, senza fare pesi e misure diversi. Inoltre, auspichiamo un serio dibattito sull’odio e l’istigazione alla violenza che trovano spazio sui social, con indagini vere e approfondite sull’autore di questo gravissimo gesto”.

Perché è quel mettere insieme due episodi, che potranno anche apparire simili per il loro significato ispirato a un qualche tipo di minaccia, ma portati a termine in ambiti del tutto diversi che genera ulteriore confusione. Con tanto di sottinteso, o sottotesto sull’obbiettivita’ di una stampa che sembrerebbe aver voluto speculare sull’episodio di Cogoleto.

Edoardo Rixi, Giovanni Toti e Marco Bucci

La stessa tesi del sodale Bucci

Proprio come ebbe a dire il sodale di Rixi, Marco Bucci, censurando la troppa attenzione mediatica sul caso del saluto romano. Descrivendone i tre interpreti come tre”Besughi”, mitici personaggi genovesi al pari dei “fessacchiotti” sdoganati in Italia proprio dalla popolarità de “Il Gabibbo” personaggio scaturito dalla fantasia di Antonio Ricci.

E poi c’è quella domanda un po’ pilatesca dello stesso Rixi sulla magistratura e sulla Digos che chissà se apriranno un’inchiesta, quando per essere sicuro sarebbe bastato che come libero cittadino andasse a denunciare il fatto.

Infine c’è quel dibattito auspicato, e non sono in grado di capire quanto in buona fede, su “un serio dibattito sull’odio e l’istigazione alla violenza che trovano spazio sui social, con indagini vere e approfondite sull’autore di questo gravissimo gesto”. Potrebbe essere una sorta di mea colpa annunciato. Ma conoscendo i nostri politici e la “bestia” della Lega non ci posso credere.

E la campagna d’odio riparte

A maggior ragione dopo il post di Rixi in cui viene identificato e non a caso si pubblica nome e cognome dell’autore del post nonostante si stato cancellato. E non solo insieme a lui viene “sputtanato”, Davide Ghiglione, capogruppo de “La sinistra” nel V municipio di Genova.

Tanto che la “Bestia”, o forse no, soltanto Renato Falcidia, ex Presidente di municipio  II Centro Ovest in quota Lega ha già provveduto a un post di risposta in cui si dice “ Questa e’ la sinistra: bandiera della pace in vista, P38 in tasca?” e tanto di foto con il post e la foto del povero Pinelli – amen nome – si potrebbe dire, ritratto insieme a Ghiglione. E ovviamente il post incriminato con Salvini in mano alle sedicenti Br.
Post quello di Falcidia per il quale alcuni rumors dicono che potrebbe in qualche modo essere trascinato in tribunale. Lui sì.

E poi c’è la personalità dell’autore del post sul “Capitano” sulla quale qualcuno inizia a nutrire qualche legittimo dubbio. In fondo Umberto Eco era stato chiaro sulla presunta letalità del mezzo.

Quel “Capitano” a tutto tondo

E comunque, a mio modesto e personale avviso, di foto del “Capitano”, loro “Capitano”, ce ne sarebbero state ben altre e ben più definitive e letali. Dalle immagini del Papeete con tanto di mojito, console e cubiste a quelle in compagnia di Toti, con la lingua di fuori a gli occhi fuori dalle orbite a rimirare le bellezze di una ragazza in costume. Da quella in compagnia di un poliziotto in moto d’acqua al tempo in cui era ancora ministro degli interni a quella in mutande verdi e torso nudo comparsa sulla copertina di Oggi. Non ci sarebbe stato bisogno di inneggiare alle Br e al terrorismo per dipingere l’uomo.

Siamo ridotti così

Ma, vabbè siamo ridotti così. In politica e tutt’attorno, con i nostri protagonisti che confondono pietosamente  la legge Mancino e l’apologia di fascismo con quella del “besugo” o dei “besughi”. Perché in fondo e per concludere…. chi più chi meno, siam tutti un po’ “besughi”, come direbbe il sindaco/commissario Marco Bucci, probabilmente ora più che mai unito al suo mentore Edoardo Rixi, con  infinito senso caritatevole. Per entrambi.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.