Il progetto, che grazie allo Sblocca cantieri è stato inserito nel Terzo Valico, è in fase di screening di VIA da parte di Regione Liguria
Genova – 18 treni di giorno e 24 di notte. 30 carri per una lunghezza totale di 750 metri che andranno avanti e indietro nelle due direzioni di marcia affiancando anche una parte del tracciato del prolungamento della metro Brin-Canepari. Una fascia di terreno larga 15 metri per quattro binari.
Sono i numeri della ferrovia merci che da calata Bettolo collegherà il porto con il Campasso e bivio Fegino. Numeri che mettono in allarme i residenti che non hanno dimenticato l’incidente del 1998.
L’incidente del 1998
“Rfi garantisce che nei tratti rettilinei non ci sono curve che possano far deragliare i treni ma io ricordo che circa vent’anni fa, invece, un treno uscì dai binari e restò penzolante su via della Pietra e il pietrisco che era caduto dalla ferrovia aveva danneggiato alcune auto in sosta”.
Non si fida delle rassicurazioni la signora Anna che accanto alla ferrovia ci abita e convive con la paura che “un treno possa deragliare addosso alle case” provocando una tragedia “come è successo a Viareggio”.
Comunità ostaggio dei cantieri
Ma non è solo il pericolo che si verifichi un incidente ferroviario a impensierire i residenti di Certosa, del Campasso e di Rivarolo che nel loro futuro vedono almeno tre anni di cantieri. Nei loro pensieri ci sono anche i metalli pesanti e le fibre di amianto che potrebbero svilupparsi con la movimentazione del ballast, il pietrisco utilizzato per le massicciate ferroviarie la cui bonifica non è regolamentata specificamente. Questa ghiaia, infatti, è classificata come rifiuto pericoloso “sub condicione”, cioè solo se l’amianto raggiunge determinate concentrazioni. E solo in questo caso si prevede il trattamento in cantiere.
Per non parlare poi delle 60 betoniere – ne sono previste 20 di giorno e 10 di notte – che si vedranno scorrazzare avanti e indietro dal cantiere di betonaggio, piazzato proprio dietro le case di via Porro. Un toccasana da respirare per chi ha già sopportato il cantiere del Morandi.
Un ponte da demolire e due da rifare
Saranno 3.000 le tonnellate di rifiuti da smaltire dopo la demolizione della massicciata ferroviaria, degli otto edifici che interferiscono con il percorso delle due opere e della travata sul Polcevera, che poi andrà ricostruita insieme a quella di via Rossini.
Tutti interventi che prevedono l’andirivieni di camion, e ancora polvere, e traffico e il carosello che ormai conosciamo bene delle strade aperte a intermittenza.
Le fasi di progetto della ferrovia merci
In vista una Commissione congiunta tra Municipio Centro Ovest e Valpolcevera
Certosa, Rivarolo, Fegino, il Campasso.
Periferie dimenticate in attesa di una riqualificazione che non si fa vedere neanche di striscio, mentre nel libro nero dell’alta capacità le servitù si espandono e i residenti restano fermi al palo con in mano l’arma spuntata dei municipi.
“Se non ascolteranno noi, dovranno ascoltare la gente che scenderà in strada”, minacciano dal Centro Ovest e dalla Valpolcevera che non ci stanno a farsi mettere all’angolo e dichiarano battaglia cominciando da una Commissione congiunta prevista nei prossimi giorni perché “una linea ferroviaria che nel 2021 passa in mezzo alle case è una cosa folle”.
Un’altra occasione persa nel confronto con i cittadini
“È encomiabile che un gruppo di cittadini, per l’esattezza il Comitato Liberi Cittadini di Certosa e l’associazione Progetti Comuni, stia facendo il servizio di comunicazione che spetterebbe alle istituzioni”. Lo dichiara il consigliere comunale Gianni Crivello commentando l’iniziativa dell’assemblea pubblica che gli attivisti hanno organizzato sabato scorso a Rivarolo per informare sull’impatto della ferrovia merci e del prolungamento della metro Bin-Canepari e quindi attivarsi per chiedere garanzie e ristori. “È assolutamente improponibile nel 2021 non confrontarsi con i cittadini”, continua Crivello che poi conclude sottolinenando come “una caratteristica di questa amministrazione siano le scelte roboanti fatte di tante parole e pochi fatti”.
Simona Tarzia
Un ringraziamento particolare a Roberto Attolini del Comitato Liberi Cittadini di Certosa per le slide del progetto.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.