Terremoto nel gruppo consiliare PD, Terrile: “Ora serve unità per la grande battaglia che ci aspetta sulla riforma dei Municipi”

Alessandro Terrile è il nuovo capogruppo PD in Consiglio comunale. L’elezione nella notte dopo la sfiducia a Cristina Lodi

Genova – Parla di “un errore che ci ha colpito nel profondo” il nuovo capogruppo PD in Consiglio comunale, Alessandro Terrile, e lo fa pensando al caso dell’anagrafe antifascista e anticomunista, “un documento” su cui dice che “bisognava votare contro” ma che invece è andato a segno proprio con l’astensione del PD che ha consentito l’approvazione di un ordine del giorno della maggioranza che equipara fascismo e comunismo.
E la giustificazione dei DEM è che “non siamo riusciti a comprendere su che cosa stavamo votando” perché l’ex capogruppo, Cristina Lodi, “non ha condiviso il testo in tempo utile”.

Eppure il documento è stato letto all’aula. Come è possibile che dei politici scafati non l’abbiano capito? “È stato letto a gran velocità”, si giustifica Terrile aggiungendo che “ci siamo attivati subito per capire cosa fosse e se qualcuno avesse il testo di quel documento”. Poi aggiunge anche che “sarebbe ingeneroso dire che la responsabilità è solo della capogruppo. Abbiamo sbagliato tutti”.
A cadere, però, è stata la testa della consigliera Lodi.
“Considero un insuccesso profondo quello che è accaduto ieri perché credo che si potesse uscire da questa situazione con una mediazione. Ho scritto e proposto un documento che congelava le cariche e ci permetteva di raffreddare un po’ gli animi in attesa di superare la discussione del bilancio e della riforma dei Municipi che ci avrebbero impegnato in Sala Rossa in questi giorni. Poi avremmo potuto tornare sulla questione evitando di dare all’esterno l’immagine di un partito che litiga tra sé e sé”, continua Terrile spiegando però che questo documento volevano votarlo soltanto lui e Claudio Villa.
Una faccenda spinosa, insomma, che si complica con le “accuse di sessismo lanciate dalla capogruppo” e che Terrile rimanda al mittente: “Ho fatto quattro anni il segretario provinciale del Partito Democratico genovese e, quando ancora lo statuo non prevedeva la parità, tutti gli organismi del partito io li ho sempre creati nella parità di genere. Parità che ho applicato anche per le liste del Comune, e non è obbligatorio e vi assicuro che le pressioni per togliere qualche donna che magari veniva considerata debole e aggiungere qualche uomo che invece era considerato forte erano molto pesanti, eppure alle ultime comunali del 2017 il PD si è presentato con 20 uomini e 20 donne”.

Certo che se parliamo di elezioni, con le amministrative all’orizzonte stavolta il PD avrebbe dovuto lavare in casa i panni sporchi. E invece si è dato allo scontro aperto tra consiglieri comunali. Una scelta politicamente discutibile davanti a un Centro Destra che si mostra compatto.
“L’unità è un valore che va coltivato e perseguito da tutti”, commenta Terrile precisando “di averlo dimostrato. Quando si arriva allo strappo, lo si fa con grandissimo timore per le conseguenze che soprattutto i nostri elettori, i nostri compagni, i nostri militanti possono desumere. Io penso che, invece di una scelta lacerante come quella di ieri, sarebbe stato meglio entrare nel vivo delle questioni. Purtroppo questa disponibilità non c’è stata”.

I rapporti all’interno del gruppo consiliare, dunque, si prospettano difficili ma Terrile è fiducioso: “Io penso che la grande battaglia che avremo da fare tra due giorni sulla riforma dei municipi, ci consente di comprendere che i nostri avversari non sono all’interno del partito ma sono in questa visione miope di accentramento del Centro Destra. Poi ci sarà l’esame del bilancio. Io credo che il grande lavoro che dovremo fare in aula ci permetterà di ritrovare quella compattezza e quella capacità di collaborazione che serve al partito Democratico e a tutta l’opposizione”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.