32 indagati e oltre 7 tonnellate di sostanze stupefacenti sequestrate, per un valore complessivo di 50 milioni di euro
Genova – Stroncato il patto di spaccio tra narcos albanesi e Sacra Corona Unita.
All’alba di stamattina, i militari della Compagnia di Santa Margherita Ligure e del Nucleo Investigativo di Genova, insieme alle squadre dei Cacciatori di Puglia e alle unità cinofile, hanno dato esecuzione a 21 misure cautelari emesse dall’Ufficio GIP del Tribunale di Genova nei confronti di 15 italiani e 14 albanesi ritenuti responsabili a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale, detenzione e vendita di stupefacenti, estorsione e detenzione di armi clandestine.
Le indagini
Le indagini, avviate a settembre 2016 dopo il sequestro a Rapallo di 38 kg di marijuana occultati all’interno del bagagliaio di un’autovettura, hanno consentito di scoprire una vasta organizzazione albanese, con sede logistica e direttiva proprio nella cittadina del Tigullio, che aveva messo in piedi un elaborato sistema di importazione di stupefacenti, prodotti nei Balcani e successivamente distribuiti in varie piazze di spaccio nazionali e europee.
I gommoni transoceanici
L’attività di importazione avveniva a bordo di gommoni transoceanici modificati, che partivano dal Montenegro per giungere sulle coste italiane tra l’Abruzzo e la Puglia dove, ad aspettare gli scafisti, c’era una vera e propria organizzazione che sul posto provvedeva a smistare lo stupefacente, mediante il supporto logistico-organizzativo e le coperture di soggetti attigui alla Sacra Corona Unita Pugliese.
Il patto tra gli albanesi e la Sacra Corona Unita
Quanto alla logistica degli sbarchi, era la ca criminalità organizzata pugliese che organizzava le operazioni di ricezione dei carichi di marijuana, provenienti via mare dal Montenegro, mettendo a disposizione dei depositi sparsi sulle coste Pugliesi e Abruzzesi, tra i comuni di Lesina (FG) e Fossacesia (CH).
Dai depositi pugliesi lo stupefacente veniva quindi trasferito a Roma, presso un hub centrale di stoccaggio che era il cuore nevralgico delle successive attività di traffico.
Gli esponenti della Sacra Corona Unita, oltre a fornire delle basi logistiche per lo sbarco dello stupefacente, ne gestivano in proprio la quota ad essi riservata, quale corrispettivo del supporto fornito agli operatori albanesi. Tale quantitativo di stupefacente veniva successivamente inserito dall’organizzazione italiana nel proprio circuito di traffico e spaccio al dettaglio, arrivando a raggiungere anche altri paesi europei, tra i quali la Germania.
Dai depositi alla piazza dei pusher nigeriani
Il gruppo egemone albanese riforniva di stupefacente la piazza romana mediante decine di pusher nordafricani, in prevalenza nigeriani. Lo stupefacente veniva veicolato dal deposito della Capitale agli acquirenti della rete di spaccio attraverso autovetture, intestate a fittizi prestanome, occultando la sostanza all’interno del bagagliaio dei veicoli.
Poi dei mini depositi itineranti consentivano di raggiungere facilmente diverse località Italiane come Bologna, Firenze e la stessa Rapallo, occultando lo stupefacente nei bagagliai di autovetture usate come punti di cash and carry. Tutto questo anche per preservare l’ubicazione del Deposito Centrale e il suo prezioso contenuto.
Il volume dei sequestri
Nel corso dell’operazione sono state sequestrate oltre 7 tonnellate di stupefacente (marijuana, hashish e cocaina). 3 litri di droga sintetica liquida, del tipo “ayahuasca”, la cosiddetta “droga dello sciamano”. 3 gommoni oceanici con motori da 500 cv, del valore complessivo di 200.000 euro. Una pistola semiautomatica “imi jericho” calibro 9×19 completa di caricatore e 15 cartucce. 8.850,00 euro ritenuti provento di attività illecita e 9 veicoli intestati a dei prestanome.
Le facce dei capi
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