La Fondazione Gimbe: “Ritardi con le forniture ma necessario accelerare anche sul fronte delle somministrazioni. Il governo Draghi imponga un cambio di passo”
La continua revisione al ribasso, documentata dai 4 aggiornamenti ufficiali delle forniture attese, ha quasi dimezzato in soli due mesi le dosi previste dal Piano vaccinale per il primo trimestre 2021, che sono precipitate da 28,3 a 15,7 milioni.
“Una riduzione di tale entità – commenta Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – se da un lato è imputabile ai ritardi di produzione e consegna da parte delle aziende, dall’altro risente di irrealistiche stime di approvvigionamento del Piano vaccinale originale». Inoltre, delle dosi previste per il primo trimestre 2021, al 24 febbraio (aggiornamento ore 08.01) ne sono state consegnate alle Regioni solo un terzo: per rispettare le scadenze nelle prossime 5 settimane dovranno essere consegnate in media 2,3 milioni di dosi/settimana.
Preoccupante frenata anche sul fronte delle somministrazioni
Nelle ultime due settimane c’è stata anche una preoccupante frenata sul fronte delle somministrazioni, per difficoltà organizzative legate all’avvio della vaccinazione di massa. “Non a caso – sottolinea Renata Gili, la Responsabile della Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – è stato somministrato solo il 14% delle dosi di AstraZeneca, destinate a persone “fuori” da ospedali e RSA come insegnanti e forze dell’ordine di età <65 anni”.
Notevoli le differenze regionali: se Toscana (64%), Valle d’Aosta (41,2%), P.A. di Bolzano (37,6%) e Lazio (25%) hanno somministrato almeno un quarto delle dosi consegnate da AstraZeneca, 5 Regioni non hanno nemmeno iniziato e 2 hanno somministrato meno dell’1% delle dosi consegnate. “Di conseguenza – puntualizza Cartabellotta – dai primi posti in classifica tra i Paesi europei conquistati nella prima fase della campagna vaccinale, l’Italia ha perso numerose posizioni perché non tutte le Regioni erano pronte per la vaccinazione di massa”.
Il punto sulle somministrazioni
Al 24 febbraio (aggiornamento ore 08.01) hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose oltre 1,34 milioni di persone (2,25% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 1,58% dell’Abruzzo al 4,17% della P.A. di Bolzano. “Se l’obiettivo della prima fase della campagna vaccinale – spiega il Presidente – era proteggere, oltre al personale sanitario e socio-sanitario, le persone più fragili (ospiti RSA e over 80), aver somministrato oltre 655 mila dosi (17,7%) al personale non sanitario stride con l’esigua copertura degli over 80: su oltre 4,4 milioni solo 380 mila (8,6%) hanno ricevuto la prima dose di vaccino e circa 127 mila (2,9%) hanno completato il ciclo vaccinale. Un’inversione di priorità, non prevista dal piano vaccinale, che sta ritardando la protezione della categoria che ha pagato il tributo più alto in termini di vite umane”.
Per uscire dalla pandemia – conclude Cartabellotta – “è necessario un netto cambio di passo del Governo Draghi, cominciando dall’incrementare le forniture lavorando ad accordi vincolanti tra Europa e aziende produttrici, ed eventualmente pensando a una produzione conto terzi in Italia. Quindi occorrerà accelerare le somministrazioni attraverso uno stretto monitoraggio regionale per identificare eventuali criticità”.
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