“Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd. “
Roma – Con un lungo post su Facebook, Zingaretti lascia il posto di Segretario del PD e si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Che in questi due anni sia stato trattato bene non si può proprio dire. Le molteplici anime che vivono all’interno del Partito Democratico sono sempre state interessate a “occupare posizioni” piuttosto che a governare. E i riscontri si trovano nella litigiosità dei vari galli nel pollaio che impegnati, più che a governare, a portare fieno in cascina per le comunità da cui sono stati votati. Perchè, diciamola tutta, Zingaretti un leader non lo è mai stato e non ha mai avuto il passo necessario per esserlo. Di più. Il Partito Democratico è così tante cose che trovare una linea politica e un leader che la persegua è impossibile.
Un partito che cozza contro le sue contraddizioni
E inevitabilmente, che sia al governo o all’opposizione, il PD cozza contro le sue contraddizioni. Quando rimprovera le destre di cementificare dopo aver cementificio, o quando si schiera a fianco del piccolo commercio dopo aver concesso spazi alla grande distribuzione per tanti, troppi anni. E la ricerca spasmodica di poltrone, anche in un momento di crisi come questo, non è altro che il tentativo di sopravvivere di un organismo arrivato alle battute finali. Nicola Zingaretti ha perso questa partita, peraltro giocandola male. Non è stato il tanto sperato segretario della svolta.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.