Anzalonate

Quell’equivoco “Lei non sa chi sono io”

Perdonatemi, ma vorrei spezzare una lancia, personale, in favore di Stefano Anzalone, incappato, qualche giorno fa, in una “subdola” campagna stampa che lo dipingerebbe come il politico di turno in vena del classico “Lei non sa chi sono io”. Che poi, del resto, impossibile ignorarne la professione, vista la sua presenza in ben due assemblee amministrative, quella comunale e quella regionale. Nella prima come consigliere delegato, visto che il sindaco Marco Bucci, pur dopo aver molto concionato sulla presunta confusione delle doppie cariche, ha deciso comunque di confermarlo nel ruolo come responsabile in materia di elaborazione di un programma per la realizzazione, secondo principi di efficienza, di rilevanti e specifiche manifestazioni di carattere cittadino. Due per tutte, l’Ocean Race e Genova capitale europea dello sport 2024. Il che vorrà dire anche intervenire sugli impianti sportivi cittadini in vista di quell’evento.

Lilli Lauro

Lilli e Stefano un percorso comune

Ce ne sarebbe, dal punto di vista dell’impegno politico, abbastanza per ritenersi soddisfatto. Ma lui no, preso da un inguaribile spirito di servizio si è presentato ed è stato eletto in Regione come consigliere in quota, vedi il caso, al gruppo del presidente e governatore Giovanni Toti, “Cambiamo”. Gruppo di cui fa parte insieme a lui, un’altra stakanovista della politica ligure. Quella Laura Lilli Lauro già prodottasi nel duplice ruolo Consigliere delegato/consigliere regionale a prova di scalzamento. Tanto da riproporsi con successo nelle ultime regionali. Uomini, o donne fatti per la politica.

Del resto il curriculum di Stefano Anzalone che compare nel sito della Regione Liguria parla chiaro “È nato il 3 maggio 1963. Entrato nella Polizia di Stato nel 1983, ha ricoperto diversi ruoli e mansioni andando in quiescenza con la qualifica di Sovrintende Capo, ha ricoperto il ruolo di Segretario Provinciale del Sap ed è nell’esecutivo Nazionale Sap. Dal 2002 al 2007 è stato consigliere municipale a Genova, dal 2007 è sempre stato rieletto in Consiglio Comunale ricoprendo il ruolo di capo gruppo Consigliere Delegato Assessore allo Sport. Dal 2014 è sempre stato eletto in Città Metropolitana ricoprendo il ruolo di consigliere delegato alle partecipate. Dal 2017 è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica”.

Un’irrefrenabile voglia di cambiamento

Insomma, un personaggio di cui sarebbe difficile ignorare la presenza, il carisma e l’esperienza in qualsiasi situazione. Anche perché in omaggio a quel vecchio adagio che dice “solo gli imbecilli non cambiano mai opinione” – frase attribuita a Giulio Andreotti ma in realtà presa a in prestito da James Russel  Lowell che originariamente suonava così: “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione” – il Nostro consigliere/delegato-consigliere regionale, durante la sua carriera politica di gruppi ne ha cambiati parecchi, dall’Idv del suo mentore e collega Giovanni Paladini, al gruppo misto con “Progresso Ligure” che gli ha consentito di far da stampella all’ex sindaco Marco Doria in occasione di una votazione difficile del bilancio comunale. E in seguito lasciato il centro sinistra e rimesse le deleghe allo sport il passaggio al gruppo di Forza Italia – comunque sempre a fianco di Lilli Lauro – per sostenere il neo eletto Marco Bucci. Infine l’ultima derapata con passaggio – sempre insieme alla Lauro – in “Cambiamo”. E del resto quale anfitrione migliore per un gruppo politico con quell’incipit?

Quei manifesti con polemica

Come dimenticare in occasione delle ultime amministrative comunali quei suoi manifesti 140×200 con quello slogan arancione: “Le nostre priorità: lavoro, sicurezza e servizi pubblici, poi possiamo parlare di altro”. “Non ha finito neanche di cambiare casacca che, pare, sta già pensando alla campagna elettorale. Il dubbio è che il simbolo del Comune sia lì perché si tratti di fondi istituzionali o comunque del gruppo consiliare”, insinuavano malignamente il dubbio alcuni articoli comparsi quattro anni fa su “ BJLiguria Business Journal”.
Insomma il Nostro non parrebbe essere personaggio da lasciarsi spaventare da qualche rugginoso distinguo etico comportamentale. E, probabilmente, in quanto a questo ottima vittima sacrificale.
Accusato, in pratica di una marachella, rispetto a quanto ci ha abituato in questi ultimi anni.

