L’accusa è di turbativa d’asta e corruzione ma sul processo incombe la prescrizione che scatterà intorno alla metà del 2022
Genova – Gare per il Terzo Valico ferroviario “costantemente” truccate, in particolare quelle per i tunnel tra Liguria e Piemonte. Per questo il Gup di Genova, Francesco Cardona Albini, ha accolto ieri la richiesta di rinvio a giudizio del Pm Filippo Pisaturo e ha deciso di mettere sotto processo oltre 30 imprenditori coinvolti nel sistema TVG.
Tra questi anche Pietro Salini, Ad di WeBuild e all’epoca Ad di Salini Impregilo, azienda alla guida del Consorzio Collegamenti Integrati Veloci, cioè il Cociv.
Sarebbe accusato di turbativa d’asta. Insieme a lui anche Giandomenico Monorchio (turbativa d’asta e corruzione), imprenditore e figlio di Andrea Monorchio, l’ex ragioniere generale dello Stato inquisito per turbativa d’asta che avrebbe fatto da sponsor al figlio. E poi Ettore Incalza (turbativa d’asta), storico funzionario delle maxi-opere, che si sarebbe speso per Monorchio, e gli imprenditori figurano Stefano Perotti e Duccio Astaldi.
L’iter giudiziario sul Terzo Valico (alta velocità ferroviaria Genova-Milano) potrebbe tuttavia infrangersi contro lo scoglio della prescrizione, che per la stragrande maggioranza delle contestazioni scatterà entro la metà del 2022.
Nel mirino della procura era finito il sistema con cui venivano smistati gli appalti da parte del general contractor individuato dallo Stato per la realizzazione dell’opera (53 km di cui 37 sotterranei, valore superiore ai 6 miliardi). Tutto ruota intorno al Cociv, consorzio formato in origine da Salini-Impregilo, Società condotte d’acqua e Civ, il general contractor, che ha gestito un fiume di denaro pubblico. A inguaiare Salini è in particolare una telefonata con l’ex presidente Cociv Michele Longo (anch’egli rinviato a giudizio). Il primo chiedeva di escludere il cugino Claudio, che aveva lasciato nel 2005 l’azienda di famiglia per crearne una autonoma ed è poi morto in un incidente stradale, e il secondo lo rassicurava. Salini ha rimarcato che “in tutte le conversazioni contestate si fa riferimento ad appalti ormai non modificabili: ci sarà modo di dimostrare la buona fede durante il processo”.
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