Genova – “Arginare i focolai di Imperia e Ventimiglia probabilmente sarebbe stato impopolare per questa amministrazione”, denuncia Riccardo De Giorgi, ristoratore e presidente del CIV Porto Antico, che poi aggiunge: “Qui siamo arrivati al punto che per non essere impopolari si gioca a scaricarsi le responsabilità e in mezzo ci siamo noi, che siamo impotenti”.
Sì perché il Covid ha rialzato la testa e la Liguria è tornata in zona arancione insieme alla Toscana, all’Abruzzo e alla provincia autonoma di Trento.
Un annuncio che è arrivato 48 ore prima di San Valentino bruciando tutte le prenotazioni nei ristoranti della regione che ora si ritrovano i frigoriferi pieni e le sale vuote.
Una situazione che forse si poteva evitare se la Regione avesse emanato un’ordinanza restrittiva per l’imperiese. Quello che ha fatto balzare in avanti l’indice rt, in effetti, è un focolaio nell’estremo Ponente ligure.
Nella realtà Toti non si è mosso se non per chiedere al nuovo governo di ritardare di un giorno l’ingresso in zona arancione. Un’istanza che è stata respinta perché la legge stabilisce che la fascia di rischio entri in vigore 24 ore dopo la pubblicazione delle ordinanze.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.