E così è stato crocifisso per una semplice letterina di suggerimento alla direzione generale del policlinico San Martino in cui richiede la vaccinazione per il personale di un bar- edicola poco distante dall’ospedale. In fondo il ragionamento terra/terra, non fa una grinza. Lavoratori, o esercenti che siano, sono a contatto  con personale sanitario e possibili degenti e quindi la loro salute andrebbe salvaguardata.
Forse avrebbe potuto  limitarsi, il Nostro, ad una semplice dichiarazione da far registrare a qualche cronista amico, però ha scelto la via ufficiale, la carta intestata del gruppo del presidente della Giunta. Cosa che probabilmente nelle sfere alte del San Martino è stata presa come una indebita ingerenza. Sui vaccini e sulle vaccinazioni, poi. Argomento di cui si parla e si straparla, tra vaccini più o meno affidabili e i numeri che piangono rispetto alle attese.

E, come se non bastasse, con un chiaro segnale – da parte di Anzalone – in controtendenza rispetto alle indicazioni del suo “ capo” politico che nelle vesti di assessore alla sanità ha richiamato sia nelle chat private che in quelle istituzionali ad evitare le battaglie politiche chiedendo vaccinazioni prioritarie per determinate categorie.

Vaccarezza-Ligresti-Porto di Loano-foto Fabio Palli per Fivedabliu
Angelo Vaccarezza con Salvatore Ligresti

La reprimenda di Vaccarezza

Epperò “carta canta” e il povero Anzalone ha dovuto subire perfino la dura reprimenda del suo diretto superiore, quell’Angelo Vaccarezza che in Regione svolge il compito di capogruppo di “Cambiamo”.
E comunque per il “Cavaliere della Repubblica” e l’ indomito “Cavaliere del bar Wanda” non è finita nemmeno con la reprimenda del corpulento Vaccarezza.
Perché l’opposizione si è impadronita della querelle suonando la gran cassa. E si va dalla profonda vergogna che il “Cavaliere” dovrebbe provare per aver utilizzato impropriamente un foglio di carta intestata a cui ha apposto la propria firma con nome, cognome qualifica politica ed onorificenza, alla naturale richiesta di dimissioni. Come se quel foglio di carta intestata si potesse intendere come un abuso di potere.
Solo che Anzalone, con quelle sue peregrinazioni da partito a partito non solo ha maturato esperienze politiche ed umane a iosa, ma è anche un ex poliziotto. E come tale non poteva essere così sciocco da precostituirei una tesi difensiva. Basata proprio sulla carta intestata.

L’alibi  della carta intestata

Fa notare in pratica Anzalone, ho usato la carta intestata “ In modalità istituzionale e formale (e non quindi attraverso vie poco chiare) ho invitato il direttore generale dell’Ospedale San Martino a riconoscere anche ai lavoratori del bar edicola Wanda in quanto operanti all’interno del complesso ospedaliero del San Martino e quindi in evidente situazione di potenziale contagio”. Dove il non detto è praticamente… avrei potuto usare un altro tipo di pressioni sotto traccia, ma ci ho messo la faccia e la firma è la carta intestata.
Peccato che qualcuno, si sia sentito in qualche modo pressato ed abbia allungato la lettera al giornalista di turno suggerendo qualche abuso e qualche corsia preferenziale, oltretutto in un momento in cui parlare di categorie che andrebbero vaccinate a tempi brevi pare sia diventato una sorta di sport nazionale. Come quando da allenatori, o da tattici di regata si passa al ruolo di immunologi e virologi. Cose già viste in questo periodo di emergenza fra categorie, corporazioni e qualche casta che rivendica più o meno a buon diritto la precedenza vaccinale.
Il povero Anzalone paga un peccato veniale comune a tanta politica di oggi. Per di più legato ad una eventuale speculazione di basso riscontro. La categoria degli addetti del bar Wanda. Ma come si dice l’origine della scivolata va cercata non tanto nella presunta gravità’ del fatto in se, ma nella fama che a torto o a ragione precede il personaggio in questione. Con tanto di doppia carica e attitudine inveterate al movimentismo e alla migrazione da gruppo politico a gruppo politico.

Non mi rimane che un consiglio amichevole. Ma in qualità di consigliere comunale con delega alla realizzazione di manifestazioni sportive, non avrebbe potuto limitarsi a concionare come tanti in questi giorni sulle prove di Luna Rossa?

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.