Elisoccorso: la Procura apre le indagini sulla gestione ligure

E il Sindacato USB denuncia: “Una sinergia totalmente a carattere pubblico che a qualcuno risultava indigesta”

Genova – Finisce sul tavolo della Procura l’affaire elisoccorso, una delle tante storie di privatizzazione selvaggia cominciata il 9 agosto del 2018, “con una lettera firmata e inviata alla Regione Liguria dall’allora Capo Dipartimento dei VVF Bruno Frattasi, in cui si comunicava l’intenzione di non rinnovare la collaborazione ultraventennale tra Sanità ligure e Dipartimento VVF”.
Lo spiegano Stefano Giordano e Costantino Saporito, i dirigenti nazionali USB VVF che l’esposto lo hanno firmato e che fanno un po’ la storia di quello che è accaduto all’elisoccorso nella nostra regione.

Il nuovo accordo con la sanità ligure che azzoppa il servizio dei Vigili del Fuoco

“Pochi giorni dopo quella lettera”, raccontano, “a Genova si consuma la tragedia del ponte Morandi e i primi soccorritori specializzati giungeranno sul posto insieme al primo medico grazie all’elicottero Drago dei Vigili del Fuoco. Da lì, quel Servizio che sembrava dovesse essere cancellato con un colpo di spugna in breve tempo, è stato in qualche modo condannato a una lenta agonia sino agli eventi di oggi”.
Dal 14 agosto 2018, infatti, il percorso di rivalorizzazione del Reparto Volo VVF Liguria “è stato intrapreso solo a parole”, continuano i due sindacalisti precisando che invece, nella realtà dei fatti, “non sono state introdotte le risorse umane che il territorio chiedeva già da tempo”, e anzi si è lasciato che  “la situazione precipitasse rimodulando l’accordo di collaborazione con Regione Liguria, che scadrà il 31 dicembre 2021, da 365 giorni l’anno a 115 giorni (solo i fine settimana e le feste comandate), e riducendone la durata: da 5 anni a un anno e mezzo”.

Le spese folli della privatizzazione

Con questo nuovo contratto, che ridimensiona sensibilmente la collaborazione con la sanità ligure “si spalanca la strada della privatizzazione del servizio”, dicono i due sindacalisti che poi tengono a sottolineare il fatto non trascurabile della “conseguente lievitazione dei costi per le casse pubbliche della sanità regionale”.
Il tutto, in effetti, si concretizza con un bando di gara del valore di circa 33 milioni di euro in nove anni “indetto da ARCA, l’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti di Regione Lombardia, vinto dalla ditta Airgreen” e per cui Regione Liguria si è presa anche l’impegno di “adeguare le elisuperfici di atterraggio esistenti alle normative aereonautiche civili vigenti, di contribuire alla costruzione di nuove superfici nei punti ritenuti strategici individuati, innescando una serie di costi indotti difficilmente calcolabili. Il tutto naturalmente con soldi pubblici”.

Le denunce di USB

USB aveva già previsto da tempo come sarebbe andata a finire denunciando da subito “la scarsa attenzione da parte del Dipartimento di sopperire alle numerose lacune evidenziate e denunciate da noi in tutti questi anni e rimaste disattese. Gli stessi lavoratori (piloti, tecnici, saf, sommozzatori) rimasti in forza al Reparto Volo non conoscono gli obbiettivi e le sorti che li attendono allo scadere dell’accordo”.
La soluzione sarebbe quella di potenziare e “proporre in tutti i reparti volo il modello ligure”, suggeriscono i de sindacalisti ricordando che si tratta di “un servizio che dagli anni Novanta è un esempio vincente, dal punto di vista del soccorso tecnico sanitario, su tutti gli scenari emergenziali”. Una sinergia che permetterebbe agli organici del Corpo Nazionale di avere il medico a bordo “prendendolo direttamente dai territori, stringendo appunto collaborazioni proprio come nell’esempio ligure”.

Purtroppo i segnali lanciati da USB sono rimasti inascoltati e oggi, dopo la consegna al reparto volo Genova di un gioiellino che ci è costato oltre 20 milioni di euro, l’elicottero “Leonardo 139”, non resta che “supportare la Procura”, concludono i due sindacalisti, “per cercare di rendere trasparente la gestione di questo servizio che risulta un prodotto molto appetibile per i profitti di pochi soggetti, a discapito della spesa pubblica e del soccorso”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.