Shuhada Street è la strada principale della città palestinese di Hebron, chiusa dal 1994
Anche quest’anno, il 25 febbraio ci saranno le adesioni alla campagna internazionale “Open Shuhada Street” che chiede la fine dell’occupazione militare israeliana, il rispetto dei diritti umani in Palestina e la riapertura della via principale del centro storico di Hebron in Palestina, chiusa dal 1994.
Strage di Hebron
Era il 25 febbraio 1994 quando il colono israeliano Baruch Goldstein della Lega di Difesa Ebraica, entrò nella moschea Ibrahim di Hebron e uccise 29 palestinesi che stavano pregando.
A seguito del tragico evento, dove persero la vita 60 palestinesi e 5 israeliani, il governo israeliano decise di chiudere ai palestinesi la Shuhada Street, la via commerciale più importante e più affollata della città. Furono così sigillati i 500 negozi arabi con la conseguente devastazione dell’economia locale e rendendola una “città fantasma”.
Hebron è l’unica città della Cisgiordania dove gli insediamenti sono all’interno della città. In essi vivono 600 coloni israeliani protetti da più di 2.000 militari e tutti loro possono transitare sulla Shuhada Street mentre i palestinesi sono costretti a fare lunghe deviazioni per arrivare dall’altra parte della strada.
Hebron divisa in due parti
La città è divisa in due aree in base al “Protocollo di Hebron”. H1 controllata dall’Autorità Nazionale Palestinese e H2 sotto il diretto controllo israeliano, in quest’ultima zona ci sono checkpoint, telecamere e blocchi alla circolazione. Gli attacchi e molestie dei coloni israeliani e i soprusi dei soldati, sono all’ordine del giorno. Il mercato arabo, accanto alla Shuhada Street, è coperto da una rete metallica che protegge i palestinesi dall’immondizia, sputi ed escrementi dei coloni che occupano le case soprastanti.
Un tempo c’era la presenza della TIPH, Temporary Intenational Presence in Hebron, una missione di osservatori internazionale che monitorava e documentava la violazione dei diritti umani ma nel 2019 è stata espulsa dal premier israeliano Netanyahu che aveva dichiarato “una forza che lavora contro Israele”.
Ad Hebron la campagna “Open Shuhada Street” è portata avanti ogni anno dall’organizzazione YAS Youth Against Settlements.
Il gruppo di giovani attivisti palestinesi ogni giorno testimonia e denuncia con foto e video, la vita sotto occupazione. Inoltre i giovani supportano le famiglie colpite da soprusi e violazioni, e accolgono nel suo centro i visitatori e attivisti internazionali. L’associazione ha sede nella zona H2, e spesso subisce l’attacco dei soldati.
Issa Amro, uno dei fondatori e coordinatore dell’associazione, più volte arrestato, ad oggi ha 6 condanne per protesta pacifica e disobbedienza civile. Al momento la sua pena è stata sospesa, la sua avvocatessa, l’israeliana Gaby Lasky, avvocatessa anche dei comitati popolari di resistenza nonviolenta, è ricorsa in appello contro le condanne. Anche Amnesty International ha chiesto di far cadere le accuse “infondate” contro di lui. Nel 2010 Issa Amro è stato dichiarato Difensore dei diritti umani dall’Altro Commissariato delle Nazioni Uniti per i Diritti Umani.
Maria Di Pietro
Assopacepalestina
In Italia Assopacepalestina è promotrice della campagna Open Shuhada Street, e per giovedì 25 febbraio ha organizzato un webinar sulla sua pagina fb alle ore 18 italiana e 19 palestinese, dove ascoltare le testimonianze da Hebron di Issa Amro, Zleika Muthaseb, Izzat Karaki (Yas Youth Aganist Settelments). Coordina Luisa Morgantini presidente di Assopacepalestina.
Qui il webinar: www.assopacepalestina.org/2021/02/25-febbraio-webinar-per-la-campagna-open-shuhada-street/
Qui la diretta youtube: www.youtube.com/channel/UCVNJv6f687eQqVUgvlMP9Bw
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