Incendio a Bolzaneto, USB non ci sta: “Basta con la gestione basata sul risparmio e sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini”

Genova – Gli incendi e gli incidenti che riguardano le aziende a rischio di incidente rilevante fanno parte dei pericoli con cui una comunità convive, spesso suo malgrado. Certo, Genova è una città schiacciata tra monti e mare e le distanze delle abitazioni dai siti pericolosi sono sempre state un problema. Lo sanno bene i cittadini del Ponente e della Valpolcevera, che nei decenni “hanno vinto” tutte le servitù possibili. Mentre siamo in attesa di un cambiamento decisivo che sembra non doversi avverare mai, la discussione dove insediare depositi costieri, o i depositi di GNL è ogni giorno più attuale.

Un cambio di cui dovrebbe occuparsi la politica

La parola d’ordine per i cittadini è “non nel mio giardino”, e quindi spesso lo scontro si sposta quasi a livello personale tra i vari quartieri.
Se Multedo spera di poter allontanare i depositi di Carmagnani e Superba dai suoi palazzi, la pesante eredità di questi depositi non è gradita agli altri cittadini dei quartieri ponentini. Lo stesso per Fegino, che è funestamente circondata dai depositi di Iplom. E la politica che dovrebbe impegnarsi per il benessere dei cittadini sembra più attenta ai profitti degli imprenditori. A scapito dei soliti. Forse si dovrebbe cominciare a far pesare agli imprenditori, che tanto hanno avuto in questi decenni, il peso delle scelte politiche a favore dei cittadini.

Ponente e Valpolcevera in ostaggio delle servitù

Insomma il Ponente e la Valpolcevera martoriati dalle  servitù, hanno visto consumarsi l’ennesimo incendio. Questa volta di un magazzino  vicino ai depositi di Sigemi. A quanto pare, all’interno di questo sito erano stoccati materiali infiammabili, forse sotto sequestro, e la vicinanza con le cisterne della Sigemi ha destato non poche preoccupazioni. Come sempre accade in questi casi, l’intervento dei Vigili del Fuoco è stato decisivo per mettere in sicurezza il quartiere.
Ma oltre la cronaca spicciola, in una nota inviata da USB vengono sottolineati altri problemi di ordine organizzativo.

Anche più di 8 ore di lavoro consecutivo

I Pompieri intervenuti hanno dovuto sopportare un carico di lavoro che li ha visti impegnati molte ore prima di avere il cambio. Con grave pericolo per l’incolumità dei lavoratori visto il grande carico di lavoro. Nella nota si legge che  “Il comando ha spinto l’acceleratore sul personale presente facendolo lavorare consecutivamente anche più di 8 ore in un scenario molto complesso con gravi rischi per i Vigili del Fuoco. Poche squadre ma con un occhio di riguardo al risparmio. L’intervento si è sviluppato con l’invio del distaccamento di Bolzaneto (5 unità), due partenze, autoscale e mezzi di supporto inviati dalla sede centrale per un totale di circa 20 uomini più il Comandante e i funzionari”.

Sono state usate 50 bombole d’aria

Il comunicato prosegue specificando che nello spegnere l’incendio  i Pompieri hanno utilizzato  oltre 50 bombole d’aria.  “Per far fronte all’incessante lavoro che i Pompieri hanno dovuto affrontare con la paura che potesse venire coinvolto un silos del deposito.
Nessun cambio, nessun turn over, e solo verso le 6 una squadra da Savona ed una da Busalla hanno potuto offrire un po’ respiro al personale che ininterrottamente ha lavorato per evitare il peggio”.

Applicare la Legge Seveso

E qui si potrebbe aprire un altro capitolo relativo all’applicazione della Legge Seveso di cui abbiamo parlato  QUI. Esiste una proposta di legge (leggi QUI) il cui iter è stato stoppato perchè andrebbe a toccare troppi interessi economici .

E mentre chi è a Ponente e in Valpolcevera vive vicino a queste bombe a orologeria, oggi siamo contenti che non si sia verificato un effetto domino che avrebbe causato un disastro difficile da contenere.

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