Sono poco meno di 4.000 a Genova le domande per un alloggio popolare e solo un centinaio vengono soddisfatte ogni anno
Genova – 4.000 famiglie in attesa di un alloggio di edilizia residenziale pubblica (ERP). È questo il numero del disagio abitativo genovese, aggravato dalla demolizione delle Dighe di Begato che ha costretto il Comune a ricollocare per primi gli inquilini del quartiere Diamante.
È quanto denuncia Gianni Crivello, capogruppo della Lista Crivello in Consiglio comunale, che tiene a sottolineare come “la demolizione delle Dighe è stata salutata con le bandierine, come un evento molto positivo. Dopo di che si parla poco del fatto che esiste una lunga lista d’attesa per le case di edilizia ERP che ha subìto un arresto perché, anche chi ormai era piuttosto in alto, è stato sorpassato dai residenti delle Dighe e quindi il problema si sta dilatando”.
In parole povere: gli inquilini di Begato hanno potuto scegliere presto e bene “gli appartamenti che più piacevano da tutti i punti di vista, sia come zone che come condizioni dall’appartamento”.
Non solo.
Al di là dello slittamento delle liste, c’è un’altra grana. “La demolizione ha privato il Comune di 400-500 appartamenti che sarebbero vitali per superare questa emergenza”, continua Crivello aggiungendo che la stessa cosa è successa per le case di via Porro librate dopo la tragedia del Morandi: “Il Comune, invece di assegnarle ad A.R.T.E., l’Azienda Regionale Territoriale per l’Edilizia, le ha consegnate a Spim SpA che è la Società per la promozione del patrimonio immobiliare del Comune di Genova”.
È vero che anche Spim gestisce una parte di unità abitative destinate all’edilizia sociale ma, si chiede Crivello, “non è che una volta riqualificato il quartiere con il parco del Polcevera e il famoso cerchio rosso, Spim li rivenderà?”.
Non lo sappiamo.
Quello che è certo è che il disagio abitativo è in aumento a causa della pandemia che ha trasformato l’emergenza sanitaria in emergenza economica e oggi a Genova, secondo i dati del Sicet, il sindacato degli inquilini, ci sarebbero circa 3.500 famiglie a rischio sfratto perché non riescono più a pagare l’affitto.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.