Diga foranea, le ragioni di chi appoggia il progetto

Luccardini: “L’unica grande risorsa genovese è il mare, usiamola se vogliamo crescere”

Genova – Diga foranea e Gronda di Ponente. Sono queste le opere irrinunciabili se “la città di Genova non vuole apparire morente o morta”.
Parola di Rinaldo Luccardini, architetto e appassionato di storia della città, che spiega come “l’unica grande risorsa genovese è il mare” e dunque va sfruttata. E non importa se dobbiamo convivere con le muraglie di container: “Io vorrei sapere se voi andate tutti i giorni a vedere le muraglie di container”, dice Luccardini aggiungendo che questo sarebbe un piccolo prezzo da pagare a fronte del rientro economico per la città.
E infatti precisa: “Io per esempio non mi sento a disagio davanti a un muro di container, anzi lo guardo e mi chiedo se chi guadagna da questa muraglia è qui o sta in Cina. Perché se non ci fosse la muraglia ci sono persone a Genova che non avrebbero il reddito che hanno oggi”.
Ha una visione fuori dal coro, Luccardini, che per far posto ai contenitori ritiene si dovrebbe eliminare anche l’aeroporto: “Se avessimo un treno che in 40-45 minuti va da Genova allo scalo milanese più vicino”, non servirebbe più e anzi “si eliminerebbe anche il problema del cono aereo”.
Poi, sui “comitati nimby” che criticano la grande opera, dichiara che “oggi è così, ci sono sempre i comitati che si manifestano appena c’è un’iniziativa di modifica” ma non hanno capito che “però questa non è una cosa di quartiere è una cosa di livello europeo” e qui “i comitati nimby non funzionano”. E non può intervenire neppure il Comune, afferma Luccardini che tiene a sottolineare che “il mare non è del Comune, è dello Stato” e che “se non si vuole crescere, se si vuole regredire, bisognerebbe che a deciderlo fosse il popolo e non qualcuno che comanda solo in una città e non fa gli interessi del Paese”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.