La Guardia di finanza di Pavia ha messo ai domiciliari anche il direttore generale dell’ASST Pavia, Michele Brait
Pavia – Come si può vincere un appalto da 2 milioni di euro per il trasporto in ambulanza dei pazienti?
Uno dei sistemi è fare un’offerta al ribasso del 25% indicando il costo del lavoro dei propri dipendenticon cifre ben inferiori ai minimi salariali previsti dal contratto collettivo nazionale, e costringendo, i lavoratori a prestare anche attività come volontari.
Questo è successo a Pavia dove i militari della Finanza hanno arrestato 4 persone con l’accusa di turbativa d’asta e frode. Ai domiciliari anche il direttore generale dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Pavia, Michele Brait.
Offerta al ribasso per battere la concorrenza seria
La storia è semplice. Una cooperativa di Pesaro vince l’appalto indetto dalla ASST di Pavia nel 2017, per il trasporto in ambulanza dei pazienti verso gli ospedali di Voghera, Vigevano, Mede, Mortara, Casorate Primo, Broni e Stradella. L’offerta al ribasso è invitante, la cooperativa di Pesaro vince la gara ma presto il servizio si rivela di scarsa qualità perché il numero dei mezzi è inferiore rispetto a quello previsto nel contratto, e i disservizi provocano molto malumore tra i pazienti.
Le fiamme gialle hanno accertato anche che la base d’asta dell’appalto era stata fissata illegalmente ad una soglia inferiore alle tariffe regionali, causando, di fatto, l’esclusione automatica degli altri operatori sanitari.
I vertici di ASST erano consapevoli
“Inspiegabilmente” però, i vertici di ASST Pavia (Direttore e RUP), pur consapevoli della palese anomalia dell’offerta e dell’illiceità del ricorso alla manodopera volontaria, aggiudicavano ugualmente l’appalto alla cooperativa e, successivamente, a fronte delle numerose violazioni contrattuali acclarate già durante il periodo di prova, omettevano di procedere alla doverosa revoca dell’aggiudicazione stessa, consentendo alla vincitrice di ottenere un profitto illecito.
Naturalmente la cooperativa non aveva gli spazi attrezzati in cui ricoverare i propri mezzi e quindi le ambulanze erano parcheggiate per strada e la cooperativa non rispettava le norme igieniche. Ma in questo periodo così delicato, i mezzi non venivano sanificati e puliti al termine del trasposto di un paziente, in spregio alle più elementari norme sanitarie imposte dalla normativa anti Covid-19.
La cooperativa indagata è parte di un consorzio più ampio con sede a Messina nel quale sono presenti altre cooperative operanti nel settore del trasporto sanitario.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.