Perplessità sul fatto che la Regione giudichi il decreto 1211/2021 come “un atto dovuto”
Genova – Si è svolto ieri in Regione Liguria il tavolo tra l’assessore con delega alle Attività estrattive Marco Scajola e i sindaci di Sassello e Urbe, Daniele Buschiazzo e Fabrizio Antoci. Un incontro convocato dall’assessore dopo le polemiche di questi giorni sull’estrazione di titanio dal bric Tarinè, un monte all’interno del Parco Regionale del Beigua.
“Un incontro positivo narrato con l’intenzione di non avvallare l’ipotesi di apertura della miniera di titanio e rafforzare la salvaguardia e il rilancio dell’area”, dichiara Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria che però resta perplesso: “Si dice anche che il decreto 1211/2021 è stato un atto amministrativo dovuto. Dovuto a chi e perché?”.
“Dovuto a una compagnia che, a quanto ci risulta, non vede il rinnovo della concessione mineraria dal 1991 e la cui finalità è, appunto, aprire una miniera?”, continua Grammatico che aggiunge: “Su questa vicenda servono coerenza e atti concreti”, soprattutto sulle tutele ambientali dei territori di Urbe, fino ad ora esclusi.
E dunque è necessario che “i responsabili del procedimento regionale che ha portato al parere positivo, aprendo alla ricerca di titanio per tre anni, ritirino la pratica e diano un segnale, questo sì di conforto, a tutta la comunità locale e alle associazioni che si sono mobilitate, raccogliendo 14000 firme in meno di tre giorni – conclude Grammatico -. Inoltre si avvii il percorso politico e tecnico amministrativo per evitare ambiguità e rendere coerenti tutti gli strumenti di pianificazione e tutela ambientale, al fine di evitare che siano rinnovate o autorizzate nuove ricerche e concessioni minerarie nelle aree protette e zone limitrofe”.
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