Siamo stati travolti dalla pandemia che ci ha trovati, ovviamente, impreparati. Vittime di una rete clientelare che ha favorito i soliti imprenditori , un assetto industriale ancorato al ‘900, e un sistema bancario ancora immerso nell’800. Molti giovani costretti a cercare fortuna all’estero e una classe politica impreparata e litigiosa. Da qualche giorno Draghi ha il compito di sovvertire un mondo che ha contribuito a creare.
Oggi è il giorno di fiducia al Senato, e Draghi parte da un argomento condiviso e noto a tutti. Un incipit che non necessita di tanta preparazione, almeno nella sua formulazione
“La priorità è combattere la pandemia. Il primo pensiero che vorrei condividere riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il Governo farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza con tutti i mezzi”.
Quindi, dopo aver chiuso gli impianti sciistici, perché è più sicuro chiudere che organizzare, il suo discorso si è concentrato sulla necessità di “informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole”.
Spirito repubblicano
Sul suo Governo ha poi detto che: “Riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti. Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l’alta indicazione del capo dello Stato”.
E se l’imbarazzante ammucchiata a sostegno di questo Governo ha fatto meditare molti italiani, Draghi trasforma la lotta comune contro il virus in una trincea “dove combattiamo tutti insieme, il virus è nemico di tutti. È nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno”. Sulle vaccinazioni nulla di nuovo, tutto sommato. Siamo in emergenza, i vaccini vanno reperiti, ci vuole l’esercito, la Protezione Civile.
Scuola
Sul tema della scuola, Draghi ha affermato che “occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza… dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”.
Non c’è sovranità nella solitudine
Sull’euro e sulla nostra sovranità, Draghi mette ordine immeditamante. “Fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine.
“Questo governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori”.
E ancora: “Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa”. Con buona pace di chi ogni tanto, e senza crederci, paventa una Italexit con relativo abbandono dell’euro.
Conte non ha fatto così male
Ma un passaggio è, a nostro parere, importante. E riguarda la continuità con il Governo precedente che probabilmente per Draghi non ha lavorato così male.
E infatti il nuovo Presidente del Consiglio afferma che ripartirà dal Piano nazionale di “ripresa e resilienza” del governo Conte: “Le missioni del programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno dei precedenti documenti del governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività, la cultura, la transizione ecologica, le infrastrutture per la mobilità sostenibile, la formazione e la ricerca, l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale, la salute e la relativa filiera produttiva”. Insomma, rivisti, forse corretti, rimodulati, ma i temi che dovremo affrontare sono conclamati e indifferibili.
“Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche”.
Nei prossimi mesi il Governo deciderà quali sono le imprese da aiutare e quelle che saranno lasciate al loro destino. Una sorta di selezione della specie.
Tutto si giocherà sulla capacità di adattamento del nostro sistema. Quest’anno sono stati sette milioni i lavoratori che hanno usufruito dei sistemi di integrazione salariale per un totale di 4 miliardi di ore. E in questo frangente il programma SURE ha contribuito a limitare le conseguenze sull’occupazione. Ma è indubbio che a pagare un prezzo salato sono state le fasce deboli come donne, giovani e lavoratori autonomi.
E in questi ambiti, occupazione, accesso al credito, riqualificazione professionale, pari opportunità, innovazione, saranno le prossime sfide di questo Governo.
La sensazione è che si vada verso una crisi sociale da far impallidire la grande depressione del ’29.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.